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Chi sono i veri avversari di Papa Francesco

Gerhard Ludwig Müller

Ha fatto bene Papa Francesco a rispondere ai suoi virulenti critici con eleganza e calma, dicendo che le loro idee sono legittime ma sbagliate? Io credo di sì. Per stile? Forse, ma soprattutto perché portare un mondo centralista, dottrinalista, “papolatrico”, a dover cercare il modo (che non ha) per criticarlo è un successo. Non a caso se guardiamo alle forme prima che ai contenuti, dobbiamo infatti prendere atto che questo dissenso si è prima manifestato attraverso il modo un po’ desueto, dei “dubia”, o dubbi; poi a mezzo di uno dei firmatari di questi “dubia”, il cardinale Brandmüller, ha invocato il ripristino di una desuetissima usanza, medievale, in base alla quale il Papa dovrebbe rinnovare il suo Credo, come sembra accadesse secoli fa. E per ribadire cosa? Che i suoi predecessori hanno sempre avuto ragione! Anche quanti si sono contraddetti, come quando Giovanni Paolo II negò la superiorità della verginità rispetto alla vita coniugale sancita da Pio XII? Questo non è chiarito, la richiesta riguarda un giuramento di fedeltà… al passato.

Ora si prosegue, con i cantori della nota ma un po’ vetusta regola “prima sedes a nemine iudicatur” , cioè “nessuno più giudicare la prima sede (letteralmente sedia)” che correggono il Papa, cioè la vera “ Prima Sedia”, invitandolo “filialmente” a cogliere la proprio ereticità. E’ interessante notare che proprio una dei firmatari di questa lettera, il professor De Mattei, ha firmato un dotto studio sul principio della non giudicabilità della prima sede. Ma non è tutto. Ora un altro dissidente, il cardinale Müller, invoca una “disputatio”, tra delegati del Papa e suoi critici. Disputatio secondo la tradizione, ovviamente, medievale. E’ una fissazione questo Medioevo, o forse è un capolinea.

La disputa comunque, difficile sbagliarsi, dovrebbe essere riservata a loro, al Papa e ai due gruppetti che lo contestano: i due cardinali dei dubia e i firmatari della scomunica partita dai 60 autoproclamatosi “non teologi”.

C’è dunque un grande imbarazzo, un grande problema formale, a dire che non si è d’accordo con il Papa, che il Papa, e la maggioranza dei padri sinodali e degli episcopati sono in errore. Il Papa ha sempre ragione! Allora, se ha sempre ragione, l’errore non è del Papa ma di Bergoglio, che ha corretto i suoi predecessori, che in quanto “papi concordi” avevano ragione. Oppure si sostiene che che il Papa non sbaglia mai, sbaglia Bergoglio perché eretico, tanto è vero che tutti gli altri erano d’accordo. Ecco perché dimenticano che Giovanni Paolo II ha corretto Pio XII, o che Pio XII sui metodi contraccettivi naturali corresse i suoi predecessori.

Dunque io scorgo l’incapacità teorica e pratica di argomentare e sostenere questo dissenso. Vogliono preservare il dottrinalismo, la papolatria, criticando il Papa che critica il dottrinalismo e la papolatria. Ma non sanno come fare. Più si agitano più evidenziano che la loro è una visione che non accetta di essere diversa da quella Romano Pontefice. E che quindi il loro dottrinalismo e papismo è tale solo se il papa è del loro avviso.

Ma il dissenso è solo su Amoris Laetitia? No, non credo, il dissenso è molto più ampio. Una volta un critico del Papa, senza notare che potevo sentirlo, disse “se parla ancora dei poveri urlo”. Eccolo il dissenso. Il dissenso è sulla Chiesa povera, e per i poveri. Perché loro sono corrotti? No, nell’establishment ci saranno anche corrotti, ma il problema non è questo. A me questo dissenso appare legato a una teologia vetero-testamentaria. Dio è severo, punisce. Quindi la sua Chiesa deve essere una Chiesa d’autorità e in raccordo con l’autorità. Il fondatore di questo tipo di Chiesa mi sembra Costantino.

L’oro, gli ermellini, il fasto servono a rimandare l’idea di “potere” per via di quello che percepisco come una profonda sfiducia. Sfiducia nell’uomo, sfiducia nella possibilità di cambiare, nella possibilità di sbagliare e poi rialzarsi. Ma in questo tempo di paure, di chiusure, di sfiducia, Papa Francesco ha colto il bisogno della speranza di milioni di persone. Fiducia nella possibilità che Dio ci capisca, ci perdoni, ci accolga.

Per questo il suo bicchiere mi sembra mezzo pieno. Ma questo è un elemento che i suoi avversari non considerano. Eppure se l’uomo non è fatto per il sabato, ma il sabato per l’uomo.

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