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Estate italiana. Proposta I parte

Quest’anno sembrano ancora di più dello scorso anno. Sono i Festival in giro per l’Italia. Non riesco ad indicarne un paio come un’estate fa in cui vi parlavo di Una montagna di libri e della Versiliana. Questi hanno una tradizione lunga, Cortina d’Ampezzo arriva per esempio alla sua XV edizione. La verità è che dovremmo fare sistema, valorizzare la comunità e i territori ma avere il coraggio di chiamarlo – magari – Estate italiana. Tanti luoghi e un unico (lungo) festival che copre tutto il territorio. Un turismo culturale itinerante. Una grande lunga notte bianca della cultura lunga un’estate lungo le coste, i centri storici, le vette e i paesini. Così, come già avviene. Ognuno con i suoi budget. Con le sue idee. Con i suoi ospiti. Con le sue peculiarità. Persino con le sue date. Ma un unico lunghissimo e condiviso calendario di un Paese.
Turisti, famiglie che non hanno come me, come noi del settore i comunicati e le conferenze stampa, gli inviti personali, le chiamate, le mail, la possibilità di presentare un incontro o di scegliere un ospite. Sì io me lo chiedo sempre: quelli che organizzano o che raccontano sono iper “dentro” alle cose, ma come è essere fuori e soprattutto come è difficile informarsi, scegliere per tempo al di là dell’accidentalità con cui passi e ti fermi, o passi, vedi la coda e te ne vai, passi non capisci e tiri avanti, passi l’indomani e ti dispiaci di averlo perso? Che poi dovrebbe essere sempre a loro il primo pensiero perché bisognerà pur raggiungerlo questo pubblico. E non bastano azioni marketing, comunicazione social, se manca l’idea. È come la politica. O meglio questa è una azione politica che dovremo avere il salto culturale di compiere.
Su Vanity Fair di qualche anno fa in una mia intervista si riportava l’esempio dei Castelli della Loira. Forse è un esempio ancora valido. Superare il mero campanilismo, la concorrenza degli anni ottanta quella che regolava se due negozi simili dovessero o no tenere tot distanza… (pensate quanto di più assurdo visto che i centri commerciali si reggono proprio sul suo esatto opposto ragionamento economico).
Una cosa è garantire servizi a tutti quindi che se ci sono solo due farmacie queste coprano maggior territorio. Altra cosa è che non possa nascerne una terza.
Ho un animo liberista, forse. Ma la cultura è di sinistra? Forse. Di certo c’è un sistema Paese da far funzionare. Quando i “singoli” vanno via trovano un sistema Paese (altrove) e loro entrano a far parte di una rete che funziona.
Qui? Resterebbero dei “singoli.

La sfida che lanciamo, in questo caldo sette luglio 2017, creiamo un “palinsesto culturale nazionale”, una rete di eventi e un itinerario dei lettori.
Gli autori già lo hanno. Molti appuntamenti sono già scanditi dalle agende incrociate degli scrittori e degli artisti che si alternano sul palco di ciascun festival. Resta un passo piccolo, una rivoluzione culturale italiana.

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