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L’Africa, lo sviluppo e l’energia. Le analisi di Giro, Starace e Tremonti

Giulio Tremonti

È un dato di fatto che, oggi, il continente africano è tornato al centro della mappa geopolitica internazionale, da cui era stato escluso a partire dalla fine della guerra fredda, perché non rappresentava più una “zona di influenza”. Questo perché l’Africa promette una crescita costante. Col risultato che non la si può più ignorare: unisce Asia ed Europa, è ricca di risorse materiali e umane, mette in collegamento il nord col sud del mondo. E perché in fondo è ormai l’Africa che non ignora noi, si vedano le grandi migrazioni. Sono solo alcuni tra i principali aspetti emersi dal convegno “l’Africa nel secolo della nuova energia”, promosso dall’Aspen Institute Italia in collaborazione con Enel e Credit Suisse, svoltosi mercoledì 27 settembre a Roma.

LE PAROLE DELL’AD DI ENEL I FRANCESCO STARACE E LA CRESCITA NEL CONTINENTE

“Le performance dell’Africa sono relativamente migliori della maggior parte di tutte le altre zone del mondo. C’è un grande potenziale nel continente, e ci sono sfide da capire, analizzare e possibilmente risolvere”, ha affermato l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, introducendo l’evento. La crescita media degli ultimi dieci anni in Africa è stata infatti attorno al dieci per cento, sopra il cinque negli ultimi quindici. Ha avuto una frenata nel 2015/2016, ma le previsioni indicano un recupero graduale. E un ruolo chiave sarà nella domanda interna dei vari Paesi africani, dove nel complesso la maggioranza della popolazione, entro il 2030, si sposterà nella aree urbane da quelle rurali. Mentre ad oggi ci sono 630 milioni di abitanti che hanno accessi limitati o nulli all’energia elettrica: “Immaginate questo in che problema consista per poter sviluppare una normale economia e guardare allo sviluppo”, ha detto Starace.

STARACE: “PER SVILUPPARE UN PARADIGMA VIRTUOSO, L’INNOVAZIONE VA AL CENTRO”

Il continente è infatti pieno di risorse, ma limitato nella infrastrutture. Mentre per sviluppare un paradigma energetico virtuoso, capace di affrontare e risolvere i deficit del continente, servono quadri normativi che permettano l’afflusso di investimenti da parte del settore privato. “Ogni volta che vengono definite regole chiare, gli investimenti diretti verso quel paese crescono esponenzialmente”, ha commentato l’amministratore delegato di Enel. “L’Africa ha la possibilità di scegliere quale strada intraprendere ed evitare di commettere errori già commessi altrove. Abbiamo bisogno di cambiare il modo in cui pensiamo ai nostri progetti, l’innovazione non deve essere solo una parte della storia, ma l’intera torta. E dobbiamo cancellare gli errori fatti in passato”.

L’EX MINISTRO TREMONTI: “CI SONO FORTI RESPONSABILITÀ POLITICHE NEGLI ULTIMI VENTI ANNI”

L’Africa è però anche un bersaglio della competizione internazionale, come quella tra Stati Uniti e Cina. Il rischio per l’Europa è di restare indietro, anche laddove in passato ha creato un impero coloniale. “La storia si ripete, benvenuti quelli che hanno cominciato a prendere coscienza del fenomeno. Ma cosa hanno scritto negli ultimi venti anni? È possibile che il fenomeno migratorio venga gestito a seconda del colore politico, o ci sono responsabilità tragiche delle classi dirigenti che hanno gestito il fenomeno negli ultimi venti anni?”, ha subito alzato i toni l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti, presidente di Aspen Italia. “L’Africa è scomparsa dalla storia per almeno trent’anni, nonostante anche allora se ne parlava nel modo più deteriore possibile. Ora è tornata”.

TREMONTI: “LO DICEVO NEL ’95, ESPORTEREMO CAPITALI E IMPORTEREMO POVERTÀ”

Tremonti ha spiegato che già dagli anni ’90 si iniziava a vedere il rischio che l’Europa sarebbe finita per “esportare capitali e importare povertà”. E che ci sarebbe stato” il ritorno del colonialismo al contrario, perché enormi masse sarebbero venute qui da noi attirate dalle televisioni”: “Il motore virtuale, scrivevo, sarà più potente di quello reale”, ha raccontato l’ex-ministro. “È ciò che sta succedendo oggi. Non confondiamo questo con chi scappa delle guerre, e dai quei conflitti dovuti peraltro alla benevola esportazione della democrazia, vedi la Siria. Nessuno poi considera che il fenomeno delle migrazioni dei giovani verso l’Europa creerà ancora più problemi in Africa, dove resteranno solo gli anziani. Con l’illusione che qui i giovani pagheranno le nostre pensioni”.

IL VICEMINISTRO DEGLI ESTERI GIRO: “DOBBIAMO CAMBIARE ATTEGGIAMENTO VERSO L’AFRICA”

Mentre infatti nell’Ue si tentenna pensando all’idea di Eurasia e si ragiona in astratto di piano Marshall, nel frattempo in Africa cresce la presenza della Cina, con il ritorno della Russia, e la costanza degli Stati Uniti. “E’ ora di cambiare atteggiamento verso l’Africa. Dobbiamo smettere di guardarla solo come un problema di sicurezza, come il luogo di partenza dei migranti. Bisogna uscire dagli schemi tradizionali e continuare a portare imprese italiane nel continente: non è un caso se l’Italia è diventata nel 2016, secondo i dati di Forbes, il terzo investitore estero in assoluto nel continente e il primo europeo”, ha detto il il vice-ministro degli Esteri Mario Giro. “Io penso che l’Europa debba stringere con l’Africa un trattato commerciale come si fa con gli altri continenti, anche se siamo in un momento regressivo e la parola di per sé spaventa. Dobbiamo prenderli sul serio, anche se ci sono problemi di responsabilità da parte dei governi”.

LA CLASSE MEDIA AFRICANA E LA VOGLIA DI INIZIATIVA DEI GIOVANI

I dati infatti spesso indicano che non ci sono correlazioni tra aiuti economici diretti e crescita, ma che al contrario i Paesi che hanno beneficiato di maggiori aiuti, come Ghana, Chad, Zimbabwe, Gambia, sono quelli che hanno avuto più difficoltà. A differenza di regioni, come quelle della Malesia, la tigre asiatica, che crescevano con costanza. “Africa significa grandi opportunità e rischi ancora più grandi. Ci sono imprenditori, una classe media con nuova voglia di iniziativa, che è anche uno dei motivi delle migrazioni. E la nostra presenza viene riconosciuta, perché abbiamo salvato le persone in mare. Per questo oggi noi italiani siamo il primo investitore europeo”.

MARTA DASSÙ SU ASPENIA: “DOBBIAMO TENERE IN MENTE LE POTENZIALITÀ IN AFRICA”

È poi la logica che vuole restare immune da un cinico “afro-pessimismo” o da un ingenuo “afro-ottimismo”. “Dobbiamo tenere in mente un fatto chiaro: diversi paesi africani hanno la possibilità di fare un notevole salto verso l’alto nello sviluppo economico e tecnologico”, scrive l’ex viceministro degli Affari Esteri nel governo Monti Marta Dassù, nell’ultimo numero della rivista da lei diretta Aspenia. “Dobbiamo ridurre la povertà attraverso progetti mirati a livello locale; fornire sostegno più sostanziale nei settori della salute e del cibo;  favorire la crescita economica basata su investimenti tecnologici, privati, e sulle capacità locali; lottare contro la corruzione e migliorare i governi; incrementare la presenza femminile nel mercato del lavoro”.

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