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Gli auguri di Ennio Flaiano, da lassù, a Virginia Raggi

Flaiano

(Articolo ripreso da www.graffidamato.com)

Chissà come si sta divertendo la buonanima di Ennio Flaiano, da lassù, vedendo ciò che accade a Roma, dove sin dal 1954, ben 18 anni prima di morire, egli provò ad immaginare l’arrivo di un marziano, ricavandone nel 1960 una fortunata commedia tradotta infine nel 1983 in un film. Che trent’anni dopo il genovese Ignazio Marino cercò di interpretare a suo modo scalando elettoralmente il Campidoglio e raccontandosi, dopo rocambolesche crisi della sua sindacatura, in un libro intitolato proprio “Un marziano a Roma”. Che notoriamente nella commedia cinematografica finì tanto sbeffeggiato dai romani, dopo un esasperato interesse, da preferire il ritorno volontario nello spazio planetario.

Flaiano forse non gradì, sempre da lassù, trovando esagerata la pretesa dell’ex sindaco, ex senatore e ed ex d’altre cose ancora di paragonarsi al suo marziano. Ma potrebbe rifarsi adesso con la sindaca grillina Virginia Raggi, viste le prove che, succeduta in Campidoglio a Marino, la signora sta dando, volente o nolente, cioè sbagliando da sola o con l’aiuto dei suoi amici e dirigenti di un partito non a caso chiamato 5 Stelle, in qualche modo proveniente quindi dallo spazio nella immaginazione collettiva.

La chiamata alla guida dell’assessorato capitolino al Bilancio di una quarta persona in un anno, scegliendo o accettando in questa occasione l’indicazione di un compagno di partito sperimentato a Livorno, con precedenti alla cassa di una discoteca ma consapevole a tal punto dei propri limiti da dire lui stesso che “se ci sono, le mie competenze verranno fuori poco alla volta”, ha fatto rizzare i pur pochi capelli che ha già alla sua età il povero Marco Travaglio, solitamente indulgente, comprensivo e altro ancora con i grillini, ma forse fiducioso a sua volta nella loro comprensione quando è obbligato pure lui a storcere il naso. Come gli è appena accaduto scrivendo sul suo Fatto Quotidiano, che l’andirivieni di assessori, dirigenti, consulenti eccetera in Campidoglio “è l’ennesima prova del dilettantismo, del pressappochismo, dell’improvvisazione e dell’inesperienza in cui non solo Virginia Raggi, ma tutto il M5S hanno affrontato un’impresa di per sé disperata: governare Roma”. Ma per poi governare la Sicilia, a novembre, e poi ancora tutta l’Italia. Che oltre ai terremoti dovrebbe quindi meritarsi anche questo.

È francamente difficile che da qui al 30 settembre, quando scadranno i termini per il cosiddetto bilancio consolidato del Comune di Roma, considerando anche le voragini delle aziende municipali, in particolare l’Atac, il nuovo assessore troverà il tempo per svelare tutte le sue competenze recondite ed evitare il commissariamento -questa volta vero, non quello politico già in corso da tempo ad opera dei dirigenti del suo partito: un commissariamento disposto dal governo e previsto o temuto da Federica Tiezzi. Che non è una maga seduta a fare le carte all’angolo di qualche strada della Capitale, magari al primo incrocio a sinistra dopo la scalinata del Campidoglio, ma la presidente del collegio dei revisori dei conti del Comune di Roma. Che naturalmente fa i conti, appunto, in euro, non in lire e neppure in sesterzi.

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