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Rosatellum bis, ecco come Napolitano ha rimbrottato Renzi sulla fiducia

Napolitano

Il Rosatellum bis si appresta a diventare legge dello Stato – oggi il Senato ha votato le fiducie poste dal governo sul testo varato due settimane fa dalla Camera dei Deputati – ma intanto il Pd incassa i siluri sganciati dal presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Che, come da attese, questa mattina ha preso la parola a Palazzo Madama per criticare in modo anche aspro le scelte del segretario dem Matteo Renzi.

LE STAFFILATE DI NAPOLITANO

La questione è soprattutto politica: secondo Napolitano, in sostanza, Renzi non avrebbe dovuto scaricare sul governo e, quindi, su Paolo Gentiloni la responsabilità di far approvare la legge elettorale, per la quale Palazzo Chigi ha chiesto la fiducia sia alla Camera che al Senato, nonostante il premier avesse detto in più occasioni di voler rimanere fuori dalla questione. Netto a tal proposito il giudizio espresso dall’ex capo dello Stato: “Singolare e sommamente improprio ho giudicato il far pesare sul presidente del Consiglio la responsabilità di una fiducia che garantisse la intangibilità della proposta in quanto condivisa da un gran numero di partiti. Il presidente Gentiloni, sottoposto a improprie pressioni, ha dovuto aderire, e me ne rammarico, a quella convergente richiesta proveniente peraltro da quanti avrebbero potuto chiedere il ricorso alla fiducia non già su tutte le parti sostanziali della legge, ma sui punti considerati determinanti, cosa che non ebbero il coraggio o la lucidità di fare“. D’altro canto Napolitano non ha fatto mistero di non aver apprezzato la decisione di porre la questione di fiducia, pur sottolineandone la piena legittimità costituzionale: “Ma si può far valere l’indubbia esigenza di una capacità di decisione rapida da parte del Parlamento fino a comprimere drasticamente ruolo e diritti sia dell’istituzione sia dei singoli deputati e senatori?“. Critiche anche molto dure che comunque non impediranno, alla fine, al Presidente emerito della Repubblica di votare sì al Rosatellum bis ma solo per salvaguardare la stabilità e il ruolo italiano nello sviluppo dell’unità europea.

IL NO DI BERSANI E D’ALEMA

Politicamente parlando poi, il voto di oggi ha allargato ancora di più il solco ormai quasi incolmabile che separa il Pd da Articolo 1 – Movimento democratico e progressista. I senatori del partito guidato da Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema hanno infatti votato no al pari di quelli del MoVimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana. Un voto ovviamente atteso, tanto più dopo la decisione di ieri di mandare al Quirinale i capigruppo di Camera e Senato Francesco Laforgia e Maria Cecilia Guerra per comunicare a Sergio Mattarella che Mdp è ormai da considerarsi a tutti gli effetti fuori dalla maggioranza. Mossa che ai tempi della Prima Repubblica avrebbe obbligato il Colle a inviare il governo alle Camere per la famigerata verifica dei numeri: una strada che, però, Mattarella non appare minimamente intenzionato a percorrere.

IL ROSATELLUM E LA NUOVA MAGGIORANZA

Ma se Mdp ha votato no, come ha fatto il governo ha incassare la fiducia al Senato dove i numeri della maggioranza sono molto più ballerini che al Senato? Oltre che dal Pd – che si è schierato sul sì tranne che per alcuni senatori dissidenti dell’area di Andrea Orlando (tra i quali Massimo Mucchetti e Walter Tocci) – il Rosatellum bis è stato anche votato da Alternativa popolare, da Ala di Denis Verdini e da alcuni senatori delle autonomie. Molti senatori di Forza Italia e della Lega – come noto d’accordo sulla legge – sono risultati invece assenti o in congedo, così da far abbassare il quorum.

LE PROTESTE DEL M5S

Sul piede di guerra, infine, il MoVimento 5 Stelle che ha protestato contro il Rosatellum bis sia dentro il Senato che fuori. All’esterno manifestazione in piazza del Pantheon con tanto di fischi a Mattarella e ai presidenti delle due Camere Pietro Grasso e Laura Boldrini, mentre all’interno di Palazzo Madama la bagarre è stata innescata soprattutto dal senatore Michele Giarrusso che si è esibito nel famoso gesto dell’ombrello. Chissà però se i suoi colleghi di partito lo avranno visto, considerato che, come avevano annunciato, i senatori grillini hanno votato con una benda davanti agli occhi.

SENATO ESAME DELLA LEGGE ELETTORALE ROSATELLUM
(Nella foto il senatore M5s Stefano Lucidi)

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