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Perché il costo standard per persona applicato nella sanità non si introduce anche a scuola?

Di Giuseppe Adernò

A chi grida nei cortei e nelle piazze che le riforme della Buona Scuola sono a vantaggio delle scuole paritarie, ed i soldi che il ministero assegna sono rubati alla scuola statale, i numeri reali dimostrano tutto il contrario.

Rispetto al 2015-16 il numero delle scuole paritarie è diminuito di 415 unità, per un decremento complessivo del 3,2%, mentre nello stesso periodo le scuole statali sono aumentate di 92 unità.

Questi dati forniti dal Miur ed elaborati da “Tuttoscuola” sono eloquenti e registrano il mutamento sociale e culturale della scuola italiana.

Un tempo la scelta della scuola paritaria e cattolica in particolare, era un segno di distinzione, di sicurezza, di garanzia per una formazione di qualità e lo dimostrano i numerosissimi ex allievi che oggi occupano posti di prestigio e di riconosciuta professionalità.  Ora tutto ciò viene e mancare.

Mediamente, negli ultimi tempi, ogni anno chiudono i battenti più di 200 scuole paritarie e tra le cause s’intrecciano: la crisi economica che ha cominciato a pesare sulle rette scolastiche a carico delle famiglie; la crisi demografica con un significativo calo delle nascite, già evidente nella scuola dell’infanzia e nelle classi iniziali della scuola primaria; la difficoltà di stabilizzazione del personale insegnante che, in parte, per effetto dell’attrazione del posto stabile e più remunerato, è passato alla scuola statale, grazie al concorso o alla nomina dalle graduatorie ed esaurimento. Gae).

Cinque anni fa, evidenzia Tuttoscuola, nel 2012-13 la popolazione scolastica delle scuole paritarie superava il milione di alunni iscritti; nel 2015-16 gli iscritti erano 921.549, per quest’anno potrebbero scendere sotto le 900 mila unità.

A questo inesorabile declino e doloroso collasso, che rischia dii cancellare intere pagine di storia della scuola italiana, àncora di salvezza e possibile, intelligente e ragionata soluzione è la proposta del “costo standard per studente”, della quale Suor Anna Monia Alfieri si è resa portavoce e sostenitrice, che rende possibile un effettivo risparmio ed un efficace servizio, con positivi vantaggi per la Comunità nazionale.

Immaginando ad esempio che in ogni classe ci siano 25 studenti, nella scuola materna ogni alunno costerebbe 4.570 euro (se in quella stessa classe ci fosse un alunno disabile, la cifra salirebbe a 5.360 euro). Applicando questi costi standard, ogni alunno di ogni scuola pubblica, statale e paritaria, costerebbe 5.441 euro, per un costo statale di 47,1 miliardi di euro (cioè ben 2,8 miliardi in meno di oggi).

La possibilità del risparmio di due milioni di euro con l’approvazione del costo standard di sostenibilità per allievo, ha come rovescio della medaglia il maggiore aggravio che lo Stato dovrebbe sostenere qualora dovesse accogliere nelle scuole statali con molte strutture carenti e inadeguate, il milione di studenti delle suole paritarie.

Se in Italia il sistema del costo standard per persona è stato già applicato alla sanità, per quanto in modo imperfetto, perché non si può introdurre anche nella scuola?

È inaccettabile che ancora oggi, nell’anno scolastico 2017-2018 un milione di famiglie debba pagare due volte la scuola dei propri figli, prima con le tasse e poi con la retta!

La proposta del ”costo standard per studente” non comporta alcun onere per lo Stato (che adesso risparmia più di 6 miliardi di euro annui, grazie al servizio “pubblico” delle scuole paritarie), ma mira a garantire il diritto alla libertà di scelta educativa, riconosciuto peraltro dall’art. 30 della Costituzione stessa: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”.

L’emendamento “senza oneri per lo Stato” riguarda l’istituzione di scuole, non il diritto della persona all’educazione, né il diritto dei genitori di educare i figli (diritti che la Repubblica riconoscere ed ha l’obbligo di garantire.

Giuseppe Adernò, preside dell’Istituto S. Maria della Mercede di S. Agata Li Battiati

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