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Ecco cosa ha deciso il governo Gentiloni per i vertici di Carabinieri, Esercito, Guardia di Finanza, Polizia e Servizi

Comincia a muoversi qualcosa sul fronte delle nomine dei vertici militari e di polizia. L’ingorgo di scadenze tra gennaio e la primavera del 2018, la decisione di stabilire un triennio per i vertici delle Forze armate e per il comandante della Guardia di Finanza inserita nel Libro bianco della Difesa (che però è ancora in discussione in Parlamento) e l’applicazione di fatto del triennio avvenuta in un paio di casi con le proroghe, ha convinto il governo a modificare una norma dell’ordinamento militare (il decreto legislativo n. 66 del 2010) riguardo agli incarichi di capo di Stato maggiore della Difesa, di quelli delle Forze armate, del comandante dell’Arma dei Carabinieri e del Segretario generale della Difesa il cui mandato passa da “non meno di due anni” a tre anni non rinnovabili né prorogabili. Le proroghe diventano immediatamente esecutive visto che la norma è stata inserita in un decreto legge, anche se di fatto lo saranno al momento della scadenza degli attuali bienni.

GLI INCARICHI CHE STANNO PER CONCLUDERSI

Anche prima di questa decisione erano scontati i cambi al vertice dei Carabinieri e dell’Esercito. Sia Tullio Del Sette che Danilo Errico hanno avuto una proroga all’inizio dell’anno scorso e quindi a gennaio 2018 chiuderanno il triennio: i loro successori saranno decisi nelle prossime settimane. Si sa da tempo che i candidati al vertice dell’Arma sono i generali Riccardo Amato, 62 anni, al vertice del comando interregionale Pastrengo di Milano; Ilio Ciceri, 62 anni a dicembre, che guida il comando interregionale Podgora di Roma; Vincenzo Coppola, 63 anni, vicecomandante dell’Arma; Giovanni Nistri, 61 anni, al vertice del comando interregionale Ogaden di Napoli. Amato e Ciceri hanno più chance degli altri, ma non si può escludere nulla.

Al posto del generale Errico come capo di Stato maggiore dell’Esercito concorrono Salvatore Farina, 60 anni a novembre, alla guida del Joint Force Command della Nato a Brunssum, in Olanda, e Claudio Mora, 61 anni, sottocapo di Stato maggiore dell’Esercito. Al posto di Paolo Serra, 61 anni, Senior Security Advisor della missione Onu in Libia e braccio destro dell’inviato delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé, che nelle scorse settimane sembrava essere nella rosa, entra il generale Riccardo Marchiò, 62 anni, da un anno alla guida del Comando Forze operative terrestri e del Comando operativo dell’Esercito.

LA GUARDIA DI FINANZA

Il generale Giorgio Toschi, nominato al vertice della Finanza nell’aprile 2016 per due anni, resterà nell’incarico per un altro anno, cioè fino alla primavera del 2019. Ma il suo caso non poteva rientrare nella modifica del decreto legislativo del 2010 essendo le Fiamme Gialle non Forza armata, bensì Corpo di polizia a ordinamento militare. Infatti il decreto legge varato dal Consiglio dei ministri ha modificato anche la legge 23 aprile 1959 n. 189, cioè l’ordinamento della Guardia di Finanza, il cui articolo 4, quarto comma, ora prevede che “il mandato del Comandante generale ha una durata pari a tre anni e non è prorogabile né rinnovabile”. In questo modo tutti i vertici militari avranno pari durata.

LE ALTRE PROROGHE

Il mandato triennale consente al generale Enzo Vecciarelli, 60 anni, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, di proseguire nel mandato che sarebbe scaduto a marzo, ma quasi certamente a novembre 2018 sarà nominato capo di Stato maggiore della Difesa al posto di Claudio Graziano, che sta beneficiando di una lunga proroga decisa nel gennaio scorso per consentirgli di concorrere alla carica di presidente del Comitato militare della Nato (dov’è stato battuto) o di quello dell’Ue, che dovrà essere deciso tra poco. Alla guida della Marina resterà l’ammiraglio Valter Girardelli per un altro anno fino al giugno 2019 mentre il generale Carlo Magrassi, nominato segretario generale della Difesa nell’ottobre 2015, resterà fino all’ottobre 2018.

La definizione del mandato triennale scompagina i progetti dei candidati a succedere agli attuali vertici e tutto viene rimandato a un altro governo, quando saranno cambiati anche età e curriculum.

POLIZIA E SERVIZI SEGRETI

Non cambia molto rispetto a quanto Formiche.net ha scritto il 28 settembre. Matteo Renzi decise di limitare a due gli anni per i vertici dell’intelligence e della Ps in quel Consiglio dei ministri dell’aprile 2016 facendo scadere ad aprile 2018, quando si pensava che ci sarebbe stato un altro governo già nella pienezza delle funzioni, i mandati dei prefetti Franco Gabrielli, 57 anni, capo della Polizia, e Mario Parente, 59, direttore dell’Aisi, che invece avrebbero avuto bisogno di un mandato più lungo. Non si sa quando si voterà e dunque non si sa se in quella data il nuovo governo si sarà insediato, ma non si può giocare con la sicurezza nazionale. Ecco perché, anche grazie alla giovane età, sarebbe opportuno rinnovarli per almeno un altro biennio senza aspettare l’ultimo minuto.

DIS E AISE

Qui la situazione è diversa perché ci sono interpretazioni opposte sulla normativa da applicare. Il prefetto Alessandro Pansa, 66 anni, fu nominato direttore del Dipartimento che coordina le Agenzie di intelligence nell’aprile 2016 (anche lui per soli due anni) mentre Alberto Manenti, 65 anni, terminerà alla fine di aprile il quadriennio come direttore dell’Aise. Va ricordato che la legge del 2007 sui Servizi prevede per i vertici un incarico per un massimo di quattro anni rinnovabile una sola volta. Una tesi basata su norme secretate del comparto intelligence sostiene che entrambi, essendo in età da pensione al momento della scadenza, non possano essere prorogati; un’altra tesi, invece, sostiene che se il rinnovo avviene mentre si è in servizio, l’interessato possa restare a prescindere dall’età. E’ scontato e umano che entrambi vogliano rimanere: i servizi dipendono da Palazzo Chigi e quindi Paolo Gentiloni avrà l’ultima parola, forse anche in base a un’interpretazione autentica di quella normativa riservata.

In questa incertezza indicare i possibili candidati è sempre difficile: per il vertice del Dis è notevole l’attivismo del segretario generale della Farnesina, ambasciatore Elisabetta Belloni, 59 anni, così come si parla anche di Luciana Lamorgese, 64 anni, prefetto di Milano e già capo di gabinetto di Angelino Alfano al Viminale. Tra gli eventuali successori di Manenti in evidenza il generale Giovanni Caravelli, 60 anni, vicedirettore dell’Aise e una lunga esperienza nell’intelligence, pur se alcuni rumors inseriscono nella rosa dei papabili anche Enrico Savio, dal dicembre scorso vicedirettore del Dis. Ma sorprese sono sempre possibili.

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