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Perché i conti in rosso di Casaleggio Associati ci riguardano tutti

La Casaleggio & Associati ha i conti in rosso. Hanno chiuso un altro esercizio in perdita, il terzo di fila, e malgrado la trasparenza non sia il loro forte, i dati in nostro possesso sono piuttosto chiari. Dopo i ritardi nel deposito del bilancio notati dal Sole 24 OreEttore Livini su Repubblica ha reso noti i numeri del bilancio 2016, dai quali si evince che la società ha perso fatturato e ha ridotto anche le perdite, che comunque ammontano a 48mila euro nell’esercizio. Nel 2015 il fatturato era  sceso a 1,1 milioni di euro, rispetto agli 1,5 milioni 
del 2014 e ai due del 2013.

Un fatto privato? Mica tanto. La Casaleggio & Associati è diventata altro rispetto ad una comune società di consulenza e comunicazione. E’ diventata il luogo in cui più che altrove si decidono ruoli e figure dell’amministrazione pubblica, in cui si distribuiscono incarichi e mansioni, promozioni e contratti.

Tutte le ricostruzioni sulle selezioni degli ultimi neo-assessori di Roma hanno confermato lo stesso iter. Ilario Lombardo, giornalista de La Stampa, nel contesto dell’ultima defenestrazione dall’assessorato al Bilancio, ha raccolto diverse testimonianze che fanno culminare il processo di selezione sempre allo stesso indirizzo: via Morone 6 a Milano.

Secondo le ricostruzioni delle ultime ore, basate su due fonti diverse ascoltate dalla Stampa, la sindaca di Roma sta condividendo la selezione dei nomi con la Casaleggio & Associati. Almeno due persone contattate dal Campidoglio come potenziali assessori al Bilancio hanno riferito di aver ricevuto durante i colloqui, assieme a infinite raccomandazioni sulla necessità di non parlare con i giornali, la seguente risposta: «Il suo profilo dovrà essere valutato anche a Milano». Milano, per chi è ormai è avvezzo al M5S, vuol dire Casaleggio & Associati.

In tutte le crisi, e sono state molte, in cui è incorsa la Giunta Raggi, il copione è stato lo stesso: Davide Casaleggio corre a Roma, affitta insieme a Beppe Grillo una suite all’Hotel Forum – a due passi dal Campidoglio – e da lì pilota le possibili soluzioni, conduce i suoi incontri, dà le direttive per la comunicazione e la strategia politica.

È proprio l’ultimo dei silurati, l’ex committente elettorale di Virginia Raggi, Andrea Mazzillo, a parlarne al Messaggero: Troppi uomini inviati da Milano nella giunta e nelle società partecipate del Comune e pendolari che vengono a Roma tre-quattro giorni a settimana, aveva detto lamentando un controllo serrato facilmente riconducibile a Casaleggio.

Anche Paola Muraro, dopo essere stata giubilata come Assessore all’Ambiente, si toglie un sassolino dalle scarpe e rivolge dai giornali (è il 15/2/2017) un lapidario ma inequivocabile appello a Virginia Raggi: “I romani hanno votato te, non Casaleggio”.

Imputando all’azienda milanese di aver selezionato direttamente l’assessore alle partecipate Massimo Colomban, che al momento in cui scriviamo ha a sua volta preannunciato le sue dimissioni. Il “commissariamento” della Raggi da parte della Casaleggio & Associati sarebbe riconducibile, stando a una ricostruzione di Lorenzo Vendemmiale sul Fatto Quotidiano del 12 gennaio 2017, ad un accordo tra la stessa Raggi, Grillo e Casaleggio.

Cosa mi preoccupa del fatto che la Casaleggio & Associati continui a presentare bilanci in rosso?

Da professionista della comunicazione politica, non gioirei mai per la malasorte di una agenzia di colleghi. Si tratta di una azienda di media grandezza che si è già dovuta ridimensionare, in questi ultimi anni. E dispiace sempre quando qualcuno perde il lavoro. Ma ci sono due ragioni in più.

La prima è che evidentemente Casaleggio avrebbe bisogno di una mano, nella sua gestione. Avrebbe bisogno di idee e soluzioni per uscire dalla sua crisi. Ma è lecito chiedersi come possa una agenzia di comunicazione in deficit, coadiuvare lo scouting di consulenti, manager, amministratori che sono chiamati a risolvere le crisi di Partecipate e Comuni, se non è in grado di risolvere i suoi stessi problemi di bilancio.

La seconda ragione affonda in un timore, niente di più. Il timore è che la stretta, innegabile connessione tra l’agenzia e un crescente numero di amministratori pubblici finisca per sovrapporre pericolosamente i piani e mischiare le carte. Perché, volenti o nolenti, quelli della Casaleggio nuotano nello stesso mare in cui navigano Comuni ed Enti locali: quei committenti che richiedono servizi web, che devono ricostruire siti, impostare campagne di comunicazione, elaborare strategie digitali, sistemi di crm e di web surveys, analisi del traffico dati e quant’altro.

Tutto ciò che leggiamo essere oggetto del lavoro quotidiano alla Casaleggio & Associati può essere commissionato loro dalla Pubblica Amministrazione. Basterebbe, in ipotesi, un contratto di consulenza con uno dei Comuni o delle Partecipate amministrate dai Cinque Stelle per ripristinare gli utili persi nei conti di via Morone.

Si tratterebbe di  qualcosa di più grave di un conflitto di interessi. Ad oggi non vi sono evidenze in questo senso, ma il perdurare dell’indebitamento dell’azienda la dispone naturalmente su un piano inclinato. E quando si sta sul piano inclinato, tutto diventa scivoloso.

 

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