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Milano, cosa prevede il restyling di Città Studi

Milano torna a investire sul proprio futuro e sul futuro dei ragazzi. La Regione ha aderito al programma che ridisegnerà il volto di Città Studi, nella zona est del capoluogo lombardo.

Ben più di un semplice lifting, molto più profondo di un mero maquillage, il piano, presentato dal Comune il 22 marzo 2017 ai cittadini del terzo Municipio, promette di riordinare logisticamente uno dei quartieri più vivi e vitali della città, che ospita oltre 34mila studenti.

Alla chiamata di Palazzo Marino avevano già risposto con entusiasmo l’Istituto neurologico Besta e l’Istituto dei Tumori. Anche l’Università Bicocca si era subito detta interessata, dato che cerca da tempo nuove zone nelle quali potere espandersi.

Oltre ai due Istituti medici, sono tre i proprietari delle aree che ora dovranno accordarsi sul futuro della zona: l’Università degli Studi di Milano, con 5 lotti, il Demanio con due e il Comune, proprietario dell’area del parco universitario dato in concessione al polo.

Due, invece, le ipotesi in campo: nuove residenze per gli studenti, così da incrementare la popolazione del quartiere, oppure la costruzione di una aula magna comune con le altre Università milanesi.

Il primo progetto non piace troppo agli abitanti della zona, che temono possa aumentare il rumore notturno. Più che la baldoria universitaria, però, a preoccupare è una possibile diminuzione della domanda dei ragazzi fuori sede in cerca di alloggi, che farebbe crollare un intero mercato. La zona compresa tra Porta Venezia e Lambrate è difatti tra le più care di Milano nel rapporto canone di locazione/metri quadri.

“Il quartiere è nato come Città Studi e continuerà ad essere Città Studi. Il progetto ha al centro il mantenimento ed il rafforzamento della vocazione universitaria del quartiere”, aveva scandito, lo scorso 22 marzo, l’assessore con delega all’Urbanistica, Pierfrancesco Maran (in foto).

Tuttavia, nelle intenzioni dell’Amministrazione c’è quella di innestare in Città Studi un corpo estraneo. Nelle centrali vie Celoria – Ponzio potrebbe infatti sorgere la Cittadella degli uffici del Comune: un plesso che riunirebbe quei circa 1.700 dipendenti oggi sparsi per Milano, con conseguente risparmio di tempo per il cittadino – che avrebbe in un solo luogo le tante amministrazioni – e di soldi per le casse pubbliche dell’Amministrazione, che smetterebbe di pagare molteplici affitti.

In questo caso, però, la costruzione della Cittadella pare vincolata a un altro progetto di cui si parla da almeno due anni: il trasferimento della Statale nelle zone di Expo. Il piano avrebbe diversi vantaggi, come, per esempio, quello di consentire lo sviluppo urbano in una zona rurale e di dare un nuovo scopo alle infrastrutture costruite in occasione dell’Esposizione universale. Tuttavia, ha sollevato le proteste degli universitari, per nulla entusiasti di essere delocalizzati dal centro cittadino all’estrema periferia milanese, a Rho. Dalla loro parte anche i residenti della zona – sempre per la questione degli affitti – confluiti assieme agli studenti nel Comitato “Che ne sarà di Città Studi”.

Il progetto “Scienze for Citizens”, come era stato soprannominato dal rettore della Statale, Gianluca Vago, prevede la costruzione di un polo scientifico all’avanguardia, caratterizzato da aule e laboratori di biologia e biotecnologia, farmacologia, medicina sperimentale, fisica, chimica, scienza agroalimentare, scienze della terra e informatica su di un lotto di 150 mila metri quadri.

Il nodo resta la questione economica: si stima che la Statale avrebbe bisogno di 380 milioni di euro, cifra che non è a sua disposizione. La vendita al Demanio dell’area alla quale è interessato per la costruzione della Cittadella amministrativa le frutterebbe sì e no 100 milioni. Il resto sarà nuovo debito, e quello che rimarrà scoperto dovrà mettercelo il governo ma, dato che siamo a fine legislatura, è facile che tutto slitti.

Intanto, il prossimo appuntamento è fissato per la metà di ottobre: per quella data le Università milanesi interessate dovranno comunicare a Palazzo Marino cosa intendono fare di Città Studi. Fino ad allora tutto l’indotto creato nella zona dal via vai degli studenti resterà con il fiato sospeso.

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