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Green Economy, una risposta alla crisi

Giorgio Quagliuolo

La green economy è un forte fattore di competitività ed è stata in questi anni di crisi la migliore risposta per guardare avanti e affrontare le sfide del futuro. Lo dimostrano i numeri di GreenItaly 2017, il rapporto della Fondazione Symbola e Unioncamere promosso in collaborazione con il Conai e presentato oggi a Roma, alla presenza del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Sono infatti 355 mila le aziende italiane, oltre il 27% del totale, che dal 2011 hanno investito in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Una quota che sale al 34% nell’industria manufatturiera, dove questo orientamento si conferma un driver strategico per il made in Italy, traducendosi in maggiore competitività, crescita delle esportazioni, dei fatturati e dell’occupazione.

All’industria verde nazionale si devono, infatti, già quasi 3 milioni di occupati, il 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Dall’economia green arriveranno anche quest’anno 320 mila green jobs. Insieme all’occupazione, cresce anche il fatturato: i quasi tre milioni di occupati contribuiscono alla formazione di quasi 200 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 13% del totale complessivo.

Il salto competitivo e innovativo che la green economy riesce a far compiere alle imprese, dipende in larga misura dagli investimenti green in ricerca e sviluppo: nell’area aziendale della progettazione e della ricerca i green jobs rappresentano il 60% delle assunzioni èreviste per il 2017: ingegneri energetici, agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, installatori di impianti a basso impatto, ecc.

“Emerge con sempre maggiore forza la necessità di un’economia più sostenibile e a misura d’uomo – ha affermato il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci – Per andare in questa direzione occorre un’economia che incroci innovazione e qualità con valori e coesione sociale; ricerca e tecnologia con design e bellezza; industria 4.0 e antichi saperi. La green economy è la frontiera più avanzata per cogliere queste opportunità. È l’Italia che fa l’Italia”.

Ricerca e sviluppo, d’altra parte, sostengono i risultati in termini di fatturato e di export. Nel 2016 le medie imprese manufatturiere che hanno investito in ricerca hanno incrementato il loro export nel 49% dei casi e il loro fatturato è aumentato, fra il 2015 e il 2016, nel 58% di queste imprese. Queste imprese, comprese le piccole e le medie, hanno spinto l’intero sistema produttivo nazionale verso una leadership europea nelle performance ambientali.

L’Italia si posizione ai primi posti in Europa anche nella gestione dei rifiuti. Secondo gli ultimi dati Eurostat, il nostro Paese è quello che, dal 1998 al 2014, ha visto il maggior incremento di imballaggi avviati a riciclo (+4,4 milioni di tonnellate). Nel solo 2016 è stato avviato a riciclo oltre il 67% degli imballaggi (acciaio, alluminio, carta, legno plastica e vetro) immessi al consumo per un totale di 8,2 milioni di tennellate.

“Le leve su cui puntare per impostare il futuro del settore del riciclo degli imballaggi – ha detto il presidente del Conai Giorgio Quagliuolo (in foto) – riguardano il rafforzamento delle peculiarità del sistema CONAI/Consorzi: natura privatistica e senza scopo di lucro, rispetto dei principi di trasparenza e universalità e garanzia del ritiro a qualsiasi condizione di mercato sull’intero territorio nazionale. Le disposizioni contenuto nella Legge sulla Concorrenza dell’agosto 2017, indeboliscono il sistema e rendono complicato il raggiungimento degli obiettivi di recupero e riciclo previsti al 2025 e al 2030 in discussione a Bruxelles. due gli aspetti prevalenti: il riconoscimento di sistemi autonomi su mera base documentale e la sospensione immediata del versamento del contributo ambientale. L’auspicio – ha concluso Quagliuolo – è che si preveda un controllo puntuale sull’effettivo raggiungimento delle performance ambientali ed economiche, anche ricorrendo ad un sistema sanzionatorio laddove queste non vengano garantite”.

Concludendo i lavori, il ministro Carlo Calenda ha annunciato che si sarebbe recato in Parlamento dove, insieme al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, avrebbe riferito sugli esiti della consultazione pubblica sulla nuova Strategia Energetica Nazionale. Questa prevede  interventi per ridurre la spesa energetica per effetto dell’efficienza e dell’evoluzione tecnologica. Per quanto riguarda l’ambiente l’Italia, in linea con i nuovi obiettivi operativi al 2030 a livello UE, dovrà tener conto dei risultati della COP21 di Parigi, prevedendo investimenti crescenti in efficienza energetica e ulteriore impulso alle energie rinnovabili.

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