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Poste Italiane, ecco tutti gli effetti nefasti degli scioperi selvaggi in Sda

Durano da più di un mese le agitazioni sindacali che stanno paralizzando Sda Express Courier, il vettore controllato dal gruppo Poste Italiane guidato dall’ad, Matteo Del Fante. La società sta facendo il possibile per limitare i danni ma adesso inizia ad affacciarsi lo spettro di una crisi che riguardi l’intero gruppo. “La filiale di Milano-Carpiano è chiusa, le relative spedizioni sono gestite da quella di Milano-Buccinasco, eventuali richieste di ritiro in fermo deposito (svincolo) presso la filiale dovranno essere concordate con l’assistenza clienti” si legge sul sito internet del corriere, che dà conto di possibili disagi anche per quanto riguarda il centro di Bologna: “Nel caso di spedizioni di più colli, il peso massimo per ogni pacco non può superare i 30 chili e i 150 centimetri”.

L’ALLARME DI FILT CIGL: “PROCEDURE DI LICENZIAMENTO GIA’ AVVIATE”

“Dalla Lombardia al Lazio i tre quarti circa dei 7000 addetti degli appalti di Sda rischiano di essere espulsi dal ciclo produttivo” ha dichiarato la segretaria nazionale della Filt Cgil, Giulia Guida, rispondendo al ministro del Lavoro Giuliano Poletti il quale, invece, si era presentato in Parlamento sostenendo che non risultassero licenziamenti e che il dicastero avrebbe continuato a vigilare. “A noi risultano avviate procedure di licenziamento in tutta Italia. Per questo – ha aggiunto la dirigente nazionale della Filt – è sempre più urgente l’incontro che coinvolga anche Sda, per affrontare l’emergenza e trovare le soluzioni necessarie alle problematiche sociali, occupazionali, di ordine pubblico, di sostegno al reddito e di continuità operativa”.

NEI MAGAZZINI DI CARPIANO COMPARSI RATTI E CATTIVO ODORE

“Perdere di botto il 50% dei volumi in un mese è devastante”, ha detto Paolo Rangoni, amministratore delegato di Sda, durante un’audizione presso la Commissione Lavori Pubblici del Senato. “Lo sciopero mette a rischio il piano di risanamento e anche l‘immagine di Poste Italiane ne risente” ha continuato, ammettendo che “alcuni operatori stanno licenziando e ci sono clienti che non stanno pagando le fatture come ritorsione”. Inoltre, l’ad ha posto l’attenzione sulla situazione igienica nei magazzini di Carpiano, nel Milanese, a causa della giacenza prolungata della merce: “inizia a esserci cattivo odore e stanno proliferando i ratti”.

“MINNITI RIFERISCA IN COMMISSIONE”

“A suscitare preoccupazione è anche il fatto che non si siano attivate le Prefetture competenti per rimuovere i picchetti, e che il Prefetto di Milano non abbia neppure voluto interloquire con il Presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato che lo ha contattato su mandato dell’intera Commissione”, così i senatori del Pd Marco Filippi e Stefano Esposito. “Pertanto riteniamo opportuno nei prossimi giorni ascoltare in Commissione anche il ministro dell’Interno Minniti, per capire le ragioni dell’inerzia delle istituzioni preposte”.

MILANO E BOLOGNA, LE IRRIDUCIBILI DELLA PROTESTA

Le tensioni restano ancora alte a Bologna ma soprattutto a Carpiano, nel sud di Milano, dove la sigla sindacale può contare sull’appoggio di circa 400 facchini, in massima parte extracomunitari, terrorizzati all’idea di perdere il posto di lavoro e, dunque, il permesso di soggiorno. Inizialmente le serrate avevano riguardato anche gli hub Sda di: Padova, Roma, Firenze, Brescia, Torino, Torre Boldone e Stezzano nel Bergamasco.

LE RAGIONI DELLO SCIOPERO SELVAGGIO

Come aveva spiegato una fonte a Formiche.net, la protesta sarebbe scattata a seguito della sospensione di 43 dipendenti di una cooperativa appaltante – la Cpl – causata da un avvicendamento con un nuovo fornitore, Ucsa, deciso dalla committente. I lavoratori risulterebbero iscritti a due sigle sindacali differenti che non si sarebbero ancora accordate sulle rivendicazioni da avanzare alla dirigenza. In prima linea Si Cobas, che venerdì 6 ottobre, al termine di un terzo incontro con la Prefettura di Milano, ha ribadito le proprie istanze: la garanzia da parte del nuovo soggetto circa il mantenimento dei posti di lavoro e delle condizioni economiche, contrattuali e normative precedenti al cambio appalto.

LO STRAPPO NEL MONDO SINDACALE

Lo strappo prodotto da Si Cobas con le altre sigle ha dato origine a una situazione instabile e difficilmente interpretabile. Contro le mobilitazioni selvagge hanno manifestato, il 2 ottobre, i lavoratori dello stabilimento di Trinità, nel Cuneese, indicendo a loro volta un nuovo sciopero, appoggiato dalle segreterie nazionali di Filt – Cgil, Fit – Cisl e Uiltrasporti. Temendo danni alla posizione economica della società, hanno invocato persino l’intervento del Viminale.
A rischio 1500 dipendenti e circa 9000 lavoratori delle cooperative e delle società appaltatrici.

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