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Ecco cosa succederà tra Mediaset e Vivendi su Canal Plus. Tutti i dettagli

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Mediaset farà valere le sue ragioni in tutte le sedi, a cominciare dai tribunali, o cederà ad un accordo con Vivendi sui contenuti televisivi? Oppure ancora scenderà a patti con il suo antico concorrente, Sky? Ecco strategie e alleanze nel mondo dei contenuti televisivi.

LE TRATTATIVE

Gli ultimi aggiornamenti pubblicati da Les Echos sulla vicenda che vede coinvolti l’operatore italiano e la pay tv transalpina parlano di “negoziati in corso” in procinto di soluzione. Essi riguarderebbero la causa avviata da Mediaset per il mancato rispetto dell’accordo di cessione della pay-tv Premium a Vivendi e per la quale ci sarà l’udienza in tribunale il prossimo 19 dicembre. A ciò si aggiunge un ipotetico accordo industriale che prevede il coinvolgimento di Mediaset come fornitore di contenuti nella joint venture avviata questa estate tra Telecom Italia e Canal Plus, di proprietà di Vivendi.
Una risposta potrebbe arrivare entro fine mese, anche se secondo quanto riportato oggi dal quotidiano economico francese la giustizia ha dato alle “alle due parti fino a dicembre per trovare una soluzione”. Les Echos titola “I mercati scommettono su un accordo”, ma sottolinea che, almeno per ora, “non è stato firmato nulla anche perché una eventuale intesa dovrà indubbiamente ottenere l’approvazione dalle autorità italiane, in particolare, l’Agcom”.

IL GIOCO DELLE ALLEANZE

L’ingresso di Premium sarebbe senz’altro vantaggioso secondo Augusto Preta, fondatore di ITMedia Consulting, ex consulente dell’Agcom e di Vivendi in occasione della fusione Newscorp/Telepiù. La joint-venture tra Vivendi e Tim Vision “nasce con l’intenzione di realizzare in Italia un polo audiovisivo di elevata qualità, utilizzando i contenuti di Canal Plus, così da realizzare l’ambizioso progetto di Vincent Bolloré di diventare la maggiore conglomerata media del Sud Europa e del Mediterraneo, in concorrenza con operatori come Sky, Netflix e Amazon”, ha scritto Preta su lavoce.info sottolineando che “la società è di fatto una concorrente diretta di Mediaset, e in particolare proprio di quella Mediaset Premium di cui, poco più di un anno prima, aveva annunciato l’acquisto”.
Ma per Preta le possibilità di successo sono scarse. Ecco perché: “Canal Plus ha vissuto una involuzione, diventando un operatore “locale” e registrando perdite notevoli negli ultimi due anni”. In secondo luogo, scrive l’esperto, “per fare concorrenza a pay tv e nuovi servizi streaming, la prima prerogativa, oltre alle risorse economiche per produrre, è di avere cataloghi attraenti e dunque diritti di esclusiva sui principali film e serie. Tutto questo, in Italia, è già appannaggio proprio dei principali concorrenti (Sky, Netflix, Rai e ancora una volta Mediaset)”.
Vivendi insomma ha bisogno di Premium: “L’eventuale ingresso di Premium nella nuova società potrebbe non costituire ostacolo ai fini delle posizioni dominanti (la pay tv di Mediaset e Tim Vision non raggiungono insieme il 10 per cento del mercato del Sic-Sistema integrato delle comunicazioni), ma non vi è dubbio che un’Autorità di regolazione, con un procedimento in corso, non potrebbe comunque chiudere gli occhi su un’operazione di questo tipo, girandosi dall’altra parte senza neppure una verifica formale”, ha scritto Preta.

IL GIUDIZIO DEGLI ANALISTI

Per Equita lo scenario più favorevole sarebbe quello di un conferimento di Premium alla joint venture tra Telecom Italia e Canal Plus in quanto permetterebbe il deconsolidamento delle perdite attese della società. Gli analisti della sim stimano perdite a livello di cash flow operativo pari a 140 milioni di euro quest’anno e a 60 milioni di euro nel 2018.
Anche per gli analisti di Mediobanca Securities un accordo potrebbe essere il risultato migliore. La reazione del mercato di ieri alle ultime voci “in realtà era legata alla copertura short e amplificata dal limitato flottante: secondo i nostri calcoli sono state scambiate circa il 10% delle azioni disponibili”.
“La sensibilità alla nostra somma delle parti suggerisce che Mediaset sta scambiando in linea con i competitor nello scenario base, tratta a 7 volte contro le 9,5 volte quando includeva la valutazione al 100% della pay-tv, 636 milioni di euro a livello di enterprise value, mentre lo sconto balza al 40% nello scenario migliore, ovvero con una valutazione piena di Premium oltre ai 300 milioni di euro derivanti dal contenzioso con Vivendi “, precisano gli analisti di Mediobanca .

IL CALCIO

D’altronde per Vivendi, ha osservato Preta, Mediaset è meglio averlo come alleato, che come concorrente: “Senza i contenuti esclusivi e unici del calcio qualsivoglia ambizione di Vivendi dovrebbe essere riposta nel cassetto. Al contempo, però, senza un accordo, più o meno esplicito, con Mediaset, la possibilità di poter competere a tutto campo con Sky e gli altri concorrenti si rivelerebbe a dir poco velleitaria, come ogni altra strategia sui contenuti che avesse oggi Mediaset come concorrente e non come alleato”, si legge su lavoce.info.

NUOVO FEELING TRA MEDIASET E SKY?

E restando in tema calcistico, per Andrea Montanari alcuni recenti passi e intenti potrebbero portare a ipotizzare invece un legame industriale tra Mediaset e Sky che ruota intorno al Calcio e al Cinema.
“Da qualche tempo, in modo felpato, operando spesso sottotraccia i manager dei due broadcaster, ossia i vari Pier Silvio Berlusconi, Marco Giordani e Giampaolo Letta da un lato, e Andrea Zappia, Andrea Scrosati e Jacques Raynaud dall’altro, sono tornati a confrontarsi. Mediaset e Sky hanno capito forse di aver dei rivali in comune. Nemici che non si chiamano solo Discovery, Netflix o Google-Youtube ma che si sono materializzati sul vero terreno storico di scontro delle due piattaforme televisive: il calcio, la Serie A e la Champions League”, si legge sul settimanale MF.
Un nuovo feeling tra i due rivali dell’etere sembra essere scattato anche sul Cinema: “A luglio Medusa Film ha stretto un accordo con Vision Distribution, controllata dalla pay di Murdoch, per la distribuzione delle rispettive offerte cinematografiche”, ha scritto Montanari ricordando anche “la recentissima battaglia, condivisa da tutti i gruppi tv attivi in Italia, nei confronti del ministro Dario Franceschini che ha promosso la revisione della normativa che regola i rapporti tra le emittenti e la produzione indipendente e che favorisce la messa in onda in prime time del cinema made in Italy”.
Ma Montanari esclude che possa realizzarsi un accordo industriale: “Al momento il focus dei Berlusconi è rivolto a dipanare la matassa Vivendi -Telecom (con tanto di causa miliardaria in tribunale) e a decifrare le mosse di Vincent Bolloré e Arnaud de Puyfontaine. Semmai, si sostiene nel settore, i due network potrebbero valutare accordi di natura commerciale che farebbero perno sui diritti del calcio, magari in vista dell’assegnazione dei diritti dei Mondiali 2018 e 2022 che potrebbero portare a uno spacchettamento indolore delle immagini dei match sul satellite e sul digitale”, ha scritto sul settimanale diretto da Pierluigi Magnaschi.

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