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Kushner ha usato un server privato per passare comunicazioni istituzionali (come Hillary)?

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Lock her up” era uno slogan coniato dal finanziatore repubblicano Roger Stone (che si professa creatore del Donald Trump politico, candidato, presidente) per chiedere l’arresto di Hillary Clinton. I fanatici repubblicani lo ripetevano ogni qualvolta, durante la campagna elettorale dello scorso anno, usciva fuori la storia di Clinton che ha gestito con un server privato le comunicazioni istituzionali (anche riservate) nel periodo in cui era segretario di Stato. Un reato per cui dovrebbe essere stata arrestata anche secondo l’attuale presidente americano.

Ora, la notizia del momento data da Politico è che anche Jared Kushner, genero di Trump e potentissimo consigliere della Casa Bianca, potrebbe aver commesso una violazione analoga.

Attenzione, nota: Clinton finì sotto inchiesta da parte dell’Fbi, che accertò che, a parte la negligenza (rimprovero diretto testualmente dall’allora direttore James Comey a quella che in quel momento sembrava la prossima presidente, e dunque dal valore piuttosto sonante), non c’era stato niente di illegale. Clinton sostiene adesso che l’indagine dei Federali, che Comey volle riaprire, per poi chiudere quasi immediatamente, a pochi giorni dal voto, è stato uno degli elementi decisivi per la sua sconfitta, perché contribuì ad avvelenare il clima attorno a lei, considerata già da una parte degli elettori una di cui non ci si poteva fidare (fine nota).

Politico domenica ha pubblicato un articolo in cui scrive di aver potuto vedere e verificare almeno venti mail inviate dal genero-in-chief ad altri membri dello staff presidenziale in cui si discutevano faccende relative all’amministrazione su indirizzi privati. Kushner gestiva i messaggi con un account che aveva creato apposta a dicembre, durante la fase di transizione. Gli avvocati personali ingaggiati dal consigliere per difenderlo nell’inchiesta Russiagate dicono che da quella mail non è passato nient’altro che articoli di stampa girati o ricevuti da altri membri dello staff della Casa Bianca. Politico carica la dose dicendo che in realtà è prassi comune per i consiglieri di Trump usare email private o app di messaggistica per comunicare su tutto.

Il problema è tecnico, prima che, diciamo, etico: le comunicazioni che riguardano l’amministrazione devono passare per server protetti dai sistemi più tecnologi a disposizione del governo, perché potrebbero finire sotto attacco hacker e diventare informazioni in mano ai nemici. È una questione di sicurezza nazionale. Poi c’è l’altro aspetto: c’è qualcosa da nascondere che non può passare per i normali canali e che deve essere tenuto fuori dai registri in cui quelle comunicazioni interne verranno archiviate in futuro? Su questa domanda si basavano le indagini sul Hillary; dalla risposta “sì” nascevano molte delle teorie complottiste (molte spinte in malafede e per interesse politico) che hanno accompagnato la corsa della candidata democratica.

 

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