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Perché sono inutili le riunioni vecchio stile per i giovani. I consigli di Papa Francesco

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“Desidero una Chiesa che sappia inserirsi nelle conversazioni degli uomini, che sappia dialogare. È la Chiesa di Emmaus, in cui il Signore ‘intervista’ i discepoli che camminano scoraggiati. Per me l’intervista è parte di questa conversazione della Chiesa con gli uomini d’oggi.” Si conclude così la breve prefazione di Bergoglio al libro curato da padre Antonio Spadaro Adesso fate le vostre domande (Rizzoli, euro 19,50) che raccoglie alcune interviste e alcuni dialoghi di Papa Francesco con lo stesso Spadaro, con i gesuiti, i padri superiori, durante i suoi viaggi apostolici, dall’inizio del pontificato fino a pochi mesi fa.

Sono parole importanti quelle che Francesco firma a conclusione della prefazione, perché indicano la necessità della conversazione con gli uomini d’oggi. Ad esempio, arrivando all’incontro con i superiori generali di Ordini e Congregazioni, l’ultima conversazione contenuta nel libro e risalente al 25 novembre 2016, Spadaro ci fa sapere che il papa arrivò in ritardo ed esordì così: “Scusate per il ritardo. La vita è così: piena di sorprese. Per capire le sorprese di Dio bisogna capire le sorprese della vita. Grazie tante”. Ogni occasione è importante per capire Bergoglio e la sua capacità, o meglio la sua necessità di sentirsi nel tempo, non arroccato nel suo spazio. Stare nel tempo, questa è la missione della sua Chiesa che vuole conversare con questa umanità scoraggiata come Gesù conversò con i discepoli che camminavano scoraggiati.

Il libro sarà presentato domani pomeriggio alla Civiltà Cattolica da padre Antonio Spadaro con Piero Badaloni e Ferruccio De Bortoli. E il discorso verterà proprio su questo tema: perché Bergoglio ha cambiato comunicazione, da arcivescovo non dava interviste e ora invece le rilascia con una certa facilità? La risposta in parte sta nella prefazione del papa: il vescovo di Roma deve indicare alla Chiesa universale l’urgenza di comunicare con gli uomini di oggi, di conversare con loro. Lui non può più sperare di avere un rapporto diretto con loro andando nelle tante periferie di Buenos Aires, in metropolitana, tra i cartoneros, ora che è papa deve comunicare con loro anche tramite i media, e incontrando giornalisti, tanti, non solo quella Francesca Ambrogetti che per prima lo convinse a mettersi seduto davanti a un microfono e registrare un libro intervista, del quale all’attuale papa piacque tutto tranne la copertina, apprendiamo da lui stesso.

L’urgenza che avverte Bergoglio è l’urgenza che avverte anche il mondo: una Chiesa che parli con lui, che lo capisca in quest’epoca di mezzo. Mentre molti intorno a lui si ostinano a desiderare e proporre una Chiesa-giudice al di fuori e al di sopra della storia, lui ha capito che in questo tempo di mezzo, tempo di globalizzazione di profittatori e quindi senza radici ma senza possibilità di ritorno al passato, il mondo ha bisogno di un’etica globale per sconfiggere la paura e quindi evitare di rintanarsi nell’odio. Odio per i migranti, odio per l’altro, odio per le donne, odio così terrorizzato e viscerale da diventare odio anche per i bambini. A questo mondo che odia perché impaurito Bergoglio propone un’anima globale, quindi rispettosa dell’altro, ma nel quale la Chiesa prenda “il Vangelo senza calmanti”, come è intitolata la sua citata ultima conversazione. Qui Bergoglio dice una cosa importantissima che spiega il suo attaccamento totale al discernimento: “Le cose statiche non vanno. Soprattutto con i giovani. Quando io ero giovane la moda era fare riunioni. Oggi le cose statiche come le riunioni non vanno bene. Si deve lavorare con i giovani facendo cose, lavorando, con le missioni popolari, il lavoro sociale, con l’andare ogni settimana a dar da mangiare ai senzatetto. I giovani trovano il signore nell’azione. Poi, dopo l’azione si deve fare una riflessione: ma la riflessione da sola non aiuta: sono idee… solo idee. Dunque due parole: ascolto e movimento”.

Leggendo questo libro, che parte o per meglio dire riparte dalla celebre intervista di Papa Francesco ad Antonio Spadaro dell’agosto 2013, un’intervista programmatica che rileggere oggi fa molto bene per capire meglio dove stia andando la Chiesa, si capisce molto bene quanto questo pontificato sia nel pieno della nostra storia, quasi offrendoci un argine alle derive che si affollano in noi e attorno a noi. “Oggi Dio ci chiede questo: di uscire dal nido che ci contiene per essere inviati”. Domani a La Civiltà Cattolica ne sapremo certamente di più.

 

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