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Tutti i piani di Great Wall (alla Geely) su Fca di Marchionne

Di Trefor Moss

Molti avevano bollato l’operazione come un disastro già in partenza, quando Geely Automobile Holdings, produttore di auto cinese pressoché sconosciuto e privo di esperienza internazionale, si è aggiudicata Volvo Cars da Ford nel 2010. Sette anni più tardi Geely e Volvo sono ancora in corsa, e ispirano altri player cinesi a intraprendere la stessa strada. L’interesse di Great Wall Motors nell’acquisto del marchio Jeep da Fiat Chrysler Automobiles rappresenta quasi un trampolino di lancio per il mercato globale – ambizione che gli analisti stanno prendendo seriamente anche alla luce del successo sperimentato dal connubio Geely-Volvo. «Volvo è in condizioni decisamente migliori ora rispetto all’era Ford», ha commentato Janet Lewis, managing director della ricerca equity di Macquarie Capital Research.

L’acquisizione di un brand del calibro di Jeep agevolerebbe Great Wall nell’antico duello con Geely, che da fanalino di coda è ora in testa. L’unità di Zhejiang del gruppo Geely ha recentemente assunto il controllo di un secondo produttore di automobili estero, la malese Proton. E la settimana scorsa ha comunicato che i ricavi del primo semestre sono più che raddoppiati a 5,88 miliardi di dollari, con un forte aumento dei profitti a 739 milioni di dollari. Le vendite sono migliorate dell’89% a 530.627 unità, più del venduto in tutto il 2015 e dato che ha superato notevolmente il mercato cinese delle autovetture, che nei primi sei mesi dell’anno è cresciuto appena dell’1,6%. «In questo momento Geely è in una categoria a sè» nell’ambito dell’automotive cinese, grazie soprattutto alla liaison sul piano tecnologico con Volvo, ha spiegato Michael Dunne, presidente dell’omonima società di consulenza.

In Cina, le decine di produttori nazionali, la maggior parte dei quali gestiti dallo Stato, sono mediocri secondo gli analisti. Molti hanno stretto joint venture con player esteri, ma la struttura si è rivelata un mezzo inefficace per assorbire tecnologie avanzate. Al contrario, l’acquisto di Volvo ha trasformato Geely, ha raccontato Dunne, consentendogli di accedere alle risorse di fama mondiale della divisione svedese e consegnandole una rete già pronta di vendita e di produzione su scala mondiale. «Volvo è stato un grande insegnante e fratello per Geely Auto», ha dichiarato un portavoce, attribuendo alla condivisione di tecnologia e catena di fornitura le recenti prestazioni di entrambi i marchi.

La svolta non è stata istantanea. Volvo languiva ai tempi del passaggio da Ford, l’integrazione ha richiesto diversi anni mentre la società basata a Hangzhou ha dovuto aspettare parecchio prima di distribuire dividendi. Tra il 2013 e il 2016 le vendite annuali di Volvo sono aumentate del 25% e dell’8,2% nella prima metà del 2017.

Per il momento Geely è l’unica casa automobilistica dell’ex Celeste Impero ad avere messo a segno l’acquisizione di un big estero. Ma le cose potrebbero cambiare presto, ora che Great Wall, specializzata in suv, sta stringendo il cerchio attorno a Jeep. Anch’essa privata, la società di Baoding nello Hebei ha da anni reso pubbliche le ambizioni globali, ma ha compiuto relativamente pochi progressi oltre i confini di Stato: appena l’1% dei suoi 1,07 milioni di vericoli venduti dello scorso anno arriva dall’estero. L’interesse in Jeep è visto da molti come una «mossa logica», ha riportato Yale Zhang, amministratore delegato di Automotive Foresight, società di consulenza del settore con sede a Shanghai. «Se riescono a comprare Jeep, ottengono il marchio, i prodotti, la R&S e i canali di distribuzione esteri», ha ricordato. Nel conflitto tra le due compagnie automobilistiche private cinesi, Great Wall è rimasta indietro rispetto a Geely nelle consegne per la prima volta nel periodo gennaio-giugno, in quanto le vendite sono aumentate del 2,3% rispetto all’anno precedente a 460.743 veicoli.Le vendite del gruppo sono cresciute in parte grazie ai nuovi modelli suv, che hanno eroso la quota del segmento in cui un tempo dominava Great Wall. In risposta, quest’ultima ha scontato fortemente alcuni modelli nella prima metà dell’anno, dimezzando il profitto a 373 milioni di dollari.

Assicurarsi Jeep certamente cambierebbe la complessità operativa di Great Wall, ha sottolineato Lewis di Macquarie Capital. «L’m&a estero è la via migliore per la sopravvivenza», mentre i produttori di automobili cinesi faticano a raggiungere una scala sufficiente e una qualità tecnica adeguata ai rivali stranieri, ha aggiunto. Gli 1,8 miliardi di dollari sborsati da Geely per Volvo in un momento in cui Ford cercava disperatamente di cedere le attività noncore sono oggi giudicati come un affarone dall’industria automobilistica. È improbabile che Jeep passi di mano per così poco. Comunque Great Wall resta costantemente una della case più redditizie in Cina e dovrebbe essere in grado di finanziare il takeover se Fiat Chrysler dovesse acconsentire, ha dichiarato Zhang. Il cambio di nazionalità per Jeep potrebbe incontrare ostacoli a livello normativo e politico. Fiat Chrysler ha dichiarato lunedì scorso di non essere stata formalmente contatta. Il giorno dopo Great Wall ha confermato il proprio interesse. (riproduzione riservata)

Traduzione di Giorgia Crespi
(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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