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Cosa stanno studiando Gentiloni e Minniti con le comunità islamiche. Parla Pallavicini (Coreis)

IMAM YAHYA PALLAVICINI

Entro la fine della legislatura il Governo italiano potrebbe siglare un’intesa con le comunità islamiche italiane riunite in una piattaforma unica. Questo è quello che dice a Formiche.net il presidente della COREIS l’Imam Yahya Pallavicini a margine del convegno “Dono e Dialogo – Dall’India al cuore dell’Italia”, tenutosi nella sala Capitolare in Piazza della Minerva in occasione della Festa della Luce, festività indiana che celebra il trionfo della luce sulle tenebre.

“Con il ministro Minniti stiamo lavorando ad un accordo giuridico tra i fedeli di culto islamico e lo Stato Italiano. Stiamo lavorando alla creazione di un interlocutore unico: una piattaforma che sappia far convergere voci affidabili, serie e storicamente riconosciute capaci di unirsi nel segno del pluralismo dei musulmani”, ci dice l’Imam Pallavicini. “La creazione di un interlocutore serio, unico e plurale può essere la via per quella famosa intesa della quale si parla da troppo tempo senza arrivare ad una conclusione soddisfacente”. L’assenza di un’unica voce riconosciuta è probabilmente la questione che ha più rallentato la sigla di un’intesa tra lo Stato e l’Islam italiano, così come da dettato costituzionale.

Ma quali saranno le associazioni che faranno parte di questa piattaforma? “L’interlocutore unico prevede la convergenza di 4 enti: la Moschea di Roma, la COREIS Italiana, l’UCOII e la Confederazione Islamica Italiana che, anche su spinta del Governo del Marocco, cerca di incentivare l’integrazione soprattutto dei marocchini che sono la maggior parte dei musulmani in Italia con una sensibilità diversa dalle altre”, continua il Presidente di COREIS. “Queste quattro realtà, che sono già parte del tavolo istituzionale del ministro Minniti, potrebbero rimanere distinte ma unirsi in una piattaforma di rappresentanza e così si creerebbe un interlocutore unico ma plurale. Questo è l’auspicio di molti politici. Il Governo sembra disponibile anche con noi dopo aver siglato un’intesa con gli Indù e con i buddisti”.

Questa piattaforma, però, lascerebbe fuori tutte quelle associazioni di culto più piccole che non vorranno dissolversi in questo unico Ente. “La Costituzione prevede che ogni associazione può richiedere il riconoscimento giuridico ed essere riconosciuto come Ente morale di culto. Questo lo prevede l’ordinamento dello Stato Italiano”, conclude l’Imam Pallavicini – “Potrebbero esserci associazioni riconosciute e non facenti parte di questa piattaforma, ma dovranno chiedere di siglare un’intesa separatamente così come fatto dai buddisti. Quello che vogliamo chiedere, però, in vista delle prossime, imminenti, elezioni politiche è di non problematizzare i musulmani. Il rischio, quando si parla di diritti è che per i musulmani si debbano trovare delle procedure speciali. La specificità dei musulmani va integrata nel contesto culturale, giuridico e sociale italiano ma bisogna evitare di rendere ancora più complessa e problematica l’integrazione dei musulmani con percorsi speciali”.

Il convegno ha ospitato importanti autorità politiche e spirituali tra le quali: Paramahamsa Svami Yogananda Ghiri, Fondatore dell’Unione induista italiana, Luigi Manconi, Presidente della Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Lucio Malan, Questore del Senato della Repubblica, Reenat Sandhu, Ambasciatrice dell’India a Roma, Ruwanthi Delpltlya, Ministro e Capo cancelleria, Ambasciata dello Sri Lanka a Roma, Riccardo Di Segni, Rabbino Capo dei Roma, Giorgio Raspa, Presidente dell’Unione Buddista italiana, Mons. Michael Santiago, Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso e Gian Carlo Caselli, Presidente dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes.

La “festa della luce” è stata celebrata attraverso un dono. La comunità induista ha donato 10mila euro all’Osservatorio presieduto da Gian Carlo Caselli. Sono molti i lavoratori di origine indiana presenti nel tessuto economico italiano, molti di questi sono impiegati nel settore agroalimentare. “Molti lavoratori indiani subiscono condizioni di lavoro ai limiti della legge”, dice il Presidente Gian Carlo Caselli. “Talvolta subiscono un vero e proprio sfruttamento, vittime del caporalato”. A testimonianza di ciò il prossimo report sulle agromafie, redatto grazie alla collaborazione tra Eurispes e Coldiretti, dedicherà un capitolo alla presenza della comunità indiana in Italia. “Una società funziona se ci sono dei rapporti legali ed equi ma soprattutto funziona se c’è uno spontaneo rapporto di solidarietà al di là di ogni obbligo”, dice a Formiche.net il padrone di casa Lucio Malan. “Sarà opportuno promuovere la pacifica e fruttuosa convivenza tra le varie realtà tenendo presente le diversità e i problemi che emergono da alcune di queste. Chi si trova in Italia oggi deve trovarsi nelle condizioni di comprendere la nostra società, rispettare e veder rispettare le nostre leggi e poter praticare la propria religione e la propria fede”.

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