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Ilva, ecco cosa diremo a Mittal, Marcegaglia e Intesa Sanpaolo

Dal 31 ottobre inizierà la trattativa tra il sindacato metalmeccanico e la AM InvestCo Italy sul futuro del gruppo Ilva. Si comincerà a discutere tra le parti sul piano industriale relativo specificamente ai punti relativi ai livelli occupazionali e produttivi. Il confronto si avvia per la prima volta e non riprende, come hanno scritto e ripetuto in molti. Per quanto ci riguarda abbiamo, invece, ribadito più volte che attraverso la gestione del tavolo in questione, presso il dicastero dello Sviluppo economico, il sindacato ha la concreta possibilità di contribuire ad assicurare una prospettiva al gruppo Ilva ed un futuro alla produzione di buon acciaio in Italia. Ma perché ciò accada dovrà essere un confronto senza pregiudiziali che abbia inizio con l’azzeramento di quanto udito, pronunciato e letto rispetto alla vicenda del più importante gruppo siderurgico all’interno dei confini nazionali. E’ bene, però, ribadire che senza il consenso dei sindacati sarà impossibile chiudere l’operazione di acquisizione dell’Ilva da parte della società AM InvestCo Italy, caratterizzata dal capitale maggioritario della multinazionale Arcelor Mittal e da quello minoritario dell’italiana Marcegaglia.

NO AGLI ESUBERI

Più che da un fatto basato sulle regole imposte dalla gara pubblica per l’acquisto dell’Ilva, si tratta di una logica di puro buon senso: nessun gruppo industriale, nemmeno quello tra i più grandi al mondo nel settore siderurgico, può ipotizzare di gestire nel nostro Paese dei grandi stabilimenti produttivi, compreso quello di Taranto che è il più grande in Europa, senza l’accordo coi sindacati. Nel confronto che si va ad aprire noi saremo in condizione di dimostrare, però, che i livelli produttivi specifici abbisognino degli attuali livelli occupazionali, senza alcuna necessità di esuberi. Insomma, noi ci siederemo a quel tavolo con un’esigenza caratterizzata da coerenza, determinazione e senso di responsabilità. Ma occorre ripartire da zero, per quanto concerne soprattutto i livelli occupazionali, retributivi, contrattuali. Questo significa, e val la pena di sottolinearlo di nuovo, che non esistono le cifre circolate finora relative agli esuberi, al taglio degli stipendi e alla negazione dei precedenti inquadramenti. Il negoziato non dovrà subire il peso di pregiudiziali e veti per giungere ad un risultato che tuteli i livelli occupazionali, quelli produttivi e l’azione di ambientalizzazione.

LA CRONISTORIA DELLA VERTENZA

Nelle audizioni parlamentari che abbiamo tenuto nelle commissioni Lavoro e delle Attività produttive della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica i sindacati metalmeccanici hanno espresso il loro posizionamento rispetto alla vicenda dell’Ilva e riassunto quel che è accaduto finora al riguardo della medesima vertenza. Il Piano industriale (2018-2024) presentato da AM InvestCo per la nuova Ilva prevede, nella prima fase, una produzione di acciaio grezzo di 6 milioni di tonnellate annue con gli attuali altoforni (Afo 1-2 e 4) ed il rimanente fabbisogno di bramme/laminati con prodotti provenienti da altri stabilimenti AM – investimento complessivo di 4,2 miliardi di euro, di cui circa 1,137 miliardi per l‟ambientalizzazione e 1,25 per gli investimenti tecnici – alla realizzazione del piano ambientale (2023), l‟AFO 5 verrà riattivato per raggiungere una produzione di 8 milioni di tonnellate a Taranto ed un complessivo di prodotto finito pari a 9,5 milioni di tonnellate e con un organico complessivo per lintero gruppo di 10.000 addetti rispetto agli attuali 14.200. – realizzazione, a Taranto di un centro di Ricerca e Sviluppo che potenzierà la qualità dei prodotti e ne amplierà la gamma attraverso l‟accesso a tutte le proprietà intellettuali di ed al know-how di ArcelorMittal – interventi di upgrade degli impianti di Genove e Novi Ligure – confermate le missioni produttive degli altri centri di trasformazione e logistica. La Uilm, rispetto al Piano presentato, ha espresso le seguenti riserve: – gli interventi ambientali per i quali si dovrebbero prevedere tempi più ristretti di realizzazione, anche per anticipare la risalita della produzione di acciaio grezzo rispetto al 2024 – la determinazione dei livelli occupazionali previsti dal piano che evidenzia una contraddizione fra il decremento degli attuali addetti rispetto ad una previsione di incremento della produzione (Il gruppo Ilva nell’anno 2012 ha prodotto 8,3 milioni di tonnellate con un organico di oltre 14.500 addetti). – è inaccettabile la dichiarazione di esuberi e si richiede il passaggio di tutti i lavoratori nella nuova società subentrante. – è necessario un maggior dettaglio sui volumi produttivi dei singoli prodotti finali e sui singoli processi 8 – è necessario un maggior grado di approfondimento dell‟organizzazione del lavoro e sulla catena dei “sub contractor”. Il 29 settembre scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato le modifiche dell’AIA presentate da AM InvestCo Italy che prevede la data del 23 agosto 2013 come termine ultimo per la realizzazione degli interventi di ambientalizzazione Il 30 settembre 2017, la Commissione Antitrust Eu ha approvato, in via preliminare, l‟acquisizione di Ilva. Il 6 ottobre 2017, AM InvestCo ed i Commissari Straordinari hanno inviato la comunicazione art.47 ai ministeri interessati ed alle organizzazioni sindacali per il trasferimento di Ilva in AM. Nella comunicazione indicavano le seguenti condizioni per l‟assunzione dei lavoratori: – passaggio di soli 10.000 lavoratori determinando, di fatto, l‟esubero dei rimanenti 4.200 dipendenti – passaggio dei lavoratori senza il mantenimento dei livelli retributivi, di inquadramento e di anzianità lavorativa per tutti i lavoratori (perdita di retribuzione stimata in circa 7.000 euro lordi l’anno) – passaggio dei lavoratori solo a condizione di “rinuncia” a far valere nei confronti delle società ogni pretesa connessa a qualsiasi titolo La Uilm, insieme alle altre organizzazioni sindacali, ha respinto tale impostazione ritenendole non vincolati per l‟apertura del confronto e per il raggiungimento di un accordo sindacale. Il 9 ottobre 2017 si sarebbe dovuto tenere il primo incontro tra le organizzazioni sindacali ed i rappresentanti di InvestCo Italy per addivenire ad un accordo sui livelli occupazionali “vincolante” ai fini della procedura di cessione del gruppo Ilva. Il ministro Carlo Calenda, a seguito della comunicazione della procedura relativa all’art. 47 del 6 ottobre 2017 (i cui contenuti sono stati valutati discordanti rispetto agli impegni assunti in merito alle condizioni di passaggio dei lavoratori da Ilva a AM InvestCo Italy) ha ritenuto di rinviare l’incontro a data da definirsi. La data è stata poi fissata a martedì prossimo presso il Ministero.

CONTINUA LO STATO DI AGITAZIONE IN TUTTI GLI STABILIMENTI

Da oggi inizia un nuovo capitolo da aggiungere alla storia dell’Ilva. Ci auguriamo che possa avere un epilogo positivo. Continueremo, sia chiaro, per tutta la durata del negoziato, con lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti del gruppo Ilva e proseguendo gli incontri con le istituzioni locali.

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