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Il meeting di CL si riscopre europeista con una mostra sui padri fondatori Ue

Nell’anno del sessantenario dei Trattati di Roma, che posero i pilastri dell’Unione Europea come la conosciamo oggi, il movimento di Comunione e Liberazione (CL) al meeting di Rimini si è tinto di blu stellato. Lo ha fatto a partire dall’invito del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e l’ex premier Enrico Letta per raccontare quel che resta in piedi di positivo (senza scricchiolare) dell’Unione Europea.

“C’è un’Europa della ricerca, dello sviluppo, dei progetti spaziali, degli studenti che vanno in giro a studiare, l’Europa del lavoro, per cui il 9% dei laureati italiani va all’estero a lavorare, non è solo una fuga ma un’opportunità per molti” aveva detto il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini in apertura dell’incontro con Tajani e Letta. “C’è chi dice che l’Europa è l’origine dei nostri mali, noi rimaniamo europeisti, ma vogliamo che gli ideali che hanno fatto l’Europa continuino ad andare avanti”.

Così il meeting ha deciso di ospitare, fra le tante mostre presenti nei padiglioni, un’esposizione sui padri fondatori dell’Europa: Konrad Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi. A metterla in piedi ci hanno pensato i giovani della Fondazione De Gasperi, un ente nato nel 1982 con il patrocinio di Maria Romana De Gasperi, figlia primogenita e segretaria personale dello statista trentino, passata da tre anni dalla presidenza di Franco Frattini a quella dell’attuale ministro degli Esteri Angelino Alfano e alla segreteria di Lorenzo Malagola.

Come prevedibile la passerella (non solo) politica tra i pannelli degasperiani è stata un continuo. Scortati e coccolati da un cordone senza fine di volontari ciellini, sono passati, fra gli altri, Tajani, Alfano, il dg della cooperazione internazionale della Commissione Stefano Manservisi, il vescovo di Taranto Filippo Santoro e l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi.

Ma soprattutto è passato Enrico Letta, il vero pupillo del movimento di CL, che il 19 agosto aveva tenuto l’annuale lectio degasperiana in Trentino. Davanti a un pubblico che si spellava le mani non appena prendeva parola, il suo endorsement per la mostra sui padri fondatori è costato ai volontari che la spiegavano una vera ondata di massa di visitatori, a dimostrazione di quanto in casa CL si penda dalle labbra dell’ex premier.

Tre sezioni che raccontano in ordine cronologico le vite parallele di questi uomini nati alla frontiera con la Germania, rimasti nell’ombra e perseguitati negli anni dei totalitarismi, tornati all’indomani della guerra sotto l’occhio pubblico per prendersi gli oneri (tanti) e gli onori (pochi) di rappresentare davanti alle potenze alleate i rispettivi paesi. Paesi sconfitti e odiati nel caso di Adenauer e De Gasperi, costretti a ricucire gli strappi diplomatici con i vicini anche e soprattutto per sottrarsi alla cortina di ferro sovietica che premeva da Est.

Il titolo della mostra, “Unione Europea storia di un’amicizia”, è lì a ricordare l’intesa umana fra i tre uomini radicati nel cattolicesimo sociale, senza la quale le diffidenze reciproche, e soprattutto il desiderio di revanche francese contro il popolo tedesco avrebbero reso vano il processo di unificazione europea. La loro ambizione di veder nascere un esercito europeo unito come presupposto essenziale di una comunità politica si è scontrata con un’Europa non ancora pronta a un passo del genere.

Nell’estate del 1954 l’assemblea nazionale francese boccia il progetto di una Comunità Europea di Difesa (CED) patrocinato da De Gasperi fino agli ultimi suoi giorni, quando si spense a Sella Valsugana nell’agosto dello stesso anno. Rimase l’Europa dell’integrazione funzionalista, del mercato unico e dei fondi strutturali, dei Trattati di Roma. Ma pur sempre un’Europa delle nazioni e non quella “dei popoli” che Vittadini aveva auspicato dando il via alla convention riminese.

Oggi che il tema sicurezza è schizzato in cima alla lista delle priorità di Bruxelles, vuoi per il terrorismo jihadista, vuoi per l’instabilità dello scenario mediorientale, il tema di un esercito europeo comincia a riprendere quota. La Commissione ha fatto un primo passo con un documento di riflessione presentato a giugno da Federica Mogherini. Ma se c’è una lezione che Adenauer, De Gasperi e Schuman hanno lasciato ai posteri, è quella di non fidarsi mai delle sole buone intenzioni, di ancorare gli ideali e i progetti a un’effettiva volontà politica, prima che le contingenze storiche cambino lasciandosi alle spalle idee e ideatori.

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