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Kim Yo-jong, che cosa significa l’ascesa della sorella di Kim Jong-un nel gotha del potere in Corea del Nord

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Mentre Donald Trump formula nuove minacce via Twitter contro la Corea del Nord, Kim Jong-un non demorde e si prepara allo scontro facendo ascendere nel gotha del potere del regno eremita la sorella minore Kim Yo-jong.

L’annuncio rimbalza tramite un comunicato dell’agenzia di stampa KCNA, che riferisce della sessione del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori della Corea del Nord svoltasi ieri. Un appuntamento di cui il caro leader ha approfittato non solo per un rimpasto delle gerarchie, ma anche per lanciare un messaggio di sfida al mondo.

Nel Politburo, organo supremo del partito unico, entra, insieme a Kim Yo-jong, anche il ministro degli esteri Ri Yong-ho, premiato tra le altre cose per il fiero discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dello scorso settembre con cui aveva preso di mira il “president Evil” Donald Trump, reo di aver minacciato di “distruggere totalmente” la Corea del Nord davanti all’attonita platea del Palazzo di Vetro.

Ma l’attenzione del mondo è ora puntata sulla giovane Kim Yo-jong. Ventotto anni, figlia come Kim Jong un dell’ex presidente Kim Jong Il e della sua quarta compagna Ko Yong Hui, Kim Yo-jong è la seconda figura femminile della dinastia ad assumere un ruolo prominente nel regime comunista che da settant’anni governa incontrastato la Corea del Nord. Prima di lei, ad entrare nel Politburo – era il 2012 – era stata Kim Kyong Hui, zia di Kim Jong-un chiamata a quella carica dopo tre decenni di militanza nel partito. Kim Kyong Hui è però caduta in disgrazia un anno dopo a causa del tradimento e della brutale esecuzione, voluta dal presidente, del marito Jang Song Thaek, già numero due del regime. Le spie del Sud ritengono che ora sia reclusa in una casa nei pressi di Pyongynag, dove si starebbe curando per una non meglio specificata malattia.

Non è la prima volta che Kim Yo-jong fa parlare di sé. Da tempo infatti si era conquistata un posto al sole grazie alla vice-reggenza del potente dipartimento di propaganda ed agitazione del Partito dei lavoratori, organismo che presiede alla messa in forma di tutte le comunicazioni e i messaggi ideologici del regime. Un ruolo che ricopre dal 2014 e che le è costato l’ingresso nella lista dei soggetti sanzionati dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, privilegio conquistato grazie alle “severe violazioni dei diritti umani” e, in particolare, all’odiosa censura esercitata sui “comportamenti inumani ed opprimenti del regime”.

La prima volta che il volto di Kim Yo-jong fa capolino nelle cronache risale al febbraio 2011, quando una televisione del Sud la identifica ad un concerto di Eric Clapton insieme al fratello Kim Jong Chol, che a differenza sua e del fratello non ha il pallino della politica ma quello della musica (secondo Thae Yong Ho, ex vice ambasciatore del Nord a Londra che ha poi disertato, suonerebbe la chitarra in una band rock). Ma per il debutto vero e proprio bisogna attendere il dicembre dello stesso anno, quando compare in lacrime accanto a Kim Jong-un in occasione del funerale del padre Kim Jong il. Da allora, le sue apparizioni si sono moltiplicate, e viene fotografata spesso durante le cerimonie ufficiali del regime, impegnata a ricevere fiori per conto del fratello maggiore. Un’altra istantanea che fa notizia risale al gennaio 2015 e inquadra un anello al dito: secondo l’intelligence del Sud, sarebbe convolata a nozze con un collega dell’Università Kim Il Sung, fucina dei quadri del partito.

Ora, con la nomina al Politburo, Kim Yo-jong entra nell’empireo e segnala il consolidamento della dinastia dei Kim, notizia che non mancherà di far riflettere quanti sono impegnati a scrutare i segnali di fumo che provengono dall’opaca corte del Nord. Tra i destinatari del messaggio c’è, senza dubbio, Donald Trump, ossia l’uomo che ha lanciato una sfida senza esclusione di colpi al potere nucleare della Corea del Nord.

Risale a sabato sera l’ultima puntata del siparietto che vede da un mese a questa parte Trump e Kim Jong-un impegnati a sferrarsi pugni diretti e indiretti in un vaudeville all’atomo che lascia il mondo col fiato sospeso. Tra le 21:40 e le 21:45, l’account Twitter del capo della Casa Bianca ha scagliato l’ultima freccia: “I presidenti e le loro amministrazioni hanno dialogato con la Corea del Nord per 25 anni, gli accordi fatti e le vaste somme di denaro versate non hanno funzionato, gli accordi sono stati violati quando l’inchiostro non si era ancor asciugato, prendendo per il naso i negoziatori americani. Mi spiace, ma solo una cosa può funzionare!”.

I giornalisti americani, le cui antenne sono costantemente puntate in direzione del profilo Twitter di The Donald, hanno subito cercato di capire a quale “cosa” si stesse riferendo il presidente, immaginando che si trattasse delle fatidiche “opzioni militari” che da mesi sono sul tavolo del commander in chief. Ma gli inviati alla Casa Bianca, che hanno chiesto lumi al leader, si sono dovuti accontentare di un mero: “lo scoprirete molto presto”.

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