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Virginia Raggi, Andrea Mazzillo e le ultime grillate della ditta Casaleggio a Roma

Virginia Raggi

Purtroppo era scritto. E noi l’avevano puntualmente registrato proprio su Formiche.net. Andrea Mazzillo, ex potente assessore del Comune di Roma, ed ex iscritto al PD di rito veltroniano, è stato licenziato (a sua insaputa), con un notevole anticipo rispetto alla data del 30 settembre. Che avrebbe dovuto segnare il varo del bilancio consolidato del Comune, per mettere in ordine i caotici rapporti di debito e credito tra l’Amministrazione capitolina e la confusa galassia delle sue partecipate.

Ha pagato il fio. Non si critica impunemente, seppure in forma traslata, il lider maximo, al secolo Beppe Grillo. E non si mette in discussione il verbo della premiata ditta Casaleggio. Ha osato eccepire circa la prevalenza di uomini venuti dal Nord, nei posti chiave dell’Amministrazione. E, per una sorta di legge del contrappasso, proprio da una new entry, questa volta toscana, è stato sostituito.

Si tratta dell’ex assessore Gianni Lemmetti  che aveva operato in quel di Livorno. Passato agli onori della cronaca per aver gestito il concordato preventivo dell’Aampas, la partecipata livornese incaricata della raccolta dei rifiuti. Praticamente in fallimento. Triste presagio rispetto a quanto potrà accadere ad Atac.

Esilarante il ben arrivato al nuovo assessore da parte di Virginia Raggi: dobbiamo “rilanciare la nostra città e risollevarla dal baratro in cui l’hanno gettata”. Gli altri? Che hanno indubbiamente le loro colpe. Ma parlare del bruscolo dei lori occhi, dopo mesi e mesi di follie gestionali, è avere la faccia come una culatta di cannone. Per non usare un’espressione più disdicevole.

Al di là di queste ridicole facezie, resta un problema tutto politico. La conferma che Grillo e Casaleggio sono giustamente preoccupati. Roma è divenuto, com’era prevedibile fin dall’inizio, un caso nazionale. Dimostra la sostanziale incapacità del Movimento di rappresentare un’alternativa reale ai limiti dei vecchi schieramenti. Cosa preoccupante per le sorti complessive del Paese: in bilico. Tra Scilla (le vecchie forze politiche) e Cariddi (il nuovo che rischia di essere peggio dell’usato). Ne è derivato il definitivo commissariamento della Raggi ed uno schiaffo in faccia ai militanti romani: costretti a subire e protestare inutilmente. Scelta da ultima spiaggia. Se la percezione dell’inutilità di questi continui avvicendamenti dovesse durare, non resterebbero altro che le dimissioni della Sindaca.

Il tagliando andrà fatto dopo le elezioni siciliane. Finora Grillo, guidando l’ennesimo rimpasto a Roma, ha cercato solo di guadagnare tempo. Vuol dimostrare che ce la sta mettendo tutta per trovare la chiave che aprirà la porta del possibile rilancio. Ma basterebbe semplicemente una buona amministrazione. Ma se le cose nell’isola dovessero andar male, cadrebbe ogni scusa. Ed il parlare di “eroi”, riferendosi ai propri militanti romani, è solo un atteggiamento delirante. Da qui la situazione di stallo. Mentre cadono le ultime teste eccellenti, un po’ per licenziamento senza giusta causa (Mazzillo) un po’ per sfinimento (Colomban). Nella speranza di un colpo di reni capace di raddrizzare una barca in procinto di affondare.

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