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Tutte le ultime novità sulla corrida fra Barcellona e Madrid

Mariano Rajoy sembra non avere più pazienza. Aveva concesso Carles Puigdemont ancora qualche giorno per rispondere chiaramente al governo centrale spagnolo se la regione aveva o no dichiarato l’indipendenza lo scorso 10 ottobre, ma ancora una volta il presidente catalano è stato ambiguo. In una lettera inviata oggi a Rajoy, ha detto che no, non c’è stata una dichiarazione di secessione da parte del Parlamento catalano, ma quest’opzione non è del tutto esclusa se Rajoy continua a bloccare la via del dialogo al processo separatista. Si torna dunque allo stesso punto di partenza. Con molta più tensione di prima.

LA REAZIONE DI MARIANO RAJOY

Come reazione immediata, il governo centrale ha anticipato che si riunirà sabato prossimo per procedere con l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola per la sospensione dell’autonomia regionale della Catalogna. La lettera di Puigdemont è considerata una “minaccia” della dichiarazione formale d’indipendenza se l’esecutivo procede con la misura di sospensione dell’autonomia regionale. Sul quotidiano El País si legge un comunicato della Moncloa: “Il governo procederà con i mezzi previsti dall’articolo 155 della Costituzione per restaurare la legalità nell’autogoverno della Catalogna”. Il consiglio straordinario di ministri è previsto per sabato 21 ottobre. L’obiettivo: “Proteggere l’interesse generale degli spagnoli e in particolare dei catalani”, secondo quanto dice il documento. Le conclusioni saranno sottoposte al Senato per l’approvazione formale della procedura.

LA PROCEDURA DEL 155

Intanto la Generalit continua con il braccio di ferro. Puigdemont ha ribadito che il Parlamento catalano potrà votare la dichiarazione unilaterale d’indipendenza se il governo di Madrid insiste a negare la via del dialogo e prosegue con la politica di repressione, con l’applicazione dell’articolo 155 e l’arresto di altri leader del movimento separatista. “Se il governo insiste in impedire il dialogo e continuare con la repressione – si legge nella lettera – il Parlament potrà procedere, se lo crede opportuno, con il voto per la dichiarazione formale dell’indipendenza che non votò il 10 ottobre […] Il 10 ottobre il Parlament celebrò una sessione con l’obiettivo di valutare il risultato del referendum e i suoi effetti; lì ho proposto lasciare in sospeso gli effetti di quel mandato popolare per promuovere il dialogo […] Ho proposto al presidente una riunione ma ancora non ho ricevuto risposta […] forse Rajoy non è consapevole del problema o non ne vuole parlare”.

LE TRE SCELTE DI PUIGDEMONT

“Non ridete: c’è dialogo tra Rajoy e Puigdemont. È solo che si tratta di un dialogo surreale: si parlano via burofax (vecchio servizio di invio fax, ndr) e si lanciano messaggi attraverso i media e i discorsi […] In una conversazione reale, come quella che Puigdemont ha chiesto lo scorso lunedì, non ci sarà molto di più”. In un articolo pubblicato sul quotidiano La Vanguardia di Barcellona, il giornalista Fernando Ónega spiega che, dalla crisi catalana, si può dedurre che il Govern ha la possibilità di evitare un traumatico articolo 155 con due scelte: “a) assumere la legalità statale che chiede il governo; b) convocare elezioni, la soluzione ‘meno dolorosa’ e la più democratica, anche se significa consegnare il potere a Esquerra e la fine del PDECat e la maggioranza assoluta del blocco sovranista”. La meno conveniente, invece, è l’opzione di andare avanti con le intenzioni della Cup e di Junqueras, che vogliono benedire una dichiarazione unilaterale d’indipendenza immediata nei prossimi giorni.

UN’ENTELECHIA SULLA CARTA

“Così la Repubblica Catalana sarebbe un’entelechia che esisterebbe solo sulla carta – commenta Ónega -. Non apparterrebbe all’Onu. Non sarebbe membro dell’Unione europea. Perderebbe tutti i diritti dell’Unione. La Banca Centrale sognata da Junqueras non avrebbe il supporto della Banca Centrale Europea. E questo non è una minaccia, come dice l’indipendentismo ogni volta che qualcuno glielo ricorda. È lo scenario che troverà la Catalogna il giorno dopo e per tempo indefinito. Non lo fate, politici; non lo accettate, cittadini. È la mia opinione”.

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