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Vi svelo i punti cardine del programma di governo del centrodestra. Parla Quagliariello

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Ho sempre pensato che nel centrodestra ci fossero molti più elementi di unione che di divisione. E il dialogo in corso lo conferma“. Parola del senatore di Idea Gaetano Quagliariello, che in questa lunga fase di trattative è stato uno dei grandi tessitori dell’alleanza ormai in rampa di lancio tra le varie forze politiche di centrodestra. “Quando si parla di programmi e proposte concrete, emerge chiaramente che su molte questioni la pensiamo allo stesso modo“, ha affermato in questa conversazione con Formiche.net l’ex ministro per le Riforme costituzionali. Che negli ultimi mesi ha organizzato con la Fondazione Magna Carta di cui è presidente una serie di iniziative per parlare di temi concreti. L’ultima delle quali – in programma il prossimo 8 novembre a Roma – avrà un titolo non casuale: “Il programma di governo per l’Italia“. Appuntamento nel quale saranno rappresentati (quasi) tutti i partiti di centrodestra e che servirà a cercare un’intesa sulle principali tematiche di carattere programmatico, dall’economia alla sicurezza, passando per la politica estera, la giustizia e l’organizzazione dello Stato (qui l’approfondimento di Formiche.net).

Fatta la legge elettorale il centrodestra ora è chiamato a lavorare su un programma condiviso per evitare di disperdere i vantaggi che il Rosatellum gli offre. E’ così?

Noi di Idea siamo stati i primi a credere nella coalizione, forse addirittura nella possibilità di creare un partito di coalizione. In tutti questi mesi abbiamo cercato di mettere insieme i vari pezzi del programma unico del centrodestra, nella convinzione che la vera partita oggi sia questa. Sulla carta il centrodestra è l’unica area politica che ha una coalizione: il nostro dovere adesso è di renderla programmatica.

A questo proposito quali sono le principali misure economiche che le forze politiche di centrodestra potrebbero condividere?

La prima è la flat tax con il tentativo di trovare una sintesi tra le varie proposte in campo. Sicuramente non potrà esserci una sola aliquota al 15% come qualcuno aveva ipotizzato. Dovrà trattarsi di una misura sostenibile e che risponda al requisito costituzionale della progressività dell’imposta: la nostra va esattamente in questa direzione.

Sempre in materia economica cos’altro proponete?

Puntiamo molto sulla legge in materia di start up giovanili con l’obiettivo di farle maturare ed evitare che chiudano una volta terminati gli incentivi. E’ necessario introdurre sgravi fiscali che siano collegati all’occupazione così dare a questa imprese la possibilità di strutturarsi in maniera adeguata e di rimanere sul mercato. Vogliamo insistere su questo aspetto per evitare di bruciare una generazione, porre un freno al fenomeno della fuga dei cervelli e sostenere l’imprenditorialità dei nostri giovani.

Sulla politica estera, invece, siete d’accordo? Basta pensare alle posizioni della Lega – per la verità parecchio ammorbidite ormai – su Europa e moneta unica.

Di uscita dall’euro mi pare non parlino più neppure nel Front National. In definitiva, siamo tutti d’accordo nel ritenere che il processo di ingresso nell’euro non sia stato affatto conveniente per il nostro Paese. Ma è certo che un’eventuale uscita – anche in virtù delle caratteristiche della nostra economia caratterizzata da una forte presenza di risparmio privato – avrebbe effetti ancora più dannosi.

E sull’Europa invece? Sembra ci siano sensibilità diverse sul punto.

Penso che si debba lavorare per arrivare alla revisione dei trattati sulla quale sono convinto si riuscirà ad arrivare a una sintesi tra gli alleati. Personalmente sono favorevole a introdurre in Costituzione la cosiddetta clausola di prevalenza che esiste ad esempio in Germania: una regola che stabilisca semplicemente la preminenza delle nostre norme costituzionali sui trattati. Per dirla con una formula del passato, vogliamo un’Europa più confederale che federale.

A proposito di cittadinanza e Ius soli siete tutti d’accordo?

La cittadinanza è un diritto personalissimo, soprattutto in un momento come questo in cui l’immigrazione non è più quella del XIX secolo quando si arrivava in un Paese e là si rimaneva. La cittadinanza deve essere una scelta: un atto consapevole di adesione ai costumi e alle leggi di una comunità nazionale che non può essere imposto dai genitori né tantomeno essere data in automatico. In Francia e Gran Bretagna gli immigrati di seconda e terza generazione si sono ribellati contro le scelte dei padri: un’esperienza che ci consiglia ancora di più di lasciare questa decisione alla persona. L’importante è che un ragazzo figlio di immigrati abbia gli stessi diritti dei giovani italiani e ciò nel nostro Paese già accade.

Ma perché nella vostra bozza di programma non compare il presidenzialismo che aveva rappresentato in passato una battaglia tipica del centrodestra?

Visto quanto successo in questa legislatura direi che sulla materia istituzionale sarebbe opportuno varare una moratoria. Meglio in questa fase astenersi dal toccare le norme relative alla forma di governo mentre, a mio avviso, rimane importante trovare una soluzione al problema dei rapporti tra Stato centrale e autonomie regionali.

Questione che i referendum in Lombardia e Veneto di domenica scorsa hanno fortemente rilanciato. Cosa proponete?

La linea emersa dal referendum è quella giusta: più autonomia per le regioni secondo quanto previsto dall’articolo 116 della Costituzione. Dobbiamo avvicinare sempre di più le regioni a statuto ordinario a quelle a statuto speciale: se si vuol salvare la specialità, bisogna che un po’ tutte le regioni diventino speciali. D’altro canto dobbiamo declinare questo concetto in maniera diversa a seconda che si parli del Nord o del Sud Italia. Nel primo caso, in alcuni ambiti, c’è bisogno di più autonomia, mentre nel secondo di più Stato. Ma lo Stato deve dimostrare di esserci.

Nella bozza di programma vi sono anche alcuni temi di carattere etico come il no all’utero in affitto. E’ sicuro che la componente liberale del centrodestra concordi con questo tipo di impostazione?

Se queste tematiche vengono sviluppate in maniera laica e non dogmatica, possono essere coniugate con il liberalismo. Quando per esempio si dice no all’utero in affitto, si dice innanzitutto sì al fatto che ogni persona sia proprietaria della propria identità. E che quindi sappia da chi deriva. Significa dire sì ai diritti dei più deboli. Declinate in questo modo, si tratta di battaglie di un liberalismo conservatore che ritene che non ci siano soltanto diritti che producono altri diritti. Ma che i diritti della persona debbano essere visti anche alla luce delle nostre radici e delle nostre tradizioni.

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