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Ecco che cosa si muove tra governo e Tim su Sparkle e rete fissa

La rete di Tim si tocca o non si tocca? E Sparkle, è strategica per il governo italiano, e se sì perché, oppure no? Ecco le domande che continuano ad assillare addetti ai lavori, istituzioni e analisti in attesa che l’esecutivo chiarisca e decida se e come usare i poteri speciali dello Stato dopo l’istruttoria aperta sul dossier Vivendi.

SCORPORO SÌ, SCORPORO NO

L’incertezza regna sovrana. Oggi al convegno EY di Capri, Arnaud de Puyfontaine (nella foto con Recchi), ceo di Vivendi e presidente di Tim, alle domande dei giornalisti sulla possibilità di uno spin-off della rete del gruppo telefonico italiano ha detto che la società non ha “nessun pregiudizio su nulla” e di essere quindi disponibile a incontrare governo e Autorità regolatorie. Poco dopo è giunta la precisazione: “Una separazione della rete, che è e rimane strategica, non è in agenda. Non c’è nulla di nuovo”, ha detto un portavoce di Tim riportato dal Sole 24 Ore.

Una posizione, quella di de Puyfontaine, che sembrava ben diversa da quella del nuovo nuovo amministratore delegato e direttore generale di Tim, l’israeliano Amos Genish (qui il ritratto di Formiche.net), il quale in un incontro riferito con gli analisti di Equita, avrebbe detto che ritiene “incedibile” la rete fissa mentre è disposto a valutare offerte per Sparkle a certe condizioni. Anche il vicepresidente di Tim, Giuseppe Recchi, ha sottolineato nei giorni scorsi la disponibilità di Tim a valutare soluzioni condivise su Sparkle con il governo.

Sullo scorporo della rete ecco la posizione più recente dell’esecutivo: “Non ci sono trattative in corso con la società. Anzi direi che non ci sono proprio contatti di alcun tipo. Detto questo il tema di avere una rete sempre più aperta, sicura, neutrale e moderna resta aperto. Stiamo approfondendo il modo più giusto per affrontarlo. Così come vigileremo sulla correttezza delle operazioni tra Vivendi e Tim e i possibili conflitti di interesse”, ha detto in un’intervista il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.

LA RIFORMA DELL’UE

Intanto in Europa il dibattito sempre acceso sulla rete di accesso degli ex monopolisti si amplia dopo il via libera della Commissione Industria del Parlamento europeo al nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche. “Visti i tempi dell’iter europeo, sembra improbabile che queste nuove regole abbiano ricadute immediate sull’attualità italiana e sulle vicende che riguardano Tim e Open Fiber. Ma la sintonia di questi principi con le idee di cui si discute tra esecutivo, esperti di settore e tecnici dell’Authority è quasi totale”, ha scritto Carmine Fotina su Il Sole 24 Ore.

Ecco in sintesi cosa prevede il testo non ancora definitivo, visto che la palla adesso passa a Commissione e Consiglio ed occorrerà il voto dell’assemblea: gli operatori di rete con significativo potere di mercato potranno presentare degli ‘impegni vincolanti’ all’Authority di settore nazionale in caso di separazione funzionale volontaria della rete. Ciò servirebbe ad assicurare un effettivo e non discriminatorio accesso ai competitor, ha scritto Fotina, spiegando che tali impegni potrebbero includere “una tabella di marcia nella fase di implementazione e prevedere anche la nomina di un fiduciario di controllo e l’obbligo di trasmettere relazioni periodiche di attuazione”.

Il testo della Commissione industria favorirebbe inoltre la figura dell’operatore “wholesale only”, ovvero quello che opera solo all’ingrosso, come Open Fiber, la controllata di Cassa depositi ed Enel, i quali sarebbero oggetto di regolamentazioni meno intrusive.

LA PROPOSTA DI ASATI

La proposta di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom presieduta da Franco Lombardi contenuta in una lettera inviata a soci, governo e regolatori, per risolvere lo “stallo” su Tim-Telecom Italia è quella di “procedere rapidamente con lo scorporo della rete per farla confluire in una nuova società posseduta e controllata interamente dalla società del gruppo Vivendi, per poi procedere successivamente alla collocazione in Borsa”.

Secondo i piccoli azionisti di Tim questa nuova Società dovrebbe comprendere: “La rete fissa, quella mobile e anche Sparkle (viste le sinergie/interdipendenze che ci sono e chi si possono creare tra questa divisione di cavi sottomarini e le altre reti) ed è un errore pensare che la strategicità e la sicurezza degli asset è questione che riguarda solo questa, se pure rilevante, porzione di Rete”.

LE REGIONI DEL GOLDEN POWER

A spiegare perché il governo ha tutte le carte per esercitare i poteri speciali dello Stato a tutela delle società ritenute strategiche, è stato Aldo Fontanarosa su La Repubblica citando l’atto di contestazione della presidenza del Consiglio in cui il governo ha scritto tra le altre cose che Telecom sarebbe l’unico operatore nazionale a garantire ‘affidabilità’ per i collegamenti militari.

“A proposito di beni e settori chiave, la Presidenza spiega nell’atto di contestazione: ‘È incontrovertibile’ che Telecom ‘svolge attività strategiche per difesa e sicurezza nazionale’, in proprio o con aziende controllate”, ha scritto Fontanarosa riportando alcuni dettagli dell’atto della presidenza del Consiglio sul ruolo di Telecom Italia e delle suo società, Sparkle e Telsy (leggi qui un approfondimento di Formiche.net), sul fronte sicurezza.

Tra gli esempi riportati c’è il servizio di controllo effettuato da Tim fin dal 2011 sui condannati alla detenzione domiciliare grazie ai braccialetti elettronici che indossano. Oppure ancora “il sistema di allarme Nbcr, che mobilita forze speciali in caso di emergenza nucleare, biologica, chimica o radiologica”, ha scritto Repubblica. E poi c’è l’Autorità Nazionale per la Sicurezza (l’Ans) che ha in custodia anche i documenti tutelati dal segreto di Stato e che “può alzare il suo scudo protettivo grazie alle unità di sicurezza che sono in Telecom Italia, Sparkle, Telsy”

LE PROSSIME MOSSE

Telecom avrà 30 giorni di tempo da giovedì scorso per giustificare la mancata comunicazione al governo che i francesi di Vivendi avevano di fatto acquisito il controllo di Tim. In un’intervista rilasciata a Il Sole-24Ore dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda è stato fissato quindi al mese di ottobre il limite per le eventuali prescrizioni in tema di golden power. A quel punto una multa potrebbe incombere su Tim: “Telecom Italia confida che non venga calcolata sui ricavi consolidati del gruppo e che non arrivi dunque ai 190,3 milioni – ha scritto Fontanarosa -. La speranza è che sia commisurata sui fatturati, più bassi, proprio di Telsy e Sparkle. In questo caso si attesterebbe sui 13 milioni, molto meno”. Anche se  – si legge su Repubblica – il professor Cesare San Mauro (della Sapienza di Roma) che Palazzo Chigi ha consultato sul caso – giudica ‘improbabile’ una multa bassotta: ‘La Presidenza è chiamata ad applicare premette – una norma non cristallina. Il mio pronostico, però, è che l’ammenda investirà l’intero fatturato Telecom'”.

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