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Ecco chi colpiranno i controlli del Fisco con un governo a 5 Stelle

Beppe Grillo

Riforma dell’amministrazione tributaria, stop ai controlli fiscali a tavolino sostituiti da controlli mirati anche su no-profit e società di gestione di appalti pubblici e poco apprezzamento per il taglio del cuneo fiscale puntando però a maggiori investimenti sull’innovazione. Sono alcune delle proposte pubblicate sul blog di Beppe Grillo e contenute nel Programma in fieri sul Fisco dell’eventuale governo pentastellato. A firmare le proposte ci sono fra glialtri Giacinto della Cananea, componente del consiglio di presidenza della Corte dei conti, Federico Maccadino, dell’ufficio studi del sindacato Dirpubblica e Antonio Tanza, presidente Adusbef. Ecco i temi principali toccati dagli esperti in vista della votazione da parte della base del Movimento 5 Stelle.

RIFORMA AMMINISTRAZIONE TRIBUTARIA

“Mi è stato posto il quesito se – scrive il magistrato contabile Giacinto della Cananea sul blog di Beppe Grillo -, dovendo scegliere un terreno privilegiato di riforma, si debba intervenire sull’amministrazione tributaria, e quindi soprattutto rendere molto migliore l’esercizio dell’autotutela, oppure se si debba intervenire sul giudice, quindi sul modo con cui si assicura l’indipendenza del giudice tributario”. Secondo Cananea, che oltre a far parte del consiglio di presidenza della Corte dei conti insegna diritto amministrativo all’Università di Roma Tor Vergata, la prima priorità è la riforma dell’amministrazione tributaria, impantanata in condotte che ne rallentano l’efficienza: “Sono migliaia le cause in cui l’amministrazione tributaria resiste fino alla Corte di Cassazione, semplicemente perché preferisce che sia un giudice a dirle di abbandonare quella lite, e cioè che quella lite è finita”. Allora, scrive ancora Cananea, “noi dobbiamo disincentivare questo tipo di condotte, che sono dilatorie, allungano cioè i tempi del processo, e che incidono molto negativamente sui contribuenti”. Il problema dei giudici, invece, è ritenuto secondario per risolvere l’arretrato di dispute davanti alla sezione tributaria della Corte di Cassazione (40mila, si legge sul post). “Per quanto vi siano dei giudici tributari non professionalizzati ancora – spiega Cananea – il loro numero è molto sceso. Oggi sono meno del 10% del totale e si concentrano nelle commissioni tributarie provinciali, non in quelle regionali, cioè di Appello. Di conseguenza, per quanto il problema del giudice non possa essere trascurato, il problema più urgente per la collettività è migliorare il funzionamento dell’amministrazione tributaria”.

STOP CONTROLLI A TAVOLINO, MONITORAGGIO NO-PROFIT E APPALTI PUBBLICI

Come risolvere il problema del rapporto tra l’Agenzia delle Entrate e il cittadino, che al momento non si basa sulla fiducia e stima che dovrebbe esistere tra le istituzioni e la collettività? Sul tema è stato chiesto l’intervento di Federico Macaddino, esperto di economia e finanza, secondo cui ristabilire un rapporto di fiducia “non è facile e quasi impossibile, se consideriamo che il cittadino ancora oggi viene visto come un potenziale evasore a prescindere, se consideriamo che il Fisco viene percepito come un nemico e, in buona sostanza, come un qualche cosa che sta aggravando la crisi economica”. È “necessario un cambio di rotta”, che faccia percepire al cittadino che il Fisco ha “una contezza della realtà economica del Paese e quindi un controllo e un presidio del territorio”, ma soprattutto “l’idea di rispettare la legge dello Stato all’interno, ancor prima che all’esterno”. Tutto questo, secondo il componente dell’ufficio studi del sindacato dei dirigenti statali Dirpubblica, si traduce in “un cambiamento di organizzazione e di sistemi adottati dall’amministrazione finanziaria quindi, meno aziendalistici, meno alla ricerca del ricavo, più preventivi e tutoriali, probabilmente anche più legati all’analitico e alla realtà”. Un contatto con le realtà locali dovrebbe portare anche allo stop degli accertamenti a tavolino. “L’85% delle imprese italiane ha una dimensione ridotta tale che può e deve essere riconosciuta. È necessario quindi avere una strategia di controlli mirati su attività, di solito, meno controllate e poi, in generale, sui bilanci delle imprese. Attività come enti no-profit, società di gestione di appalti pubblici, dove spesso si annida, anche qua, la corruzione”.

COME AGIRE SULLA PRESSIONE FISCALE

La tassazione in Italia è equa e sostenibile? Sul tema si è interrogato il professore di Politica economica all’Università Roma Tre, Pasquale Tridico sulla base delle proposte del Movimento 5 Stelle. Sono quattro i punti su cui si concentra il professore (che presumibilmente verranno poi proposti agli iscritti durante il voto su Rousseau): “A. Riduzione della pressione fiscale sul reddito delle persone fisiche, soprattutto per i redditi più bassi; B. Riduzione del costo fiscale del lavoro sulle imprese; C. Introduzione di regimi fiscali semplificati; D. Revisione del sistema delle agevolazioni fiscali introducendo misure volte a semplificare la fruibilità”. Dopo una serie di comparazioni con gli altri paesi europei sulle aliquote sul reddito, Tridico passa ad analizzare il cuneo fiscale, ricordando anche le riforme del passato. “Negli ultimi anni molti Paesi europei, inclusa l’Italia, soprattutto l’Italia negli ultimi due governi, ha praticato una politica di riduzione del cuneo fiscale, sia con il governo Prodi, prima di quello Berlusconi, poi il primo tentativo nel 2014, se non vado errato, del governo Renzi. Ecco, ha portato a un miglioramento questa riduzione del cuneo fiscale?”. Si è realizzato quanto previsto dall’economista Sylos Labini, scrive Tridico, ossia “ridurre il costo del lavoro potrebbe incentivare, da parte delle imprese, strategie di investimenti ‘labour intensive’ cioè che sfruttano più il costo del lavoro e meno l’innovazione”, che ha portato l’Italia ai bassi livelli di produttività che ancora oggi si registrano.

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