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Londra, l’Islam, l’identità culturale e la violenza di Stato sull’infanzia

Londra

Le nostre città sono ormai troppo spesso diventate degli ammassi multiculturali, e, probabilmente, nessun tipo di riflessione tradizionale sulla società, sviluppata in Occidente, vi riconoscerebbe più alcun carattere autentico di comunità. A mancare oggi è il senso di appartenenza identitaria, la condivisione culturale dei valori fondamentali, i quali non possono essere creati a tavolino o in laboratorio, essendo il frutto lento del tempo e della storia.

In definitiva, il multiculturalismo non è altro che l’accettazione passiva di un permanente paradosso della nostra civiltà che si esplica poi nella pratica di vita quotidiana, soprattutto quando emerge l’esigenza di risolvere problemi concreti quali l’adozione di minorenni, il diritto di famiglia, e così via.

A colpire sono alcuni casi emblematici che offre la cronaca, come quello di una bambina cristiana di Londra, di cui rende noto il The Times, la cui adozione è stata affidata ad una famiglia musulmana. Sebbene, infatti, la legge inglese preveda che vengano rispettati e giustamente, come riporta anche il Corriere della Sera, «la religione, il background linguistico e culturale, la razza» del minorenne, il destino di questa bimba è finito nelle mani di ben due famiglie islamiche che immediatamente le hanno non soltanto imposto abbigliamento e modi di vita non inglesi, ma le hanno vietato di mangiare i suoi piatti preferiti, tra cui la pasta alla carbonara, perché contenente pancetta di maiale vietata dalla ferrea morale religiosa dei genitori adottivi.

Non è finita qui: dalle testimonianze raccolte risulta che le festività cristiane per eccellenza, Natale e Pasqua, sono state tacciate di essere stupide e le donne occidentali di essere alcolizzate.

A me fa specie pensare non tanto che un musulmano pensi queste cose, ma che le ritenga così valide da farle diventare perfino un parametro educativo, vivendo in una città come Londra, capitale del Paese dove è nata nel mondo la democrazia.

Mi ricordo che ho conosciuto anni fa uno studioso che aveva deciso di andare a vivere in Iran, perché amava così tanto il mondo sciita affascinante di Teheran da volersi trasferire lì. Io non ho condiviso la scelta, ma l’ho rispettata. Al contrario per me è assolutamente inconcepibile che una famiglia musulmana pensi di vivere in Inghilterra, non condividendo e non rispettando per nulla i valori della tradizione culturale britannica, notoriamente sempre molto avanzati sul piano delle libertà individuali.

Cosa ci sei andato a fare in Inghilterra, mi chiedo io.

Da questo caso specifico si può ricavare un insegnamento importante. Il multiculturalismo non è soltanto una soluzione fragile e traballante sul piano sociale, come prima si diceva, ma è una realtà impossibile da vivere dal punto di vista democratico, perché presuppone precisamente che sia accolto senza discussione un insieme di valori civili che sono esattamente quelli che mai e poi mai sono accettati da altre culture e da altre mentalità.

Riconoscere la verità delle differenti identità vuol dire fare in modo che esse si raccolgano in comunità distinte e omogenee, e non che si possa stare tutti insieme sotto uno stesso Stato. Perché accettare di offrire libertà democratiche a chi la democrazia la disprezza, conoscendo soltanto la legge islamica, vuol dire distruggere la democrazia stessa e i suoi valori umani costitutivi, generando le condizioni perfette per l’intolleranza e la morte della libertà.

Citerò, a tal fine, un pensatore inglese di grande intelligenza come Roger Scruton: “Le nazioni occidentali concordano che la legge sia resa legittima dalla distinzione tra le comunità politiche e quelle religiose, le prime composte di cittadini, le seconde da soggetti sottomessi. La tradizionale visione dell’Islam vede la legge invece come un sistema di comandi che discendono da Dio”.

Ora, tra queste due idee non solo non può esservi conciliazione, ma soltanto la prima può giustificare il rispetto della libertà personale che Tommaso d’Aquino definiva già nel Medioevo “elicita”, ossia costitutiva della persona, libertà personale che è alla base della democrazia.

Il multiculturalismo è un’ideologia nichilista e sbagliata con la quale stiamo introducendo i presupposti virali per la morte della nostra identità politica occidentale. E il caso di questa bambina lo testimonia con una forza tale da allibire il più aperto contrattualista.

Uno degli obiettivi fondamentali che l’Europa deve porsi, d’altronde, non è di contrapporre la legge del Vangelo a quella del Corano, ma di far rispettare il principio della cittadinanza come norma sociale e dovere legale, così da riconoscere la religione come fatto pubblico distinto però dalla legge dello Stato e dalla morale politica. A queste condizioni si può vivere a casa nostra. Senza queste condizioni non si può vivere in democrazia.

In nome di un’astratta e mal digerita neutralità etica delle istituzioni, viceversa, stiamo trasformando le nostre comunità liberali in luoghi in cui si espande il fondamentalismo come mentalità culturale, prima ancora che religiosa: una scelta stupida, sbagliata e masochista.

Se, infatti, non si fanno rispettare le ricorrenze cristiane tradizionali che segnano il senso della nostra storia, come il Natale e la Pasqua, se non s’impone di portare rispetto a un tassello originario della nostra identità, ben presto perderemo anche la libertà e la laicità che derivano esattamente dall’umanesimo cristiano, finendo per essere costretti a tornare nelle catacombe, trasformando l’Occidente in un nuovo Impero Ottomano nel quale saremo tutti sottomessi alla Legge.

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