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Brandmuller, Negri e gli ultimi borbottii dei cattolici tradizionalisti

Walter Brandmüller

“È opinione, diffusa tra molti cattolici, che occorre rendere omaggio all’enciclica Humanae vitae pubblicata nel 1968, un documento dottrinale il cui carattere profetico col passare del tempo è stato riconosciuto anche da importanti pensatori non cattolici. Con essa Paolo VI mise un temporaneo punto finale a una serie di affermazioni dottrinali sul tema contraccezione, iniziata da Pio XI con Casti Connubi e poi proseguita da Pio XII e da Giovanni XXIII“, fino ad essere “riprese da Giovanni Paolo II, che le ha sia sviluppate sia approfondite”.

IL CONVEGNO DEI TRADIZIONALISTI CATTOLICI

È il preambolo del discorso tenuto dal card. Walter Brandmuller (nella foto), il porporato tedesco tra i quattro firmatari dei Dubia inviati a Papa Francesco sull’esortazione apostolica Amoris Laetitia, sabato 28 ottobre in apertura di un convegno organizzato da Voice of the Family, “una coalizione di 25 associazioni costituita per difendere l’insegnamento cattolico sulla famiglia”, all’Angelicum di Roma, la Pontificia università San Tommaso d’Aquino di proprietà dei domenicani.

Il luogo potrebbe ormai riconoscersi come un punto di ritrovo delle voci di dissenso nei confronti di Papa Francesco all’interno della Chiesa cattolica. Già infatti a metà dello scorso mese vi era stato, in occasione della ricorrenza per la pubblicazione della Summorum Pointificum, la lettera di Benedetto XVI volta a riscattare la celebrazione della messa in rito romano, un ampio convegno a cui parteciparono molte delle personalità individuabili tra gli esponenti della frangia di opposizione a Papa Francesco (qui l’articolo di Formiche.net). Proprio alcuni giorni prima di quel convegno veniva promulgata dal Papa la lettera apostolica Magnum Principium, sul tema della riforma liturgica, e sulla quale soltanto pochi giorni fa si è consumato l’ultimo scontro proprio tra Bergoglio e il cardinal Robert Sarah, colui che viene indicato come il capofila dei tradizionalisti (qui l’approfondimento di Formiche.net).

L’HUMANAE VITAE E LE DISPUTE SULLA CONTRACCEZIONE

Questa volta, invece, l’oggetto del convegno è l’Humanae Vitae di Paolo VI, l’enciclica che, come ha affermato Brandmuller in apertura del convegno, “pose dottrinalmente fine alla disputa, portata avanti con grande fervore anche all’interno della Chiesa cattolica, sulla liceità o la condannabilità morale della contraccezione artificiale”, e che in questo modo “suscitò una violenta ondata di proteste anche in seno alla Chiesa”.

Papa Francesco, proprio su questa, a cinquant’anni dalla sua promulgazione, ha di recente creato una commissione di studi volta a ricostruirne “l’iter compositivo”, come dichiarato alla Radio Vaticana da mons. Gilfredo Marengo, il religioso che Bergoglio ha chiamato alla guida del gruppo. Questo convegno, come affermato durante gli interventi, vorrebbe così offrirsi come “un contributo esterno”, ma ciò che è chiaro è che, al centro degli interventi, vi è l’esternazione di un marcato dissenso nei confronti di quella che è vista come una tendenza, nel cammino di riforma intrapreso in Vaticano, sui temi di morale sessuale e sulla visione cattolica, fondamentale, della famiglia. In aperta opposizione, cioè, a ogni interpretazione troppo “lassista” che potrebbe generarsi.

LA CASTI CONNUBI, IL CONCILIO VATICANO II E L’AMORIS LAETITIA

Per inquadrare la pubblicazione di Paolo VI bisogna risalire però indietro nei decenni, nel pieno del Concilio Vaticano II, oltre che nei successivi anni della rivoluzione studentesca. Anche se la disputa, in realtà, si origina ancor prima, a partire cioè dalla formulazione dell’enciclica Casti Connubi di Pio XI nel dicembre 1930, sulla sacralità del matrimonio cristiano, e alle parallele presa di posizione invece in favore della contraccezione, sempre nel 1930, da parte della Church of England. Che in questo modo, ha spiegato Brandmuller, ha assunto “un ruolo guida nell’influenzare l’opinione nel mondo non cattolico”. Scontro che proseguirà fino ad oggi, arrivando, per l’appunto, all’Amoris Laetitia di Papa Francesco, e alle paventate possibilità di schieramenti “aperturisti”, su alcune questioni, da parte delle singole conferenze episcopali.

“Non può essere ignorato”, ha affermato il porporato, il fatto che vi fosse “il concetto dell’etica situazionale” alla base delle posizioni, assunte dall’Usa Federal Council of Church nel ’61, in favore dell’idea che “contraccezione e astinenza periodica possano essere moralmente giuste quando sono giusti i motivi”, adottate subito dopo “anche da teologi cattolici”. Visto che le stesse “sarebbero poi penetrate anche nella teologia morale cattolica”. Così accadde che “anche il Concilio Vaticano II fu costretto ad occuparsi della contraccezione”, e “durante i dibattiti, nell’aula conciliare si fecero sentire addirittura delle voci cattoliche che chiedevano l’adozione del punto di vista protestante statunitense”. In riferimento cioè ai vari cardinali che si trovavano su posizioni favorevoli ai metodi contraccettivi o al controllo delle nascite, e che Paolo VI ignorò nella stesura della sua enciclica. Alcuni di questi, in seguito, invitarono i fedeli a non seguirne gli insegnamenti.

I RELATORI DEL CONVEGNO, CONCLUSO DA MONS. NEGRI

Al convegno, tra i relatori hanno preso parte alcuni dei firmatari della correzione filiale al Papa, come lo storico Roberto De Mattei, il teologo dell’ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata Serafino Lanzetta, o il filosofo austriaco Josef Seifert, licenziato dall’arcivescovo di Granada dalla sua cattedra dell’Accademia Internazionale di Filosofia, accademia peraltro da lui stesso fondata, sempre a causa delle posizioni critiche verso l’Amoris Laetitia. A chiudere l’evento mons. Luigi Negri, l’ex arcivescovo di Ferrara, dimissionato dal suo incarico da Bergoglio a luglio dell’anno scorso. Negri, il marzo scorso, rilasciò a un sito web un’intervista piuttosto dura, in cui denunciava “gravi responsabilità per le dimissioni di Benedetto XVI“, e dove veniva toccato anche il tema dell’Amoris Laetitia.

IL RETROTERRA DI AMORIS LAETITIA NEI TEOLOGI CONTRO PAOLO VI

Gli interventi sono volti a ricostruire storicamente le vicende, all’interno e all’esterno delle mure vaticane, o a definire le questioni morali dal punto di vista strettamente teologico e filosofico. Riprendendo il filo dell’introduzione del cardinale Brandmuller, De Mattei ha fatto emergere che “negli anni ’50 e ’60 iniziò, all’interno della Chiesa cattolica, un processo di sovvertimento della morale tradizionale”, con una sua rifondazione “sulla persona piuttosto che sulla realtà oggettiva della natura”. Così che “la regola morale non è più oggettiva” ma “personale”, e la coscienza individuale diviene la norma sovrana della moralità”, fino ad affermare anni dopo, sui dizionari di teologia morale, che “la vera natura umana è di non avere natura”. “Un’anticipazione delle teorie del gender”, ha aggiunto, contrariato, De Mattei.

LE CONSEGUENZE SOCIALI DELLA RIVOLUZIONE DEI COSTUMI

Dal punto di vista delle conseguenze invece, “il risultato” della “rivoluzione nella mentalità e nei costumi è stato l’incremento dei rapporti prematrimoniali e delle convivenze, il rinvio e la diminuzione dei matrimoni, la posticipazione del primo figlio, l’incremento dei figli nati fuori dal matrimonio, la riduzione del tasso di fertilità a un livello inferiore al tasso di sostituzione – 2,1 figli per coppia – ma anche l’aumento dei divorzi e la dissoluzione delle famiglie”. In tutto ciò, però, la vera preoccupazione è rivolta al fatto che “Amoris Laetitia sembra segnare una rivincita degli sconfitti del ‘68”, in quanto è “un documento che ha il suo retroterra culturale nelle posizioni dei teologi che contestarono l’enciclica di Paolo VI”. E se ciò che questi “nel ’70 proponevano” era di “rileggere l’Humanae Vitae alla luce delle dichiarazioni delle conferenze episcopali del tempo”, oggi “ciò che viene proposto dai neo-modernisti è di rileggere l’Humanae Vitae alla luce della Amoris Laetitia“.

IL DISSENSO A PAOLO VI E QUELLO A PAPA FRANCESCO

I teologi accusati dai relatori infatti, ha in seguito spiegato padre Serafino Lanzetta, sosterrebbero che il testo di Bergoglio presenta un “cambio di paradigma”, fino al punto di portare “a una sdrammatizzazione della sessualità che si era affermata negli ultimi secoli”. Alla luce cioè delle “osservazioni scettiche di Papa Francesco circa la sopravvalutazione di una teoria morale deduttiva” da cui “ricavare una soluzione a tutti i possibili casi”, stando al giudizio di questi teologi, uno su tutti il tedesco Eberhard Schockenhoff, “consigliere teologico di alcuni prelati tedeschi”. Aprendo in questo modo a “una revisione della dottrina morale sulla contraccezione, privilegiando un approccio personalistico alla morale e non più neoscolastico o essenzialista”.

In tutto ciò, ha proseguito De Mattei rivolgendosi a chi propone un parallelo tra il dissenso all’Humanae Vitae e quello a Papa Francesco, “l’errore dei cattolici del dissenso del 1968 non stava nel resistere a Paolo VI, ma nel rifiutare l’insegnamento perenne della Chiesa, di cui il Papa era in quel momento portavoce”. Mentre “chi oggi critica la Amoris Laetitia, come i cardinali dei Dubia e gli autori della Correctio Filialis, non intende opporsi al Papa, di cui riconosce la suprema autorità, ma a un documento che contraddice la tradizione della Chiesa”. Considerato che, ha aggiunto, “la papolatria non fa parte della Chiesa cattolica”.

L’ANNUNCIO DI UNA NUOVA ACCADEMIA PER LA VITA

Durante l’evento è stata inoltre annunciata la nascita di una nuova accademia per la vita denominata JAHLF (John Paul II Academy for Human Life and the Family). L’istituto, come si legge anche sul sito diretto da De Mattei Corrispondenza Romana, “inevitabilmente si pone come contraltare della nuova accademia bergogliana”, ed è formato da alcuni ex-membri dell’Accademia per la Vita, esclusi dopo la riforma dell’istituto pontificio effettuata da Francesco (qui l’approfondimento di Formiche.net).

Un vero e proprio guanto di sfida, insomma, che però non è ben chiaro a cosa porterà in futuro. Ma non a caso il discorso di De Mattei, prima di terminare sostenendo che “chi si propone di reinterpretare la Humanae Vitae per giungere alla conclusione che in qualche caso è possibile ammettere l’uso di contraccettivi artificiali nega una verità definita dalla Chiesa e non può che essere definito eretico”, ha affermato: “La battaglia evidentemente continua”.

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