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Chi inquina le nostre città

Quali sono le cause dell’inquinamento dell’aria nelle nostre città? Quanto pesano il traffico, il riscaldamento, le attività produttive, le condizioni meteorologiche nel quadro del cambiamento climatico? Sono queste alcune domande alle quali cerca di dare le opportune risposte il Report sulla qualità dell’aria, presentato oggi a Roma e realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Enea e in partnership con Ferrovie dello Stato.

In Italia l’inquinamento atmosferico causa ogni anno oltre 90 mila morti premature. Con più di 1.500 decessi per milione di abitanti, il nostro Paese presenta valori decisamente più alti rispetto alla media europea, pari a circa 1.000. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, ogni anno, in Europa, si registrano oltre 500 mila morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico, circa 20 volte il numero di vittime per incidenti stradali. Almeno 9 cittadini europei su dieci risultano esposti a concentrazioni di particolato, ozono e biossido di azoto superiori ai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (l’Italia è in procedura di infrazione europea, tra l’altro in buona compagnia, per il mancato rispetto dei limiti di PM10 e NO2 e difficilmente riuscirà a rispettare i nuovi obiettivi europei previsti al 2030).

E ancora. Nel mondo , ogni anno, oltre 3 milioni di persone muoiono prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico. In Europa i costi esterni dell’inquinamento atmosferico variano da 330 a quasi 1.000 miliardi di euro, tra il 2 e il 6% del PIL comunitario.

Il settore dei trasporti è uno dei più critici e nelle città si produce il maggior impatto negativo sulla qualità dell’aria. Il trasporto privato su strada, la modalità più inquinante, è alla base del 90% del traffico passeggeri e del 70% di quello merci. Per quanto riguarda il riscaldamento domestico, secondo l’Ispra, la combustione di biomasse è responsabile del 99% delle emissioni di particolato; e dal 1990 al 2015 i consumi energetici di biomassa sono più che raddoppiati.

Non bisogna dimenticare, inoltre, le emissioni inquinanti provocati dagli insediamenti industriali e dall’agricoltura.
“Ancora oggi” – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile – l’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali minacce ambientali e sanitarie della nostra epoca. Per vincere la sfida della qualità dell’aria dobbiamo innovare le nostre politiche, tenendo conto delle caratteristiche dell’inquinamento attuale, degli impatti potenziali del cambiamento climatico, dal ruolo crescente di settori non convenzionali che si aggiungono ai trasporti e all’industria, come le emissioni derivanti dal comparto agricolo e dal riscaldamento residenziale in particolare delle biomasse”.

La ricerca non si limita a misurare l’inquinamento delle nostre città, analizzando cause e sorgenti, ma avanza anche alcune proposte concrete per vincere la sfida della qualità dell’aria nelle aree urbane e far crescere la green economy.
Serve innanzitutto una strategia nazionale per combattere l’inquinamento: gli amministratori locali non devono essere lasciati soli. Occorre cambiare il modo di muoversi in città, riducendo drasticamente l’uso dell’auto privata attraverso la mobilità condivisa (trasporto su ferrovia, car sharing, piste ciclabili, ecc.) e portando il parco circolante in Italia a meno di una vettura ogni 2 abitanti (come fatto in Francia). Riallocare gli investimenti pubblici sulla mobilità urbana sostenibile (oggi solo il 10%) come il trasporto rapido di massa, infrastrutture ciclo-pedonali, ecc. Migliorare radicalmente, attraverso nuovi strumenti fiscali, il parco macchine circolante riducendo i veicoli diesel e benzina e facendo crescere quelli ibridi, a gas ed elettrici. Avviare un efficace programma di riqualificazione radicale degli edifici pubblici e privati, fino a raggiungere riduzioni di consumi nell’ordine del 60-80%. Regolamentare, a livello nazionale, l’utilizzo delle biomasse per il riscaldamento domestico. Ridurre drasticamente le emissioni di ammoniaca in atmosfera nei settori agricolo e zootecnico. Adottare gli standard più avanzati tra le migliori tecnologie disponibili nelle produzioni industriali.

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