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Ilva, i consigli di Federmanager a governo, Mittal e Marcegaglia

Stefano Cuzzilla, Federmanager

Che cosa bisogna fare con l’Ilva, alle prese con lo spauracchio di 4.000 esuberi, come da piano industriale dei nuovi proprietari di Am Investco (Arcelor Mittal e gruppo Marcegaglia)? Secondo Federmanager bisogna fare in fretta, possibilmente azzeccando la scelta più idonea. Strada stretta, strettissima per un’azienda da 10 anni sull’ottovolante (qui l’ultimo speciale di Formiche.net sul lento e difficile risanamento dell’Ilva) e oggi minacciata da una vertenza sindacale al Mise interrotta dopo i tagli proposti dalla nuova proprietà. Eppure in un documento a firma Federmanager e consultato da Formiche.net, la soluzione c’è.

IL TEMPO CONTA

Se l’argomento in questione è l’Ilva allora per i manager, che già in passato hanno presentato proposte ad hoc per il rilancio dello stabilimento e oggi ascoltati in commissione Attività produttive alla Camera, allora la variante tempo è fondamentale. “L’attuale andamento economico complessivo sembra dare segnali di ripresa congiunturale e, conseguentemente, si prospettano le condizioni per una ripresa anche del mercato dell’acciaio”, scrive l’associazione guidata da Stefano Cuzzilla. “Occorre, quindi, prendere una decisione definitiva in tempi brevi su quale sia la migliore opzione industriale per il rilancio di Ilva, al fine di cogliere le opportunità che una congiuntura favorevole può offrire per riconquistare le quote di mercato perse in questi anni e recuperare il gap qualitativo e dimensionale accumulato da Ilva rispetto alla concorrenza”.

PUNTARE SU UOMINI E MACCHINE

Ma come fare, nel concreto, a invertire la rotta? “Per poter credere realmente nel recupero delle posizioni di mercato di Ilva occorre, in ogni caso, investire da subito nell’innovazione degli impianti e puntare sulla valorizzazione delle risorse professionali qualificate di cui l’azienda dispone”, consiglia Federmanager. “Considerando che l’attuale capacità di produzione a caldo di Ilva si attesta a 6 milioni di tonnellate”, è il ragionamento dei manager, “a causa del blocco parziale degli impianti per le necessarie opere di ambientalizzazione, nella valutazione del nuovo piano industriale e ambientale al 2023 da parte del soggetto subentrante (Am Investco, ndr), riteniamo che non si possa prescindere dalle indicazioni di cui sopra”.

UNIRE LE FORZE

Certo, se ci si concentrasse tutti insieme sul problema, sarebbe anche più semplice venirne a capo. Il fatto, dicono i manager italiani, è che una volta tanto dirigenti, governo, sindacati e nuova proprietà dovrebbero lavorare gomito a gomito. “Dalla consapevolezza di questa realtà nasce il nostro auspicio che l’ancora vivo dibattito politico in corso, consenta una unità di intenti tra governo ed istituzioni locali al fine di armonizzare le soluzioni tecnicamente percorribili per l’eco-compatibilità del sistema produttivo nella nuova e prossima gestione aziendale, coerentemente a quanto fatto in Europa in simili contesti industriali”.

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