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Messico, tre giorni di lutto nazionale. Tutti i dettagli sul terremoto

Sono almeno 61 i morti e oltre 300 i feriti causati dal terremoto che giovedì ha fatto tremare il Messico e una parte del Centro America, il sisma di maggiore magnitudo nel Paese da quello del 1932. Il presidente Enrique Pena Nieto, (nella foto), ha percorso le zone devastate a Oaxaca e ha decretato tre giorni di lutto nazionale.

GLI EFFETTI

Ma intanto varie località nel sud del Paese si trovano tra i cumuli di macerie, edifici danneggiati e senza luce elettrica come effetto del sisma, valutato 8,2 gradi di magnitudo sulla scala Richter e registrato alle 23:49 di giovedì sera, ora locale.

LE VITTIME

Le vittime sono state tutte registrate negli Stati di Oaxaca, Chiapas e Tabasco; dei 45 morti a Oaxaca, la gran parte, 36, sono deceduti nella località di Juchitan. Proprio da Juchitan ha parlato il presidente, chiedendo di ristabilire quanto prima nella zona acqua e linee di rifornimento alimentare.

LUTTO NAZIONALE

Tre giorni di lutto nazionale in onore delle vittime del terremoto: è quanto ha predisposto per il Paese Enrique Pena Nieto durante una visita a Oaxaca, nella quale ha ribadito l’appello alla popolazione a “stare all’erta” per l’eventualità di una nuova forte replica.

LE PAROLE DELL’AMBASCIATORE

Dalla catastrofe del terremoto del 1985 che provocò più di diecimila vittime la prevenzione in Messico è cambiata: “Abbiamo un sistema tecnologico di allarme sismico che si attiva automaticamente appena la terra inizia a tremare”. Lo dice – intervistato da Repubblica – l’ambasciatore messicano in Italia, Juan Josè Guerra, ex ministro dell’ambiente.

“In Messico – sottolinea – ci sono due aree critiche importanti che possono causare grandi terremoti: a nord sotto la faglia di San Andrea, quella di San Francisco; e a sud, proprio all’altezza del Chiapas, dove è successo ieri. Grazie al sistema di allarme sismico a Città del Messico, e nelle altre zone del Paese interessate, le sirene si mettono a suonare e i cittadini sanno, con uno o due minuti di anticipo, che arriverà l’onda sismica. Non è molto tempo ma consente alle persone di organizzarsi. Chi vive in un piano basso può abbandonare in tempo la casa, gli altri possono cercare protezione appoggiandosi alle mura maestre e allontanarsi dai vetri”.

Inoltre, “dopo l’85 siamo diventati consapevoli che andava modificato tutto nella costruzione degli edifici, che erano necessarie regole antisismiche molto severe. Ed è stato fatto” e “un’altra cosa importante sono gli esercizi di simulazione che si svolgono spesso in Messico per insegnare alle persone cosa fare e cosa non fare quando c’è un terremoto”.

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