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Polizia e Carabineri, che cosa pensano i poliziotti dei piani di Minniti

Csis

Se ne parla da anni e sembra che stavolta possa essere la volta buona: la riorganizzazione delle forze di polizia. A Ferragosto, il Ministro dell’interno Marco Minniti, ha illustrato le linee guida del Governo, spiegando che l’obiettivo è evitare sovrapposizioni. La novità più significativa, e anche più controversa, riguarda la suddivisione di competenze fra Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri. Il ministro ha annunciato il principio generale: la polizia verrà “privilegiata” nell’impiego nei capoluoghi, i carabinieri nel presidio del territorio. Una distinzione che, per certi versi, è già presente e che il governo punta a rilanciare. Non senza qualche malumore, soprattutto da parte dell’Arma, per il timore di vedersi relegata a “polizia rurale”. A parte questo, non è tuttora chiarissimo in quale modo, operativamente, verranno evitate le sovrapposizioni, e negli ambienti sindacali della Polizia serpeggia qualche preoccupazione.

SIULP: “BENE LE NOVITA’ MA ATTENZIONE A COME ATTUARLE”
“La scelta del ministro, in linea di principio, ci convince perché conferma l’impianto della legge 121 dell’81, ovvero la centralità della polizia civile come raccordo e coordinamento di tutte le forze di polizia del paese – commenta Felice Romano, segretario del Siulp – Certo, bisogna vedere come le direttive verranno applicate. La nostra priorità è partire dalle esigenze della popolazione. Il rischio è di perdere delle professionalità, come è capitato nell’assorbimento del Corpo forestale da parte dei Carabinieri”.
Quali sono i dubbi maggiori? “Uno dei nodi riguarda la polizia stradale. Nelle direttive ministeriali c’è scritto che dovrà esserci piena collaborazione con le forze di polizia locale al fine di garantire la vigilanza stradale nei centri abitati h24. Questo funziona nelle città metropolitane, ma pensiamo a Verbania, Pesaro, Enna, dove non necessariamente i vigili operano di notte. Se la volante della polizia dovrà rilevare gli incidenti, chi farà soccorso pubblico? E poi, sul numero unico di emergenza, il 112: bisogna che ai telefonisti “laici” vengano affiancati operatori di ogni settore, cioè polizia, 118, vigili del fuoco. È l’unico modo di garantire un buon servizio”.
E sulla sovrapposizione con i carabinieri? “Ormai, polizia e carabinieri non possono fare a meno l’uno dell’altro. E poi chiariamo: queste direttive non prevedono che da domani i carabinieri smobilitino da Roma. Per quanto ci riguarda, ci batteremo per non fare mai lotta alla criminalità a compartimenti stagni, ma lavorare in sinergia”.
Qualche taglio, però, bisognerà farlo per forza. “Se si decide che le tematiche ambientali sono appannaggio del Nucleo ecologico dei Carabinieri, vuol dire che eventuali uffici di polizia all’interno del Ministero dell’ambiente vanno chiusi, perchè lì devono starci i carabinieri. La stessa cosa vale, al contrario, per il presidio dei confini”.
Le preoccupazioni del Siulp, poi, sono anche di ordine generale: “La ridistribuzione delle competenze sono solo uno degli aspetti da tener conto per migliorare le sicurezza. Bisogna che i tre “vagoni” di sicurezza, giustizia e carcere procedano alla stessa velocità. Non è possibile che un poliziotto arresti un rapinatore e questo il giorno dopo sia di nuovo libero. Così abbattiamo la percezione di sicurezza dei cittadini. E questo è un aspetto che il Governo sta sottovalutando”.

SILP: “È SOLO FUMO NEGLI OCCHI”
Decisamente più critico, rispetto al Governo, il Silp. “Questa circolare non fa altro che dividere in modo grossolano le competenze, ma di fatto non potenzia il sistema sicurezza del paese – dice il segretario Daniele Tissone – Per farlo occorrerebbero risorse. Invece si butta soltanto fumo negli occhi dei cittadini”. La proposta della Silp sarebbe ancora più radicale. “Già nel 2013 abbiamo lanciato l’idea di unificare polizia e carabinieri, che hanno identiche competenze. Non bastano i tagli da 7 miliardi che le polizie hanno subito dal 2008 e il blocco del turnover che ci fa perdere 2000 unità l’anno. E nei prossimi 10-14 anni andrà sempre peggio, perché andranno in pensione 40mila poliziotti assunti negli anni ’80”. La soluzione? “Uniamo gli uffici, portiamo l’Arma sotto il Ministero dell’interno e razionalizziamo il servizio. E soprattutto investiamo: basta tagli alla sicurezza”.

L’ANFP: “UNA RIORGANIZZAZIONE È NECESSARIA”
L’Associazione nazionale funzionari di polizia, invece, non giudica negativamente le direttive. “Una razionalizzazione delle risorse è necessaria, lo dicono i numeri – spiega Girolamo Lacquaniti, portavoce dell’Anfp – La polizia è sotto-organico di 15mila unità, e una situazione simile vale per i carabinieri. Peraltro assistiamo anche a un innalzamento dell’età del personale. Occorre affrontare il problema con realismo e senza prese di posizione. Abbiamo un’organizzazione che potevamo permetterci quando eravamo 30mila elementi in più, ora i tempi sono cambiati. Ciononostante non possiamo permetterci di lasciare parti di territorio impresidiate: non esistono paesini inutili, al fine della pubblica sicurezza. Possono essere inutili certi avamposti specifici: per esempio posti Polfer notturni in stazioni dove i treni non fermano più. Stiamo continuando a pagare per mantenere in vita strutture fisiche antieconomiche. La caserma citofonica non è più funzionale, mantenere a tutti i costi un centralinista, un operatore radio, la vigilanza, è troppo costoso”.
Ma ci sono aspetti controversi nelle sovrapposizioni? “Per ora gli esempi di specializzazione ci stanno premiando, penso al lavoro della Polizia stradale o dei Nas, per esempio, che sono eccellenze”. Rispetto alla specializzazione della polizia nei grandi centri e dei carabinieri “in provincia” ci sono delle resistenze: “Bisogna lavorare con spirito di collaborazione, e noi ci auguriamo che certe resistenze, più personali che istituzionali, vengano accantonate, senza irrigidimenti. Operativamente significa che non ha più senso mantenere una stazione dei carabinieri da cinque uomini e un commissariato da dieci su uno stesso territorio. Accorpando tutto in un’unica struttura avrò, per esempio, la possibilità di avere più pattuglie”.
Però presidiare capillarmente un territorio vasto è più difficile che concentrare gli sforzi in una grande città. “Più che parlare di difficoltà dovremmo chiederci: è importante farlo? I carabinieri, giustamente, hanno l’orgoglio di avere presidi in tutto il territorio e mi stupirei che ciò diventasse motivo di doglianza. D’altro canto, prefetto e questore devono presidiare i capoluoghi. Anche a noi pesa molto la responsabilità dell’attività amministrativa: immigrazione, passaporti, licenze… Ma è un compito imprescindibile”.

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