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Cina, ecco di cosa si parlerà al congresso del Partito comunista

Xi Jinping, cina

La necessità di ridurre l’indebitamento non turba la dirigenza cinese che celebra il 19esimo congresso del Partito comunista. «Ci assicureremo che il calo non abbia un impatto negativo sulla crescita economica», ha garantito il portavoce del Pcc, Tuo Zhen nella conferenza stampa che anticipa l’apertura di oggi del conclave rosso chiamato a confermare per un secondo mandato il segretario generale Xi Jinping. «Sul lungo periodo dovrebbe aiutare a migliorare la resilienza economica», ha aggiunto l’alto funzionario dopo aver illustrato i temi e i tempi del congresso. I lavori saranno aperti dal rapporto politico di Xi che a detta di Jeik Sohn di M&G Investment non sarà particolarmente sorprendente: «Possiamo infatti aspettarci che le politiche attuali continuino. Il documento traccerà la linea per il prossimo lustro. Tra le priorità dovrebbero essere confermate la riforma delle imprese di Stato dal lato dell’offerta e l’attenzione alla stabilità del settore finanziario. Si ritiene inoltre che non mancheranno accenni alla tutela dell’ambiente e all’iniziativa di rilancio della via della Seta, la One Belt One Road.

Altri temi in agenda saranno il rapporto sul lavoro della commissione di disciplina guidata da Wang Qishan, perno della campagna anticorruzione che ha segnato l’amministrazione di Xi, e il preambolo dello Statuto del Partito per includere l’apporto teorico del presidente. Per conoscere gli esiti dell’appuntamento a cadenza quinquennale occorrerà attendere il 24 ottobre. Allora si conosceranno i 370 componenti del comitato centrale nominati dai 2.280 delegati riuniti nella Grande Sala del Popolo che si affaccia su piazza Tian’anmen. Successivamente si terrà il primo plenum del comitato che selezionerà i 25 membri del Politburo e saranno svelati i componenti del comitato permanente,

Scontata la riconferma di Xi e data per certa quella del premier Li Keqiang, occorrerà vedere chi li affiancherà nel vero centro di potere della Repubblica popolare e quanti saranno riconducibili alla cerchia del segretario, già oggi il leader più potente dai tempi di Deng Xiaoping e che si ipotizza possa rompere con la tradizione dei due mandati e restare al vertice anche oltre il 2022. In alternativa potrebbe riesumare la carica di presidente del Pcc, richiamandosi quindi al ruolo che già fu di Mao, promuovendo allo stesso tempo l’ascesa di funzionari a lui vicini nelle fila della cosiddetta sesta generazione di leader.

Il personaggio cui guardare per un’eventuale promozione a vicepresidente pare sia Chen Ming’er, attuale numero uno del Partito nella megalopoli di Chongqing. Domani, a lavori già iniziati, sarà peraltro comunicato il dato sulla crescita nel terzo trimestre, che si prevede sarà attorno al 7%. Ieri intanto l’agenzia Swift ha registrato un nuovo arretramento dello yuan sul piano dei pagamenti internazionali. La divisa cinese è sesta tra le valute più utilizzate, ma perde quote: ad agosto rappresentava l’1,94% delle transazioni. A settembre l’1,85%. «Un renminbi forte potrebbe non durare a lungo», aggiunge Sohn, «la tendenza all’apprezzamento dovrebbe invertirsi nel medio termine». E sul lungo periodo, con l’apertura dei mercati finanziari, gli investitori cinesi potrebbero diversificare su asset internazionali, aggiungendo pressione sulla valuta.

Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi

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