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Libia, Napolitano, Berlusconi e gli ultras berlusconiani

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La Forza Italia prossima ventura quale aspetto avrà? La domanda non è così peregrina. Silvio Berlusconi (in foto) è tornato in campo con grinta e determinazione in vista delle elezioni politiche. Sottovalutarlo sarebbe sciocco. Prenderlo sul serio però non è privo di conseguenze. Il caso delle polemiche sull’intervento in Libia del 2011 è una eccellente cartina di tornasole delle divaricazione fra il “nuovo” leader del centrodestra e la sua “vecchia” classe dirigente del suo partito.

Il presidente emerito Giorgio Napolitano – per rispondere ai soliti insulti di Matteo Salvini – spiega chiaramente quale fosse la posizione di Berlusconi e la sua coerenza (voleva dimettersi cosa che poi non fece per sensibilità istituzionale che lo stesso Quirinale apprezzò). Allo stesso tempo, l’ex inquilino del Colle ricorda come il governo di centrodestra, con responsabilità, si manifestò favorevole ad un intervento che si presentava come inevitabile.

Tutto bene, quindi? Non tanto. Mentre l’interessato Berlusconi in una (perfetta) intervista alla Stampa ha dato atto a Napolitano di aver ricostruito correttamente la vicenda, i direttori dei quotidiani di area nonché la grandissima parte dei colonnelli di Forza Italia, che avevano allora responsabilità e che ancora oggi sono in prima linea, hanno condiviso la linea leghista degli insulti spiegando che il Capo dello Stato aveva deciso tutto lui e come se le iniziative del governo e il voto in Parlamento non vadano prese in considerazione. Avvenne – questa la tesi imbarazzante – a loro insaputa. E mentre l’allora premier era pronto a dimettersi, degli altri eroi che oggi fanno gli spavaldi non vi sono tracce del loro coraggio.

Queste prese di posizione fanno ricordare le ragioni della fragilità di un centrodestra ancora poco moderato e maturo in alcuni settori dediti più alle sparate mediatiche che a meditate argomentazioni. Il leader di Forza Italia sta costruendo una immagine che lo staglia in una dimensione diversa e più istituzionale. La prova del budino però lo attende. Alle prossime elezioni si presenterà con chi si attarda con slogan e facilonerie o presenterà una squadra coerente con le nuove proposizioni come pure lo stesso Berlusconi annuncia? La scelta non sarà indifferente.

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