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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

Cosa ha detto Florence Parly al Csis di Washington

“So che la Libia è un Paese di speciale attenzione per l’Italia ma anche la Francia sta lavorando per trovare efficaci soluzioni al traffico di esseri umani e alla crisi migratoria”. E’ quanto ha detto Florence Parly, ministro della Difesa francese, intervenuta al Csis di Washington in una conversazione con Heather A. Conley, direttore dell’Europe Program, a margine di una serie di incontri istituzionali con il segretario alla Difesa Mattis ed il generale McMaster, National Security Advisor del presidente Trump. Nel corso della discussione al Csis sono stati toccati diversi temi di interesse per il futuro della Difesa europea e sulla possibile integrazione tra le forze armate dei principali Paesi membri dell’Ue.

L’intervento del ministro francese ha riscosso particolare attenzione soprattutto per il riferimento al concetto di una “autonomia strategica” europea e alla promozione da parte francese di una forza di Difesa comune in grado di assicurare risposte veloci ed operative a favore dei Paesi Ue in caso di necessità.

Le affermazioni della Parly si inseriscono nel solco della strategia propugnata dal presidente Macron e rivolta a lavorare sul rilancio e sul potenziamento della “European Intervention Force”, forza di intervento in grado di assicurare una risposta militare dell’Unione a situazioni di particolare emergenza, come quelle in materia di terrorismo e sicurezza internazionale.

Il riferimento all’autonomia strategica ha suscitato, tra l’altro, interesse e qualche dubbio da parte statunitense: Conley ha chiesto esplicitamente se tale concetto possa celare una volontà indiretta di affrancamento dalla Nato. È stato, infatti, osservato che l’esclusione di Paesi come gli Usa da un’eventuale forza militare a trazione puramente europea potrebbe comportare il rischio di competizione o addirittura contrapposizione con la missione strategica dell’Alleanza Atlantica. Il ministro francese ha tenuto a sottolineare che il significato politico e strategico di tale linea programmatica non sarebbe in contrasto con la partecipazione dei principali Paesi europei all’Alleanza ma servirebbe piuttosto a rafforzare e armonizzare le componenti militari del vecchio continente. A supporto di tale considerazione, il ministro ha richiamato il ruolo dell’European Defence Fund e le ricadute esclusivamente “interne” all’Ue derivanti dalla scelta di finanziare la componente militare dell’Unione.

In tal senso, la Parly ha affermato che “questo momento storico è assai positivo per andare verso un maggiore sforzo di integrazione” e ha osservato che, da parte francese, “il presidente Macron lavora per una più ampia solidarietà tra i Paesi europei affinché questi siano pronti ad impegnarsi militarmente se necessario… sebbene questo richieda molto tempo e il progetto sia ad oggi solo alle battute iniziali”.

Sotto il versante dei rapporti con l’Italia, il ministro francese si è detto particolarmente soddisfatto del dialogo con la controparte italiana e della capacità di confronto su temi assai delicati come quello deli flussi migratori.

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