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Vi racconto la destra vista e sentita ad Atreju

Giorgia Meloni, Forza Italia

Atreju compie 20 anni e mette in mostra una destra giovanile molto identitaria ma anche un po’ più vecchia di quanto ci si aspetti. Se da un lato Giorgia Meloni può legittimamente rivendicare che, in un tempo in cui tutto cambiato, questo evento resta un punto di riferimento per una comunità politica, dall’altro lato molto è cambiato anche per Atreju.

Sembra passato un secolo dalle edizioni in cui la kermesse politica dei giovani meloniani si svolgeva all’ombra del Colosseo e si chiudeva con l’intervento (e le barzellette) di Silvio Berlusconi che quest’anno ha marcato visita. “L’abbiamo invitato ma ha preferito non venire, forse temeva i fischi…”, dicono. Certo, 20 anni fa, c’era anche un altro ingombrante padrone di casa, Gianfranco Fini, che è totalmente scomparso dalla scena politica ma anche dalla bocca dei giovani e degli esponenti politici che sono intervenuti.

Atreju17 è stata l’edizione della maturità anche per Matteo Salvini con cui Fratelli d’Italia condivide molte battaglie. Per il leader della Lega tanti applausi ma nessuna incoronazione a leader del centrodestra. Nella prima giornata, infatti, hanno sfilato tutti gli esponenti che puntano a ricostruire il centrodestra unito prendendo spunto dal titolo di questo edizione: “È tempo di patrioti”. Uno ad uno sono intervenuti i big che non si arrendono alle larghe intese da Paolo Romani a Giovanni Toti per concludere appunto con Salvini, ma non solo. Gaetano Quagliariello è intervenuto a nome del suo movimento Idea (Identità e azione), Daniela Santanché ha parlato da leader di “Noi Repubblicani, Popolo Sovrano”, Raffaele Fitto in qualità di presidente di Direzione Italia, mentre Cinzia Bonfrisco rappresentava il Partito Liberale e Stefano Parisi il suo movimento Energie per l’Italia.

Tutti pronti ad assicurare che, una volta vinte le elezioni, saranno più uniti di prima ma così tante sigle nel centrodestra non si sono mai viste e una simile carrellata ricorda molto l’Unione di Romano Prodi del 2006. A differenza del centrosinistra, però, l’unità traspare dalle dichiarazioni d’intenti: opposizione netta allo Ius soli, all’immigrazione incontrollata e alla legge Fiano, tre punti molto cari al popolo di destra. Un popolo che spera di riscattarsi vincendo le Regionali siciliane con Nello Musumeci, una figura attorno alla quale si è ritrovato anche un ex finiano di ferro come Fabio Granata che sabato ha fatto una breve comparsata.

Atreju17, però, non è stata solo la passerella per la vecchia nomenclatura ma anche il luogo per celebrare le recenti vittorie alle amministrative di “giovani vecchi” che si sono fatti le ossa montando i palchi nelle primissime edizioni come Pierluigi Biondi, neosindaco de L’Aquila oppure Alessandro Tomasi che ha espugnato Pistoia dopo 70 anni di governo della sinistra. Atreju è stata anche l’occasione per il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, di prendersi gli applausi e la ribalta nazionale dopo aver innescato la polemica sui soldi donati dagli italiani con gli sms alla Protezione civile e mai arrivati.

La critica alla globalizzazione è stata affidata al filosofo marxista Diego Fusaro e, sul versante economico, il faro resto il sindacalismo nazionale e il protezionismo che si esplica con la difesa del made in Italy e il no al Ceta, il trattato di libero scambio con il Canada. Il patriottismo tanto sbandierato e rivendicato, invece, trova nel cristianesimo la sua ragion d’essere. Grande spazio, dunque, ai cristiani perseguitati con l’intervento dell’archimandrita siriano Mtanios Haddad, alla difesa della famiglia tradizionale con il promotore del Family Day, Massimo Gandolfini, e con il sindaco di Verona, Federico Sboarina.

La kermesse si è concluso con il consueto discorso finale della Meloni che ha riassunto la tre giorni con un concetto molto chiaro: la difesa degli interessi nazionali. “Oggi c’è un disperato bisogno di patrioti, ma non di eroi, di persone normali. Ci vogliono convincere che la patria è una cosa finita, che dobbiamo arrenderci a una patria più grande, a confini più ampi”. “Noi – conclude il leader di FdI – abbiamo il compito di restituire all’Italia una sovranità che gli è stata sottratta nel 2011 con un colpo di Stato messo in atto dalle cancellerie europee e spalleggiate dalle istituzioni italiane. La storia sarà implacabile con questi traditori. Noi invece difendiamo gli interessi dell’Italia senza se e senza ma”

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