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United Technologies e Rockwell, i dubbi degli esperti, i timori di Airbus e Boeing

La United Technologies Corp. (UTC), colosso del Connecticut che realizza servizi e prodotti high-tech per l’industria aerospaziale, in un comunicato di lunedì ha annunciato l’accordo per l’acquisto della Rockwell Collins Inc., azienda dell’Iowa che produsse la radio con cui Neil Armstrong comunicò dalla Luna nel 1969 e che oggi è leader nella costruzione di interni e sistemi di comunicazione di aerei e aeroporti. L’operazione, la più grande nella storia del settore, ha un valore di 23 miliardi di dollari (30 miliardi contando l’assunzione di debito) e allargherà il raggio di produzione della UTC dai motori prodotti dalla Pratt & Whitney alle cabine e ai displays touchscreen della Rockwell.

L’OPERAZIONE

La UTC ha spiegato di voler finanziare l’acquisto con 14 miliardi di nuovo debito e che gli azionisti della Rockwell riceveranno 140$ per azione, un valore maggiorato del 18% rispetto alla chiusura in borsa dell’azienda il 4 agosto. La stessa Rockwell quest’anno aveva completato l’acquisizione da 8.6 miliardi di dollari (inclusa l’assunzione di debito) della B/E Aerospace. Si stima che l’operazione della United, che darà vita a una nuova unità, la Collins Aerospace Systems, guidata dall’attuale Ceo della Rockwell Kelly Ortberg, si chiuderà nell’autunno 2018 dopo aver ricevuto l’approvazione dell’antitrust e degli azionisti.

LO SCETTICISMO DEL MERCATO…

La reazione dei mercati all’annuncio dell’UTC è stata tutto fuorché elettrizzante. Martedì gli investitori hanno spinto la United a ribasso del 3,6% e la media industriale del Dow Jones, di cui fa parte l’azienda del Connecticut, è crollata ai suoi minimi dal 17 agosto con una picchiata di 234,2 punti. Lo stesso giorno le azioni della United Technologies sono cadute del 6% fino a toccare quota 113,67$ a New York, mentre quelle della Rockwell Collins sono salite a quota 131,58$, con un aumento di meno dell’1%.

E DELLE AGENZIE DI RATING

Tanto è bastato per far sollevare alle agenzie di rating dubbi sulla sostenibilità e il tempismo dell’operazione. Moody’s ha annunciato di voler rivedere a ribasso l’attuale valutazione di A3 per il debito senior non garantito e di Baa1 sul debito junior subordinato della UTC. Standard and Poor’s non si fida dei 7 miliardi di debito inclusi nell’acquisto e boccia l’operazione, facendo retrocedere la United dall’attuale A- a BBB+.

L’IRRITAZIONE DI AIRBUS E BOEING

Se il responso del mercato non è stato entusiasmante, tanto meno lo è stato quello dei due principali clienti della United Technologies: il colosso americano Boeing e il francese Airbus. La prima, che da tempo chiede all’azienda del Connecticut di abbassare i prezzi delle forniture e martedì ha chiuso a Wall Street con una perdita secca del 4,84%, ha minacciato di prendere provvedimenti qualora la fusione metta in pericolo il suo business. “Finché non riceviamo nuovi dettagli” ha dichiarato l’azienda di Chicago, “ siamo scettici che questo possa essere nei nostri migliori interessi, o aggiungere valore ai nostri clienti e alla nostra industria”.

La Airbus si è detta preoccupata che la transazione in corso allunghi i tempi delle consegne, augurandosi “che questa M&A non distragga la UTC dalle sue più alte priorità operative”. La compagnia parigina aveva già di recente protestato contro la Pratt & Whitney, unità della UTC, per i ritardi e i problemi tecnici riscontrati nelle consegne dei suoi costosissimi nuovi motori da 10 miliardi di dollari.

L’OPINIONE DEGLI ESPERTI

I commenti degli addetti ai lavori sono invece più variegati. Dalle colonne di Bloomberg Brooke Sutherland trova che la UTC non sia “nella migliore posizione per prendere questo azzardo”, specie dopo il flop dei motori della Pratt. C’è poi un’altra preoccupazione. Se l’industria aerospaziale copre il 50% del suo mercato, la restante metà è spartita tra la produzione di ascensori e i sistemi di aria condizionata. La Sutherland teme che con la nuova fusione la United Technology punti a creare due divisioni distinte, un’operazione che raddoppierebbe gli uffici e di conseguenza i costi di produzione e farebbe entrare l’azienda in un “prolungato periodo di perturbazione”.

Secondo una ricerca dell’agenzia Cowen, martedì “il calo del 6% potrebbe essere stata una reazione eccessiva, ma le azioni (della UTC, ndr) assomigliano a denaro morto, almeno finché l’accordo non sarà concluso”. Più ottimista Nigel Coe di Morgan Stanley, che invece trova la fusione delle due compagnie “l’accordo più logico del decennio”.

LA DIFESA DELLA UTC

Greg Hayes, CEO della United Technologies dal 2014, ha ammesso di aver avuto gli occhi puntati sulla Rockwell da trent’anni e ha promesso di voler spendere la settimana a convincere gli investitori della bontà della fusione. “La combinazione ci da la possibilità di ingrandirci e di innovare” ha detto martedì in una conferenza con gli analisti, “questo è ottimo per i nostri clienti, è ottimo per la nostra azienda perché ci da la forza di fare cose che da soli non potevamo fare”. Quanto all’eventualità di una divisione in due della United, davanti ai microfoni del New York Times ha preferito rimanere vago: “mi sono impegnato a esaminare qualsiasi opzione strategica”.

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