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Come cambiano le strategie dell’Atlantic Council verso l’Asia Pacifico

L’Atlantic Council di Washington ha recentemente pubblicato il report di chiusura dell’iniziativa “A Strategy for the Trans-Pacific Century”, dedicata all’analisi delle opzioni che gli Stati Uniti hanno a disposizione per rafforzare la proiezione strategica verso il Pacifico e al contempo limitare le minacce geopolitiche ed economiche derivanti da un’area di grande interesse per gli USA.

Il report ha alle spalle un anno di lavoro da parte di una task force dedicata all’Asia – Pacific region ed è stato presentato da Matt Kroenig e Miyeon Oh, coautori e curatori delle attività di analisi svolte nel corso degli ultimi dodici mesi.
La pubblicazione è particolarmente utile per capire in che modo si evolva la prospettiva dell’Atlantic Council verso un tema di portata globale e poiché mette in luce un cambio di rotta sul cosiddetto “pivot to Asia”, fortemente voluto e sostenuto dall’amministrazione Obama.

L’idea alla base del report, infatti, è che la Cina perseguirà il proprio progetto di predominio strategico nella regione da qui al 2030 e che tale fenomeno debba essere oggetto di grande attenzione per gli Stati Uniti. Cambia, invece, la riflessione sulle modalità di contenimento della minaccia geopolitica ed economica rappresentata dal gigante cinese, che non sarebbe più un fenomeno di esclusivo interesse degli Stati Uniti ma rappresenterebbe un tema di interesse globale e per questo motivo da fronteggiare con uno sforzo più condiviso con gli alleati degli USA, a partire dai Paesi europei.

Il report conferma, dunque, un vero e proprio ribilanciamento della proiezione strategica americana verso l’Asia – Pacifico e la ricerca di un impegno più inclusivo verso i Paesi alleati, che possono svolgere un ruolo fondamentale nei confronti della Cina, sia per i flussi economici che per i legami istituzionali che Pechino ha consolidato negli ultimi anni in Europa. I settori in cui maggiormente si concentra il confronto sono quelli della ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, il mondo della finanza e quello dell’industria, gli investimenti nell’economia digitale e quelli nelle forme convenzionali e non convenzionali di competizione militare.

Le attività dell’Atlantic Council continuano ad essere focalizzate sull’Asia Pacifico ma cambia, dunque, l’approccio alla tematica. Come si può leggere nell’introduzione alla pubblicazione: “gli Stati Uniti, l’Europa e l’Asia sono sempre più legati da crescenti rapporti economici, militari e politici. Gli alleati e partner americani in Asia e in Europa stanno affrontando sfide comuni dettate da un cambio di configurazione degli equilibri internazionali, dall’affermazione di zone grigie alle frontiere tra Stati, da nuovi conflitti, nuove tecnologie distruttive, e dalla proliferazione nucleare…”.

A prevalere è, quindi, lo spirito di condivisione anche nelle forme di contrasto alle minacce che provengano dall’estremo oriente. Proprio per questo fine, all’Atlantic Council si cerca un maggiore impegno nella regione da parte dei Paesi alleati. Questo si tradurrà in iniziative e programmi congiunti, in nuovi progetti e nella ricerca di partner che siano interessati a sostenere la proiezione verso quell’area. L’apertura può essere un’opportunità anche per l’Italia e per i think tank italiani che, sia in termini di ricerca che in termini di iniziative dedicate all’Asia Pacifico, possono giocare un ruolo importante nel dialogo tra partener di primo piano e accrescere così il proprio peso strategico a livello internazionale.

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