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Gastone Moschin, l’ultimo degli Amici Miei che amavo di più (perché era un romantico)

gastone moschin

Leggendo le adulazioni e la retorica che hanno usato i giornali per annunciare la sua scomparsa l’architetto Rambaldo Melandri… pardon, Gastone Moschin, avrebbe forse avuto la tentazione di rispondere con una supercazzola delle sue.

Non importa. Anche l’ultimo degli “Amici miei” se ne è andato, dopo Tognazzi, Del Prete, Celi e Noiret. Ma non se ne è andato solamente uno dei cinque peterpan del film di Monicelli, ragazzi diventati adulti ma alla fine incapaci di crescere, inseguiti dall’ansia di divertirsi a tutti i costi per spegnere quella tristezza di esistere che li consumava.

Con Moschin se ne è andato anche uno dei nostri grandi attori di teatro, capace di calcare il palcoscenico della tragedia come della commedia. E l’attore che Coppola volle nel “Padrino parte seconda” per il ruolo di Don Fanucci.

Ora i cinque amici sono di nuovo tutti insieme, in viaggio per cercare qualcuno di cui prendersi gioco, così senza una meta. Perché come diceva Moschi, pardon l’architetto Melandri: “Ehh so’ una sega… ad uno zingaro quando gli gira, gira!”

E oggi anch’io, mi sento tanto zingaro…

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