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Una sfida (europea) chiamata Brexit. Il libro di Capezzone e Punzi

Edmund Burke Daniele Capezzone, mattarellum

Una lettura controcorrente della Brexit e dello stato di (non) avanzamento del processo di integrazione europea da cui emerge la distanza sempre più marcata tra popoli ed “esperti” e tra cittadini ed establishment. E’ questo uno degli aspetti di maggior interesse del libro dal titolo “Brexit. La sfida – Il ritorno delle nazioni e della questione tedesca” edito da Giubilei Regnani e scritto dal deputato di Direzione Italia Daniele Capezzone e dal giornalista di Radio Radicale Federico Punzi, due firme di Formiche.net.

LA PRESENTAZIONE

Il libro – che arriverà nelle librerie italiane a fine mese, ma è già acquistabile online – sarà presentato giovedì 26 ottobre a Roma presso la sede romana di “New Direction Italia”, il ramo italiano della “New Direction Foundation”, la fondazione culturale europea creata a suo tempo con il patrocinio della signora Thatcher (qui il sito europeo). Oltre agli autori, saranno presenti all’appuntamento l’economista e filosofo Lorenzo Infantino, il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, la giornalista Maria Giovanna Maglie e il conduttore di Matrix Nicola Porro.

IL LIBRO

Il volume ha l’obiettivo di far emergere l’altro lato possibile del voto per la Brexit, dopo il quale in Europa è prevalsa un’opinione ostile e di condanna delle scelte del popolo e del governo britannico. Secondo gli autori, in troppi non hanno voluto cogliere alcuni punti di fondo: l’insoddisfazione per un’Ue vissuta come luogo di vincoli e di opacità burocratica, il desiderio popolare di interloquire con un ceto politico direttamente “accountable”, a cui si possa immediatamente chiedere conto delle scelte economiche e sull’immigrazione e la richiesta di un’Europa che rispetti e valorizzi le diversità e non pretenda di imporre una gabbia di omogeneità dalla Finlandia al Portogallo, contro la storia e la geografia.

GLI ANGLOSASSONI E GLI EUROPEI

In sottofondo, c’è anche l’antica e mai risolta questione del contrasto tra un mondo anglosassone storicamente capace di scommettere sulla libertà, sulla competizione, sul confronto tra soluzioni diverse, e una consolidata tendenza dell’Europa continentale a costruire sistemi politici ed economici consociativi, bloccati, rigidi. A ben vedere, dunque, in palio non c’è solo il nuovo equilibrio che si verrà a creare tra Londra e Bruxelles. Ma anche – e per l’Italia soprattutto – la capacità di cogliere l’occasione Brexit per ridiscutere le stesse regole europee, per costruire alleanze dinamiche e intelligenti, salvo altrimenti accettare come destino irreversibile il predominio franco-tedesco, con l’Italia in funzione nettamente gregaria.

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