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Juventus, ecco tutti i guai di Andrea Agnelli

Dodici mesi di inibizione oltre a ventimila euro di ammenda. E’ questo il verdetto di primo grado pronunciato dal Tribunale federale della Figc nei confronti di Andrea Agnelli. Come noto, il presidente della Juventus era (e rimane) coinvolto in un procedimento sportivo che lo vede accusato – insieme alla società e ad altri tre dirigenti bianconeri – di aver fornito biglietti ai gruppi ultrà in numero non consentito. In virtù della sentenza – che è immediatamente esecutiva – per tutto il prossimo Agnelli non potrà dunque presentarsi in Lega, scendere negli spogliatoi o rappresentare il club in ambito federale.

LA PRONUNCIA

La richiesta dell’accusa, però, non è stata accolta dalla Corte Federale. O meglio è stata recepita in modo solo parziale. Per Agnelli, infatti, il procuratore della Federcalcio, Giuseppe Pecoraro, aveva invocato una squalifica di 30 mesi. Ma il verdetto l’ha più che dimezzata. Ora comunque la palla passerà ai giudice di appello della Figc a cui Pecoraro ha già annunciato di voler ricorrere.

IL COMMENTO DELLA PROCURA FEDERALE

Credo sia utile la valutazione di un’altra corte“, ha commentato il procuratore federale al telefono con l’Ansa. A conferma del fatto che avrebbe voluto una pronuncia più dura: “Sono parzialmente soddisfatto perché siamo riusciti a provare la colpevolezza di tutti, ma i fatti sono talmente gravi che secondo me andavano sanzionati di più: per questo presenteremo ricorso“.

LE MOTIVAZIONI DELLA CORTE

Nelle motivazioni il tribunale di primo grado ha affermato che “l’estraneità invocata dal presidente non può ritenersi tale poiché il tenore dell’istruttoria e la indubbia frequentazione dirigenziale con gli altri deferiti, unitamente al lunghissimo lasso temporale durante il quale si è dipanato il periodo oggetto di indagine (5 stagioni sportive) ed alla cospicua quantità di biglietti e di abbonamenti concessi illegalmente, recitano in maniera opposta rispetto alle ragioni rassegnate dal presidente“. In questo senso la Corte ha anche sottolineato il tentativo della società Juventus di instaurare buone relazioni con il mondo del tifo organizzato: “Non è un mistero che l’intero management fosse votato a ricucire i rapporti con gli ultrà e ad addolcire ogni confronto con i Ccub, al punto da favorire concretamente ed espressamente le continue richieste di agevolazioni così da rendersi disponibili a scendere a patti pur di non urtare la suscettibilità dei tifosi, il cui livore avrebbe comportato multe e sanzioni alla Juventus“. La possibile estorsione da parte dei gruppi  nei confronti della società è stata però esclusa, al pari della presunta – ma smentita frequentazione – di Agnelli con gli ultrà e con esponenti della malavita organizzata: “Non é stata fornita prova concreta“.

LE ALTRE CONDANNE

Il Tribunale federale ha rigettato, fra l’altro, la richiesta dell’accusa di far disputare alla Juve due partite a porte chiuse. Alla società, però, è stata inflitta una sanzione pecuniaria da trecentomila euro. Un anno di squalifica più ventimila euro di multa sono stati comminati anche nei confronti dell’ex direttore commerciale Francesco Calvo e del responsabile dell’area ticketing Stefano Merulla. Per il security manager Alessandro D’Angelo, invece, quindici mesi di inibizione oltre all’ammenda economica.

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