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L’auto vola in Giappone

Di Monica Secondino

L’economia giapponese è da anni un grosso punto di domanda: riparte di slancio e poi delude. Il contrario dell’industria automotive: fin dagli anni ’60 il Giappone è uno dei primi tre produttori di auto al mondo. Grazie allo yen debole e alla robusta domanda globale di quattro ruote, la produzione domestica è in costante aumento dal 2012. Dei quasi 95 milioni di veicoli prodotti nel mondo nel 2016, 9,2 sono stati costruiti in Giappone: circa 5 destinati al mercato domestico mentre poco più di 4 milioni sono andati all’estero. Il 41% delle esportazioni è andato in America, il 17,7% in Europa e il 12,7% in Asia, gli ultimi due in aumento rispetto all’anno precedente.

PROFITTI RECORD

Se l’auto vola, l’economia del Giappone arranca. Gli ultimi dati del Pil sono stati deludenti: la crescita nel secondo trimestre è stata rivista al ribasso allo 0,6% rispetto all’originario 1%, soprattutto a causa dei minori investimenti aziendali. Ma ci sono un paio di fattori importanti che potrebbero cambiare le carte in tavola: i profitti delle società del Paese rispetto al Pil sono a livelli record e poi nelle casse delle aziende ci sono 4 trilioni di dollari. pronti ad essere investiti. Il surplus commerciale di agosto è migliorato, con l’export alimentato soprattutto dalla domanda asiatica nel settore chimico, dei macchinari, dei trasporti e delle attrezzature. Il premier Shinzo Abe ha indetto elezioni anticipate il 22 ottobre scorso per rafforzarsi e puntare più forte sulla ripresina. Ci è riuscito (almeno a farsi confermare) ma la Banca Centrale del Giappone mantiene le misure di stimolo monetario per sostenere l’economia, in crescita moderata grazie anche all’industria dell’auto.

L’8,3% DELLA FORZA LAVORO DEL PAESE

Toyota da sola ha una capitalizzazione in borsa pari a circa 200 miliardi di dollari, simile alla somma di quella delle tre tedesche Volkswagen, Daimler e Bmw. La Japan Automobile Manufacturers Association (Jama) fa una fotografia del settore con dati molto interessanti. Il totale degli addetti al settore auto e a quelli collegati rappresenta l’8,3% dell’occupazione totale giapponese: sono oltre 5 milioni le persone che lavorano in questo ambito. Gli investimenti in ricerca e sviluppo dell’automotive rappresentano circa il 24% di tutta la spesa in R&D di tutti i settori manufatturieri del Sol Levante.

Grazie allo yen debole e alla robusta domanda globale per auto, la produzione domestica di auto è in costante aumento dal 2012. Dei quasi 95 milioni di veicoli prodotti nel mondo nel 2016, 9,2 sono stati prodotti in Giappone: circa 5 destinati al mercato domestico mentre poco più di 4 milioni sono andati all’estero. Il 41% delle esportazioni è andato in America, il 17,7% in Europa e il 12,7% in Asia, gli ultimi due in aumento rispetto all’anno precedente.

NEXT GENERATION VEHICLES

E i consumatori giapponesi che macchine comprano? A partire dal 2009, anno in cui furono introdotti gli incentivi per l’acquisto di auto eco-friendly, la percentuale di “next generation vehicles”, all’interno dei quali rientrano auto ibride, ibride plug-in, elettriche, fuel cell, diesel puliti e veicoli ad energie alternative, è notevolmente aumentato. Nel 2016 l’immatricolazione di questi veicoli rappresentava circa il 35% del totale delle nuove auto passeggeri.

Anche le tasse annesse e connesse al settore automotive sono molto importanti per lo Stato e, per l’anno fiscale 2017, si stima rappresentino circa l’8% di tutte le entrate fiscali del Giappone. L’auto è quindi molto importante per un’economia che prova a farcela e magari è la volta buona, aspettando poi i risultati del business delle Olimpiadi di Tokyo del 2020.

(Articolo pubblicato su l’Automobile, la testata diretta da Alessandro Marchetti Tricamo ed edita da ACI)

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