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Vi racconto le tristi piroette di Rosario Crocetta sulle province

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Scena prima, studio televisivo, anno 2013. “Noi saremo i primi ad abolire le province” annuncia con tono deciso il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta ospite di Massimo Giletti su Rai 1, a pochi mesi dalla sua elezione. Intento lodevole, applausi in studio e consensi sinceri da casa: finalmente anche nel terra dei gattopardi uno che lavora per smantellare un sistema di incastri istituzionali che serve solo agli eletti ed ai loro costosissimi staff.

Scena seconda, Palazzo dei Normanni, anno 2017 (nella giornata di ieri). La Commissione Affari Istituzionali della regione Sicilia approva una norma che prevede elezione diretta dei Presidenti e dei Consigli di nuovi enti territoriali che vanno sotto il nome di “Liberi Consorzi” e analoga sorte prevede per le città metropolitane di Palermo, Messina e Catania.

In buona sostanza le province escono (a parole) dalla porta e rientrano (nei fatti) dalla finestra. Ecco il reale stato dell’arte delle riforme in questo Paese, ecco la volontà famelica di posti che diventa atto di autentica restaurazione. Non sappiamo se l’assemblea ratificherà questa volontà della commissione e speriamo davvero che non accada. Ma non possiamo che registrare con orrore questa prima approvazione, avvenuta con il voto convergente del Pd e di Forza Italia.

Il Presidente Crocetta rischia di chiudere in modo malinconico il suo mandato, che registra un unico record tangibile, quello degli assessori nominati e cacciati a raffica. Ma è più in generale quel che resta del sistema dei partiti ad uscirne con le ossa rotte, soffocato da una bramosia di poltrone incontenibile.

Vorremo sapere cosa ne pensano Renzi e Berlusconi e vorremmo tanto da loro una presa di distanze assoluta.

Sul punto si accettano scommesse.

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