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Pietro Grasso come Gianfranco Fini?

Pietro Grasso ha fatto come Gianfranco Fini, che nella scorsa legislatura si dimise dall’allora Pdl tenendosi però ben stretta la carica di presidente della Camera ottenuta all’inizio della legislatura su designazione di quel partito.

In qualche modo Grasso ha fatto anche di peggio sul piano politico. Fini aveva davanti a sé ancora mezza legislatura, per cui poteva vantare l’attenuante della carne debole. Il presidente del Senato ha invece lasciato il Pd, e relativo gruppo parlamentare, a pochi mesi dalla conclusione del suo mandato. Non ha saputo resistere, evitando le dimissioni anche dalla carica istituzionale, neppure a pochi mesi di incarico.

Eppure durante la discussione sulla nuova legge elettorale, interrompendo un senatore che gli rimproverava di avere autorizzato il ricorso plurimo alla fiducia e di essersi lasciata scappare l’occasione di lasciare il Senato quando gli fu offerta, in estate, la candidatura a governatore della sua Sicilia, Grasso aveva indossato la corazza degli obblighi istituzionali.

Il presidente del Senato, supplente del capo dello Stato quando questi è impedito, non ha accettato la candidatura alla guida della Regione siciliana, ma non ha saputo resistere alla voglia di dare una mano politica agli scissionisti del Pd lasciando anche lui il partito dell’odiato Matteo Renzi. E ciò in vista delle elezioni politiche, la cui campagna è in corso da quasi un anno.

Sarà stato un eccellente magistrato, per carità. Ma come politico e presidente del Senato l’illustrissimo Pietro Grasso non si è rivelato all’altezza delle aspettative, almeno di una parte di quelli che lo vollero quattro anni fa al vertice di Palazzo Madama e lo votarono. Peccato. Un peccato aggravato da regolamenti parlamentari che, non prevedendole, di fatto impediscono tanto legittimamente quanto curiosamente mozioni o ordini del giorno di sfiducia ai presidenti delle Camere. Alcuni dei quali però sentirono in passato lodevolmente lo scrupolo delle dimissioni nel momenti in cui cambiavano o si trovavano senza il partito di originaria appartenenza. Ma erano, appunto, altri presidenti. E altri tempi.

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