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Come la rivoluzione tecnologica ha già cambiato il mondo del lavoro

biagi, lavori del futuro Sacconi

Il mondo del lavoro continua a cambiare a una velocità supersonica – minimamente immaginabile fino a qualche tempo fa – in primis, ma non solo, per via della rivoluzione tecnologica e robotica ormai in corso. La quale sta già trasformando, e trasformerà sempre di più, i paradigmi tipici del XX secolo, che oggi sono stati rimessi completamente in discussione se non, addirittura, direttamente superati. Una svolta epocale che, ovviamente, è destinata a intensificarsi ogni giorno che passa, alla quale tutti i soggetti coinvolti – la politica, le imprese, i sindacati – sono chiamati a prendere le misure nel più breve tempo possibile. Per adeguare le regole e i processi al mondo che cambia.

L’APPUNTAMENTO

E’ stato questo il filo conduttore intorno al quale si è dipanato il dibatitto di questa mattina alla Camera dei Deputati in occasione della quinta edizione del Forum del Public Affairs organizzato da Comunicazione Italiana (qui il programma completo dell’evento). Un appuntamento nato con l’obiettivo di favorire il dialogo tra decisori pubblici, associazioni di categoria, aziende e sindacati e di facilitare, così, una contaminazione positiva tra questi diversi mondi, nell’ottica di arrivare a possibili soluzioni condivise. La mattinata – introdotta dai saluti dal presidente e fondatore di Comunicazione Italiana Fabrizio Cataldi e dal keynote speech del vicepresidente della Camera Marina Sereni – si è articolata in due diverse tavole rotonde: la prima era specificatamente dedicata alle tematiche del lavoro, mentre la seconda si è invece concentrata sull’attività di relazioni istituzionali e di rappresentanza degli interessi. Una funzione, quest’ultima, che riveste un ruolo fondamentale quando si parla di dialogo tra politica e tessuto produttivo e imprenditoriale.

IL LAVORO CHE CAMBIA

Al primo panel è intervenuto, tra gli altri, anche l’ex ministro del Lavoro e attuale senatore Maurizio Sacconi (nella foto), che ha sottolineato, senza tanti giri di parole, quanto siano stati pervasive le trasformazioni degli ultimi anni. Alle quali – ha affermato – occorre rispondere in modo coraggioso, senza fossilizzarsi su vecchi tabù e totem oggi definitivamente da superare. O, quantomeno, da rivedere in profondità. In questo senso Sacconi ha rilevato come, per prima cosa, si debba favorire il contratto rispetto alla legge. La quale – ha dichiarato – “non rappresenta più lo strumento ideale per governare il lavoro“. Che evolve e cambia così rapidamente da risultare ingestibile attraverso lo strumento normativo: “La legge deve garantire i diritti fondamentali, come l’equo compenso e la salute, mentre il contratto – individuale, aziendale o nazionale – deve disciplinare tutto il resto“. Dall’altra parte l’ex ministro ha difeso a spada tratta l’alternanza scuola-lavoro, di cui tanto si è parlato – spesso anche a sproposito – nelle ultime settimane. “E’ importantissima ma parlare di lavoro può essere fuorviante“, ha commentato Sacconi. Per il quale “lo stare in azienda è scuola a tutti gli effetti. Gli studenti vengono mandati nelle imprese per imparare soprattutto l’attitudine al risultato e al rispetto delle regole”.

LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA E IL PUBLIC AFFAIRS 4.0

Una rivoluzione, quella tecnologica, che sta inevitabilmente trasformando in profondità anche il lavoro di chi, per professione, si occupa di tenere i rapporti tra imprese e decisori pubblici. “L’innovazione ha imposto un cambiamento radicale sia all’attività di comunicazione che di pubblic affair“, ha commentato il responsabile Affari istituzionali centrali di Enel Giuseppe Meduri, per il quale, oggi più che mai, “occorrono competenze multidisciplinari e un assiduo lavoro di mappatura“, anche per decrittare la miriade di informazioni presenti sulla rete.

Cambiamenti che, a maggior ragione, stanno interessando chi esercita questa attività in un’azienda tecnologica, ha spiegato il direttore delle Relazioni istituzionali di Ibm Italia Alessandra Santacroce. Per la quale – a fronte di questi continui progressi – è necessario “accompagnare e gestire l’innovazione affinché il Paese rimanga competitivo“. A tal proposito – ha continuato – non si può prescidendere da un “costante adeguamento normativo e regolatorio“, per varare il quale bisogna prima di tutto che il legislatore conosca gli argomenti e capisca di cosa si sta parlando. Ed è in questo senso che diventa ancor più centrale l’attività di pubblic affair: “Chi cura le relazioni di un’azienda tecnologica, deve fornire al decisore pubblico tutti gli elementi utili ai fini della decisione“. Che, ovviamente, rimane di esclusiva responsbilità delle istituzioni.

 

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