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Come consolidare la ripresina?

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L’editoriale di “Fabbrica Società”, il giornale della Uilm che sarà on line venerdì 15 settembre

Il governo lavora sulla Legge di Bilancio e vuole una manovra di crescita. Il segno della ripresa c’è: l’Istat ha reso noto sia i dati positivi sull’aumento del Pil che quelli sull’innalzamento della produzione industriale. Occorre ora consolidarla.

LA UIL: “SALARI PESANTI E FISCO LEGGERO”

Per la Uil si può fare di più. “Salari più pesanti, fisco più leggero” è lo slogan della campagna d’autunno del sindacato guidato da Carmelo Barbagallo (nella foto insieme al segretario organizzativo Pier Paolo Bombardieri, ndr): “Vogliamo costruire una proposta, da definire anche con la Cgil e la Cisl – ha sostenuto il leader della Uil- per lo sviluppo del Paese, fondata su una riforma fiscale che riduca il peso delle tasse su lavoratori e pensionati e aumenti i loro redditi”.

IL PIANO INDUSTRIALE SECONDO CALENDA

In tema di sviluppo possibile il ministro Carlo Calenda ha un’idea precisa: “L’Italia ha bisogno di un piano industriale – ha affermato il titolare dello Sviluppo economico – che punti a sviluppare settori cardine come manifattura, ‘life-scienze’, turismo e cultura”.

REICHLIN PER UN MIGLIORE SISTEMA EDUCATIVO

Sulla stessa lunghezza d’onda l’economista Lucrezia Reichlin: “Bisogna stabilire – ha scritto- delle priorità e i pilastri di un piano pluriannuale per la crescita in cui si riconosca la complementarietà tra investimenti e sistema educativo”. Per Reichlin bisogna sciogliere: “Abbiamo quindi bisogno- ha aggiunto -non solo di investimenti e di flessibilità del lavoro, ma anche di migliorare la capacità di innovazione, l’imprenditorialità, l’efficienza delle istituzioni e la qualità del lavoro e del capitale. C’è bisogno di investimenti, innovazione e soprattutto di un miglior sistema educativo”.

IMPLEMENTARE IL PIANO INDUSTRIA 4.0

Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera, ha segnalato, invece, l’urgenza di implementare il piano di Industria 4.0: “Occorre – ha ribadito- verificare la qualità degli investimenti; far partire la cooperazione tra imprese ed università attraverso lo snodo dei ‘competence center’, la versione italiana degli istituti Fraunhofer che hanno fatto la fortuna dell’industria tedesca; dedicarsi al tema del lavoro e della formazione perché non abbiamo ancora in fabbrica le figure professionali necessarie per gestire la svolta”.

L’URGENZA DI UNA POLITICA PER IL MEZZOGIORNO

L’economista Pierluigi Ciocca è preoccupato: “Continuano a mancare il risanamento delle finanze pubbliche –ha sottolineato- infrastrutture adeguate, un moderno diritto dell’economia, stimoli concorrenziali che costringano le imprese all’efficienza e all’innovazione, una politica per il Mezzogiorno”.

PRODI E L’INCERTEZZA POLITICA

L’ex premier Romano Prodi ha guardato oltre confine rendendosi conto che il dialogo è solo fra Germania e Francia mentre tutti gli altri stanno alla finestra: “ Da parte italiana –ha annotato l’ex premier – non stiamo certo mandando messaggi rassicuranti ai nostri partner europei. All’incertezza sulla nostra futura stabilità politica ci accompagnano dichiarazioni dei nostri leader che vengono accolte con molto sospetto, come la volontà di spingere il nostro deficit di bilancio verso il massimo limite possibile o la stravagante idea di creare una doppia circolazione monetaria, che ha dato risultati negativi ovunque è stata messa in atto”.

LA PARTITA PER UNA VERA RIPRESA

Insomma, il Paese vive la realtà di una vera e propria “ripresina” che si può consolidare solo mediante l’attuazione di una coerente politica industriale che parta, ad esempio, dalla salvaguardia della siderurgia in ambito nazionale. Proprio sulla vicenda dell’Ilva si gioca una partita di prospettiva che il Paese non può permettersi di perdere.

Antonello Di Mario, direttore di “Fabbrica Società”

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