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Vi spiego la bontà del Bonus Scuola

famiglia, Anna Monia Alfieri

La famiglia, pur avendo il diritto e il dovere di educare i propri figli, ad oggi in Italia non può farlo in modo libero, cioè non può scegliere la buona scuola pubblica – statale o paritaria – che desidera, senza dover pagare due volte (le tasse e la retta), nel caso desideri la pubblica paritaria. Nel resto d’Europa, la famiglia può scegliere. Come mai? Lasciando stare le motivazioni storiche e ideologiche, che possono essere superate solo dall’intelligenza della gente comune e sana di mente, il motivo fondamentale per cui la famiglia italiana è considerata, dallo Stato, incapace di intendere e di volere (perché non può scegliere l’educazione dei propri figli) è il seguente: il sistema scolastico italiano costa troppo perché … neppure lui sa quanto spende e come spende. Cioè tanto e male. In Italia, con la spesa della scuola, si va alla cieca perché non è mai stato introdotto il costo standard per alunno. Questo avviene invece per la sanità e per fortuna: altrimenti in Italia sopravvivrebbero solo i ricchi. Per la scuola, senza costo standard, sopravvivranno – culturalmente – solo gli alunni che avranno la fortuna di nascere in città e quartieri con buone scuole o quelli le cui famiglie potranno pagare due volte. È chiaro quindi che, come per la sanità, solo spendendo meglio si potrà migliorare il livello qualitativo delle istituzioni educative italiane.

In questo contesto lo school bonus è una leva fiscale che può ridurre la più grave discriminazione sociale – un vero schiaffo morale – nei confronti della famiglia: impedirle di educare i propri figli come vuole, in una buona scuola pubblica. Nessun candidato politico nei prossimi mesi potrà pensare di candidarsi senza un programma chiaro che risponda alla domanda della famiglia: “Posso esercitare il mio diritto di scegliere fra una buona scuola pubblica statale e una buona pubblica paritaria a costo zero avendo già pagato le tasse?”. Ci si domanda quale candidato avrà il coraggio di rispondere: “No, cara famiglia, sei obbligata a scegliere le scuola pubblica statale. Nel resto d’Europa saresti libera di scegliere la pubblica paritaria? Pazienza, in Italia non sei libera. Però, se vuoi, puoi farti operare di tonsille nella più spettacolare struttura convenzionata della Lombardia (una Regione a caso), pagando solo il ticket. Ma tuo figlio te lo educa lo Stato”. Occorre che cessi questa evidente (anche i più feroci avversari ne sono convinti) discriminazione fra bambini di serie A e B, fra docenti laureati e abilitati di serie A e B. Già dal 1948 si sa.

Per inciso, qui non è questione di “senza oneri per lo Stato” in quanto ad oggi le famiglie che scelgono la scuola pubblica paritaria sono le prime finanziatrici dello Stato (gli fanno risparmiare sei miliardi di euro all’anno. I politici che non hanno chiari questi concetti, e che soprattutto non li esprimono come parte del proprio programma, devono temere l’opinione pubblica, che ormai li ha superati in consapevolezza. I genitori, anche non benestanti, anche immigrati da anni e oggi con cittadinanza italiana e con figli nati in Italia (da notare: ci sono genitori buddisti, induisti, musulmani, scintoisti, animisti, di questo tipo, di fine intelligenza e lungimiranza…) hanno ben chiaro che dovrebbero poter scegliere la scuola pubblica paritaria e che questo comporterebbe un vantaggio economico per lo Stato; inoltre capiscono benissimo che, se la scuola statale funziona male, le cause sono a) l’assenza di definizione del costo standard con i conseguenti costi impazziti, e b) anni di politiche sindacali che l’hanno trattata come un ammortizzatore sociale.

Nella scuola è arrivato di tutto. I bravi docenti e i genitori attenti lo sanno a perfezione. Dunque, nell’attesa dei programmi elettorali, le famiglie, future elettrici, possono ritenere lo school bonus come uno strumento che riconosce l’esercizio della responsabilità educativa, sostenendo con un “premio” chi la favorisce. Si tratta infatti di un’importante agevolazione fiscale prevista dall’art.1  commi  145-150  della  legge  107/2015 (Buona Scuola). In particolare il comma 146 specifica la tipologia delle donazioni previste: “erogazioni liberali in denaro destinate agli investimenti in favore di tutti gli istituti del sistema nazionale di istruzione, per la realizzazione di nuove strutture scolastiche, la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti e per il sostegno a interventi che migliorino l’occupabilità degli studenti”. Il credito di imposta, per il donante, è del 65% per le erogazioni effettuate nel 2017 e del 50% per le erogazioni effettuate nel 2018 (al momento per gli anni successivi al 2018 tale agevolazione non è prevista).

La modifica introdotta con la legge di bilancio 2017 rende effettivamente fruibile per le scuole paritarie tale opportunità, attraverso l’erogazione diretta alle scuole tramite sistemi tracciabili. Solo una gestione trasparente della scuola pubblica (statale e paritaria) renderà quest’ultima impermeabile ai sicuri assalti della mafia. Mutatis mutandis, Falcone aveva proposto la tracciabilità degli assegni per colpire la mafia.

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