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“Un profilo per due” ed il sorriso della terza età

“Un profilo per due”, diretto e sceneggiato da Stéphane Robelin, è ambientato a Parigi e racconta la storia di Pierre, interpretato da un fantastico Pierre Richard, un vedovo in pensione che vive da solo, non esce più di casa, non si lava, mangia poco e male, tiene l’abitazione sporca e disordinata e passa la maggior parte del tempo a guardare vecchi filmini della moglie ancora giovane.

Ogni tanto gli fa visita la figlia e in una di queste visite gli regala il suo vecchio pc affinché possa cominciare ad usarlo e magari ordinare la spesa online oppure parlare con lei tramite skype. La figlia pensa anche ad ingaggiare per il padre un insegnante di informatica, Alex (Yannis Lespert), il nuovo fidanzato di sua figlia Juliette, un bamboccione aspirante scrittore in attesa di un lavoro che gli permetta di vivere. La figlia inoltre decide di non dire a Pierre che Alex è il fidanzato di sua nipote.

Alex, in un insieme di divertenti gag ed equivoci, fa scoprire a Pierre le infinite possibilità di internet e lui comincia a chattare in un sito di incontri con “Flora63” fino al momento in cui la ragazza gli chiede un appuntamento vero. In questo periodo Pierre rinasce miracolosamente, ricomincia a vivere e a sentirsi vivo.

Purtroppo non può presentarsi all’appuntamento con la bella Flora perché sul suo profilo ha messo la foto di Alex e così chiede al giovane di andare al posto suo all’incontro. I due, vecchio e giovane, partono per Bruxelles in una rocambolesca avventura che cambierà per sempre la vita di entrambi con un finale a doppio lieto fine.

“Un profilo per due” non è solo un film sulla terza età, ma è anche un film sull’amore e su come questo sentimento riesca ad essere una forza trainante straordinaria. E’ un film sui giovani “neet” che non lavorano, né studiano, e poiché non riescono a pagarsi l’affitto, tornano a vivere con i genitori in situazioni spesso frustranti.

E’ un film sulle nuove tecnologie, sui cambiamenti dei sistemi di comunicazione e delle relative relazioni umane. Una pellicola dolce-amara che ha il pregio di affrontare le problematiche degli anziani sotto un profilo (è proprio il caso di dire) lieve, senza badanti, flebo e ospedali, nella consapevolezza che anche a ottant’anni si può riuscire ad essere felici.

 

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