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Che cosa faranno Anac e Luiss contro la corruzione

Al via il primo ‘Master in Compliance e prevenzione della corruzione nei settori pubblico e privato’. L’iniziativa è frutto di una partnership tra la Luiss Guido Carli e l’Autorità nazionale anticorruzione.

Nella Sala delle Colonne in viale Pola, il rettore della Luiss Paola Severino e il presidente dell’Anac Raffaele Cantone hanno illustrato obiettivi e contenuti di un master che “risponde alla richiesta crescente nel mercato del lavoro di figure altamente qualificate, in grado di supportare e fornire consulenza a imprese e amministrazioni pubbliche nell’elaborazione di strategie preventive e di sistemi di compliance e gestione del rischio-corruzione”. Una missione abbracciata non a caso dall’avvocato Severino che, in qualità di Guardasigilli, si è intestata l’introduzione di una apposita normativa anticorruzione, e dal presidente Cantone, a capo dell’Anac sin dalla sua istituzione nel 2012.

Ha introdotto la conferenza stampa l’editorialista della Stampa Gianni Riotta che ha riportato i dati forniti dalla Guardia di finanza: “Nel 2016 gli appalti irregolari hanno avuto un costo stimato di 3,4 miliardi di euro, mentre a 5,4 miliardi di euro ammonta la responsabilità amministrativa per truffe e sprechi su fondi pubblici italiani”.

Severino ha evidenziato “la novità nel firmamento delle università italiane. La Luiss è culturalmente e geograficamente vicina al mondo delle istituzioni pubbliche, perciò è tanto più necessario promuovere un’azione efficace di prevenzione della corruzione e di contrasto di ogni forma di illegalità. L’economia cambia, ha bisogno di regole chiare e di una maggiore certezza del diritto”.

Alla didattica tradizionale si affiancheranno i laboratori che attingendo a processi reali, già definiti dalla giustizia, vedranno i partecipanti simulare ruoli diversi, tra accusa e difesa, in un’aula allestita come un tribunale. “Prevenire – ha proseguito il rettore – significa porre le basi morali, culturali ed economiche per considerare la corruzione un fenomeno contrario agli interessi del paese. Il corruttore non è un furbo che usa ogni mezzo per massimizzare il profitto ma uno dei peggiori mali del paese perché sconvolge le regole dell’economia e della leale concorrenza”.

Per il presidente Anac Cantone “microspie e agenti provocatori appartengono alla logica del passato. Non si può condurre la lotta alla corruzione contro le imprese e contro la pubblica amministrazione. Noi oggi dobbiamo puntare sulla prevenzione per evitare che i fenomeni corruttivi avvengano. Perciò servono meno norme e norme scritte meglio. I cittadini devono tornare a fidarsi dell’amministrazione. Il paradosso odierno, emerso dalla recente cronaca, è che il cosiddetto facilitatore non serve a farti avere un atto illecito ma ti aiuta a procurarti un atto lecito in tempi ragionevoli. Le misure che abbiamo messo in campo, per esempio, nella vicenda Expo rappresentano una best practice, oggetto di studio da parte di diversi organismi internazionali. È importante creare una nuova categoria di professionisti e giuristi preparati in modo qualificato ad attuare e gestire sistemi di prevenzione. Purtroppo a volte in una parte della classe dirigente, anche politica, c’è la colpevole sottovalutazione del problema”.

Quanto all’eterno dilemma circa la quantificazione del fenomeno corruttivo in Italia, atteso che gli unici dati disponibili riguardano la “corruzione percepita”, inevitabilmente condizionata dal ruolo dei mass media, il rettore della Luiss ha detto che “ci impegneremo per fornire dati più attendibili e concreti. Tenendo presente che si tratta di un numero oscuro perché i reati corruttivi si basano sulla complicità tra pubblico e privato. Esistono paesi africani presumibilmente più corrotti del nostro ma dove non si celebrano processi per corruzione e non c’è libertà di stampa”. Per il presidente Cantone “non essendovi un conflitto di interessi tra le parti, misurare la corruzione è certamente difficile ma non impossibile. Servirebbe un impegno concreto da parte delle organizzazioni internazionali specializzate che realizzano ponderosi studi in materia ma non forniscono questo genere di dati. Negli ultimi anni l’Italia ha guadagnato nove posizioni nelle classifiche internazionali sulla corruzione a dispetto della notevole enfasi mediatica di alcuni casi di attualità”.

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