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Siamo noi di Energie per l’Italia la quarta gamba del centrodestra. Parla Sacconi

biagi, lavori del futuro Sacconi

Il nostro è un progetto completamente diverso da quello della lista eterodiretta: fermo restando il rispetto che Silvio Berlusconi merita, noi abbiamo in mente un processo indipendente che è già partito dai territori“. Il senatore ed ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi è tra i principali rappresentanti di Energie per l’Italia, il movimento fondato e guidato da Stefano Parisi. Una forza politica che da qui al giorno delle elezioni aspira a strutturarsi ulteriormente sia dal punto di vista dell’organizzazione che sotto il profilo dell’identità, con l’obiettivo di dare un contributo centrale alla ricostruzione dell’alleanza di centrodestra. Di cui, nelle intenzioni, dovrebbe andare a rappresentare la quarta gamba insieme a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Un movimento – sottolinea Sacconi in questa conversazione con Formiche.net (che rientra in una serie di approfondimenti sul futuro del centrodestra tra cui anche questa intervista all’azzurro Alessandro Cattaneo) – da non confondere con la lista centrista a cui ha iniziato a pensare in queste settimane il Cavaliere.

Che movimento politico state costruendo?

Un nuovo soggetto fortemente identitario e, come tale, coerente con la prospettiva del voto proporzionale. Un soggetto che muova dai principi della tradizione, laico e cristiano insieme. Lo spazio politico che esiste in questo senso nell’ambito del centrodestra è rilevante.

E dal punto di vista programmatico?

Un soggetto liberale e popolare e con un programma rigoroso, a partire dalla disciplina di bilancio. Un movimento che potremmo ancora definire, sotto il profilo metodologico, riformista e alternativo alla sinistra.

Mai alleanze con Matteo Renzi e con il Partito democratico?

Noi muoviamo da una critica netta e ragionata della legislatura che sta per finire. Innanzitutto dal punto di vista della politica di bilancio: c’è stato un peggioramento nella composizione della spesa, nel senso che è cresciuta quella corrente ed è diminuita quella per investimenti. Il Jobs Act, poi, non ha funzionato: a proposito di lavoro, la cosa migliore fatta nella scorsa legislatura è stata la liberalizzazione dei contratti a termine. E non ha funzionato, come è evidente, la gestione dell’immigrazione. Considerazioni che ci fanno essere fortemente alternativi al Pd di questi anni.

E’ il percorso che state seguendo con Energie per l’Italia?

Sto descrivendo la strada che ha in testa Stefano Parisi, la quale corrisponde a un movimento politico identitario di centrodestra. Per certi versi verrebbe da dire un partito da prima repubblica, che si fonderà su regole statutarie chiare e la cui leadership sarà contendibile. Un soggetto che incoraggi le persone a votare per qualcosa e non contro qualcosa, e che abbia l’ambizione di rappresentare anche un pezzo della società allontanatosi dal voto.

La cosiddetta quarta gamba del centrodestra, insomma, è rappresentata da Energie per l’Italia?

Questa è la quarta gamba che serve. Ma non per essere una zattera di profughi, bensì per costruire un centrodestra plurale. Ciò che ho descritto è qualcosa che del tutto non c’è e che rappresenta un valore aggiunto.

Chi ne farà parte?

Niente veti, se non l’adesione ai tratti fortemente identitari che caratterizzeranno questo nuovo partito.

Berlusconi sta, però, pensando a qualcosa di molto simile: una lista centrista di cui dovrebbero far parte, tra gli altri, gli ex ministri Enrico Costa e Gianfranco Rotondi. Qual è la sua opinione?

Mi sembra si tratti di una lista, non di un nuovo soggetto politico.

Ma che ne pensa di questa Italia civica che dovrebbe o potrebbe nascere nel centrodestra?

Da più parti viene definita bad company: vuol dire che di questo progetto non si ha una buona opinione, per cui sarebbe difficilmente votabile. Diverso è ritenere che vi sia uno spazio politico. Il nostro obiettivo è riportare al voto coloro che non hanno votato e rappresentare chi, alle ultime amministrative, ha preferito la novità delle liste civiche rispetto ai partiti tradizionali di centrodestra.

Quali sono i tre temi che uniscono tutto il centrodestra, da Energie per l’Italia alla Lega passando per Forza Italia e Fratelli d’Italia?

In primis alcune questioni antropologiche: la difesa della genitorialità naturale, della vita da ogni forma surrettizia di eutanasia e della piena libertà di scelta educativa. Questi temi, quelli antropologici, dovrebbero costituire il pavimento dei principi condivisi. Il secondo, invece, è la riduzione della pressione fiscale che, però, richiede anche taglio delle spese. Non si possono promettere meno tasse se non si promettono meno spese. E ovviamente la grande questione della sicurezza e dell’integrazione.

Unità di vedute con la Lega a proposito dell’immigrazione?

Tutti condividiamo che non si debba approvare lo Ius Soli in quanto legge di attrazione. E siamo convinti che si debbano affrontare sia i problemi dell’ingresso sia quelli della gestione. Bisogna superare, a tal proposito, i due anni di attesa nell’ozio indotti dai lunghi percorsi di riconoscimento del diritto d’asilo. Prioritaria rimane la questione della regolazione degli ingressi, troppo incoraggiati dai recuperi sotto costa.

A Forza Italia vi unisce la preoccupazione di non rendere predominante la Lega?

A me sembra che la Lega, dopo il voto francese, abbia modificato in parte la rotta e corretto, in particolare, la posizione che la rendeva incompatibile con le aree politiche che si riconoscono nel Partito popolare europeo: vale a dire il tema dell’euro. Sarebbe stata davvero una “contradizion che nol consente”. Superata quella posizione, è chiaro che adesso vi siano tutti i margini per una possibile alleanza.

Non vi preoccupa che vi sia una clausola di sbarramento per accedere in Parlamento? Oggi alla Camera è al 3% ma con una nuova legge elettorale potrebbe aumentare fino al 5. 

E noi saremmo pienamente favorevoli a una soluzione del genere. Nel momento stesso in cui si ravvisa la necessità di un nuovo soggetto di centrodestra, allo stesso tempo si condivide anche l’esigenza di favorire processi di concentrazione. Come ha più volte affermato Parisi, il 5% per noi è la scelta giusta.

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