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Trump, Ceremigna e la puntualità

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In Cgil ogni generazione di sindacalisti tramanda a quella successiva la celeberrima battuta di Enzo Ceremigna, romano, socialista, segretario confederale ai tempi di Luciano Lama e dotato di un impareggiabile sense of humor di stile britannico. Mentre stava presiedendo una riunione e trovandosi, all’improvviso, a dover gestire una situazione ingarbugliata sul piano procedurale, gli scappò detto: “Qui ci vorrebbe uno pratico”. Siamo convinti che anche Donald Trump in questo momento si stia ponendo il medesimo dubbio di Ceremigna. Solo che il buon Enzo poteva permettersi anche di sbagliare; al massimo avrebbe protestato qualche sindacalista. Trump no. Nel suo caso non essere pratici è proprio un guaio per noi tutti.

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Sono sempre più convinto che la vita vera, non sia quella che le persone affrontano quotidianamente sul lavoro, in famiglia, con gli amici, ma quella che vedono in tv. In sostanza i fatti prendono consistenza e si inverano se dai tg rimbalzano agli approfondimenti dei talk show. Un episodio gravissimo può passare sotto silenzio perché in quel giorno ci sono tante notizie considerate più sfiziose oppure diventare – se le altre news sono poche e ritenute scarsamente rilevanti – una vicenda di cui si parla per giorni e settimane. Ovviamente, l’effetto mediatico si riverbera sulle indagini che ricevono un input prioritario anche per le stesse autorità. Poi, è sufficiente che la notizia venga stralciata dal palinsesto per essere sepolta nel dimenticatoio della collettività. Prendiamo il caso di Igor il russo (che poi era serbo): un normale assassino come tanti. Ma una serie di circostanze ne hanno fatto una sorta di Robin Hood negativo. Intrigava la convinzione che circolasse a piede libero in una zona della pianura bolognese dove di solito si trovano solo le bisce e qualche rana sopravvissuta ai cacciatori di frodo. Nella caccia all’uomo si sono usati uomini e mezzi di ogni tipo, anche dei più sofisticati a disposizione delle Forze dell’ordine. C’è quasi da pensare che sia stato per l’effetto mediatico che le autorità hanno tardato ad ammettere ciò che era evidente ormai dopo pochi giorni di inutili ricerche: che Igor se ne era andato chissà dove. Poi non è ben chiaro se il baraccone delle indagini, perlustrazioni, posti di blocco sia cessato perché ci si è resi conto che era tempo perso o più semplicemente perché i tg hanno smesso di parlarne.

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Forse ho capito male o non sono ben informato. Alcune sere fa, a In Onda, si parlava della Grecia e degli sprechi che hanno rischiato di portare quel Paese sul lastrico (e da cui si è salvato grazie ad una severa politica di austerità). Ad un importante giornalista presente è scappato detto che i greci erano arrivati al punto di concedere una pensione ai partecipanti alle Olimpiadi. A me pare di ricordare che ciò accadesse ai tempi gloriosi dell’Ellade. Se è così quelle pensioni sono cessate da tempo.

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