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Papa Francesco alla Fao, i problemi irrisolti e le soluzioni auspicate

La visita di questa mattina a Roma alla Fao è stata occasione per Papa Francesco di presentare la propria sensibilità piena e diretta sulle grandi questioni che attanagliano il genere umano in questa fase storica, ed è stata anche l’opportunità specifica per chiarire alcune soluzioni morali che dovrebbero essere seguite sulla base dei principi e dei valori spirituali e materiali del Cristianesimo.

Innanzitutto, alla presenza dei rappresentanti degli Stati membri dell’organizzazione internazionale, il Papa è andato senza mezzi termini ai motivi ispiratori che nel 1945 mossero alla nascita della Fao: l’emergenza della fame nel mondo e la tragedia della scarsità alimentare: “La realtà odierna domanda una maggiore responsabilità a tutti i livelli non solo per garantire la produzione necessaria o l’equa distribuzione dei beni della terra ma soprattutto per tutelare il diritto di ogni essere umano a nutrirsi a misura dei propri bisogni”.

Il fine ultimo di un’azione di contrasto alla miseria nasce dunque dalla precisa e suprema finalità umana di riconoscere e tutelare ogni persona umana nel suo valore assoluto e trascendente, e nel mettere a disposizione quanto è necessario materialmente a rendere possibile la vita di tutti sulla Terra e l’attuazione dell’esistenza di ognuno in questo mondo.

Secondo il Papa, infatti, l’alimentazione mette in gioco la stessa credibilità della comunità internazionale, ma rivela tutta l’inefficacia di soluzioni che siano soltanto retaggio di una logica parziale e viziata verso il problema complessivo della fame nel mondo.

Se, da un lato, è necessario sfruttare la tecnologia per rendere meglio distribuite le risorse, è chiaro però che una vera soluzione potrà affiorare unicamente con un cambio di vita, con una conversione dei comportamenti, con il superamento dell’opulenza eccessiva e il coordinamento complessivo di risorse accessibili a tutti.

È fin troppo chiaro, d’altronde, il legame che esiste sempre tra migrazione e povertà; tra povertà e conflitti; tra spregiudicatezza senza limiti e cambiamenti climatici.

Laddove vi sono guerre si esce dall’orizzonte del diritto, si trascende il limite della ponderazione economica delle risorse, si calpestano i più deboli, determinando morte, fame e migrazioni di massa.

La ricetta di Papa Bergoglio non fa sconti. Non è possibile derubricare ad altri impegni le limitazioni ecologiche, il freno alla corsa agli armamenti; ma non è neanche possibile affidare ad altri la responsabilità sull’eccesso di consumi, pensando cioè che la sovrabbondanza e lo spreco di una parte del pianeta non abbia implicazioni sulla povertà e la miseria dell’altra.

Il Papa ha così esortato ad un superamento dell’egoismo particolare di Stati e comunità favorite per andare nella direzione di un rafforzamento delle relazioni solidali e generose, che accelerino soluzioni intergovernative.

Rimandando all’Enciclica Laudato sì – magna carta nelle analisi bergogliane su uomo e natura – in questa occasione Francesco ha voluto ribadire il supremo principio universale di umanità in qualità di criterio essenziale per costruire rapporti multilaterali tra Paesi e popoli.

A problemi particolari si risponde, infatti, con soluzioni locali e particolari; ma a problemi generali, invece, si può far fronte unicamente con soluzioni globali. In tale direzione lo strumento dei rapporti tra Stati, basamento non aggirabile delle politiche ordinarie, risulta essere un mezzo inadeguato innanzi alle prospettive ormai divenute planetarie di una devastazione della natura, di un ambiente circostante reso spesse volte invivibile e infruttuoso da inquinamento e deregolamentazioni strumentali nello sfruttamento delle risorse esistenti in natura.

Le iniziative messe in atto fino ad oggi, insomma, non bastano più, perché i mezzi a disposizione non sono sufficienti. Superare in ragione di queste finalità supreme la dimensione peculiare dello Stato è urgente, richiedendo però una prospettiva di legalità internazionale nella quale la persona umana sia riconosciuta in sé e dappertutto come un bene ultimo cui indirizzare ogni sforzo e a cui subordinare ogni altro interesse.

Di qui la missione della Chiesa Cattolica, la quale, con le sue istituzioni, avendo diretta e concreta conoscenza delle situazioni da affrontare e dei bisogni da colmare, può e vuole concorrere direttamente a questo impegno sovra nazionale di umanizzazione della politica locale.

Il disegno del Papa, in definitiva, è quello di una globalizzazione metafisica dei diritti umani che oltrepassi il globalismo disumano degli interessi materiali e dei profitti individuali, un’esigenza etica che si imponga al disopra delle recrudescenze localistiche e no global, nonché dei nazionalismi particolaristici per definizione non in grado di offrire soluzioni universali e quindi cattoliche.

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